Quali e quante conseguenze produsse la prima Guerra Mondiale sul Meridione d’Italia? E il Referendum Istituzionale quali effetti generò su tutto il Sud? Certo che argomentare sulla questione Meridionale, specialmente oggi, non solo costituisce un azzardo e forse un coraggio, dato che è difficile scrivere ancora qualcosa su questo argomento, ma così non è per Mario Caligiuri, professore ordinario di pedagogia della comunicazione all’Università della Calabria, nonché direttore del Master di II Livello di Intelligence e presidente della Socint. Dopo decine di pubblicazioni di libri interessanti con argomenti che si intervallano tra Intelligence, Comunicazione e Politica, Caligiuri da alla stampa per la Grimaldi & C. Edizioni di Napoli un nuovo libro che affronta uno storico e delicato tema, attraverso nuovi e attuali contesti, che hanno in qualche maniera accentuato ancor più la questione meridionale. Un tema che è stato, e ancora lo è, la centralità della storia politica contemporanea del nostro Paese, avendo la sua responsabilità sul passato, presente e soprattutto futuro, relativamente al rapporto tra Settentrione e Meridione.
Un libro, “La vera nascita della questione; le conseguenze sul Meridione della prima Guerra Mondiale e del Referendum istituzionale”, scorrevole nella sua chiara lettura, non si risparmia nell’indicare cosa e chi, nel tempo e nella storia d’Italia, ha generato l’inarrestabile divario tra Nord e Sud, con conseguenze culturali, sociali ed economiche disagevoli, per tutta l’Italia.
Prof. Caligiuri ci può sinteticamente descrivere il suo libro?
«È un volume di carattere storico che pone al centro il tema fondamentale del nostro paese, ovvero il rapporto tra Nord e Sud. Il Meridione è entrato nella storia d’Italia da sconfitto e tale è rimasto per centosessant’anni».
Una spaccatura che ha avuto inizio con l’Unità d’Italia?
«La separazione tra le due parti del paese è iniziata nel 1861, ma poi è diventata irreversibile con la prima guerra mondiale e poi con il referendum per la scelta tra Monarchia e Repubblica».
Perché la prima Guerra mondiale ha inciso sulla questione Meridionale?
«Tutta la vicenda della prima Guerra Mondiale è stata gestita da Presidenti del Consiglio che erano meridionali la guerra fu dichiarata da Salandra, viene poi gestita da Vittorio Emanuele Orlando e il dopo guerra viene affrontato da Francesco Saverio Nitti, tutti meridionali. È proprio qui, in questo periodo e con queste vicende che la separazione tra Nord e Sud diventa irreversibile, proprio con la prima Guerra Mondiale».
Prof. Caligiuri, perché e in quale modo la guerra ha segnato questa inconvertibile tendenza di disparità nel nostro Paese?
«Al nord, dove si combatteva la guerra, venivano fatti grandi investimenti, al sud invece questi venivano ridotti drasticamente, causando un decadimento delle industrie, dell’artigianato e soprattutto dell’agricoltura. Quest’ultima ne risentì ancor più in quanto chi doveva provvedere al lavoro nei campi venivano mandati a combattere sul fronte Austro-Ungarico. Questi e altri episodi hanno poi determinato gli esiti successivi producendo così l’irreversibilità della differenza tra Nord e Sud».
Con la prima guerra mondiale si innesta dunque un secondo profondo motivo, dopo il primo che lei ha datato 1861, che hanno evidenziato e alimentato questa disuguaglianza tra nord e sud; il terzo punto o ragione, se così può essere definito, pare sia, come ha detto e scritto nel libro, il referendum per la scelta tra Monarchia e Repubblica, ci fu qui la definitiva divisione?
«Certo. Al Nord, in quasi tutte le province, tranne una vinse la Repubblica, mentre nel Sud in tutte o quasi le province vinse la Monarchia, quindi l’Italia fu divisa di fatto. Una divisione che ci sarà anche successivamente per ragioni politiche, con il sud democristiano e il nord con una forte presenza Socialista e Comunista, un’Italia a due velocità che si è riproposta anche nelle ultime elezioni politiche».
Allora anche le scelte politiche, la gestione governativa e amministrativa ha rafforzato e ancora oggi ne è parte in causa di questa ormai intramontabile condizione?
«Innanzitutto per capire l’oggi dobbiamo inquadrare storicamente cosa è accaduto nel passato, ma nel modo giusto. Il problema del Sud è un problema di classe dirigente. Il ritardo del Sud lo si deve imputare alle proprie classi dirigenti. È dal 1861 che la maggioranza della camera dei deputati è formata da politici del centro Sud, allora come è possibile che in oltre un secolo e mezzo questo divario si sia allargato?
Questa disuguaglianza finirà?
«È un problema senza fine destinato a durare e ad accentuarsi».
Momenti storici precisi che hanno quindi dato origine alla questione meridionale, un libro che uscendo dai luoghi comuni, in qualche maniera ci offre un serio argomento sul tema trattato. Punti, epoche e scelte che ci fanno, probabilmente, comprendere che l’Unità d’Italia non è stata infine una omogenea unificazione. Leggere il libro di Caligiuri ci porta ad analizzare aspetti del passato che, rivisitati con la conoscenza odierna, potrebbero semplificarci l’attualità in tutti i suoi aspetti e in tutte le sue disfunzioni politico-culturali e socio-economico, apportandovi, laddove e qualora vi sia ancora possibilità, la giusta dose di rimedio collettivo, unitario, nazionale.
a cura di
Glicerio Taurisano