La candela della speranza in tempo d’Avvento è l’iniziativa alla quale anche quest’anno aderiscono le parrocchie di Santo Stefano e Sant’Anna. Ne abbiamo parlato con il parroco don Luciano La Peruta: “Come ogni anno cerchiamo di vivere questa preparazione al Natale anche con una tematica importante, ma soprattutto con l’apertura del cuore verso il Signore che viene ad abitare, viene già tutti i giorni, ma noi facciamo memoria di questo suo Natale. E quest’anno, anche grazie ad alcune indicazioni della Conferenza Episcopale Italiana che ha mandato un po’ di materiale per far vivere la preparazione al Natale nelle famiglie anche in maniera diversa, non potendoci purtroppo sempre incontrare con le tante attività che facevamo a livello pastorale, ecco, allora questa idea di accendere la candela della speranza di domenica in domenica, diventa uno strumento per le famiglie per poter accendere realmente in loro il sentimento della speranza che nasce sempre dalla certezza della fede. La fede ci mette in quello stato d’animo che ci apre alla dimensione futura con la speranza. In questo tempo di pandemia, credo che le famiglie, i singoli, le parrocchie, la società abbiano bisogno di guardare oltre e di essere profetici e di vivere tutto all’insegna della speranza che diventa per noi motivo e sprono per un futuro migliore”. In questo momento di pandemia c’è effettivamente più necessità di vivere appieno lo spirito del Natale: “La diocesi di Teggiano Policastro è scesa in campo sin da subito sia a livello caritativo con tutte le iniziative della Caritas – afferma ancora don Luciano – in ultimo anche il fondo di solidarietà per le famiglie che ha portato a scoprire le dinamiche che tante volte sono sconosciute. E oltre all’aspetto caritativo si è anche impegnata concretamente in quelle che sono le attività classiche che noi facevamo a livello pastorale ma cercando di utilizzare i mezzi di oggi. Proprio per essere presenti nella vita delle persone all’interno delle nostre comunità. Tutto ciò ci sprona a guardare oltre, ci sprona ad essere capaci di utilizzare i nuovi mezzi per una pastorale del presente e ci apre ad una dimensione anche nuova, forse, in questo modo, possiamo raggiungere non solo i vicini ma anche i tanti lontani ma che, attraverso questi mezzi, forse più accessibili e più ormai di moda possono essere raggiunti in qualsiasi momento. Credo che questo tempo, questo periodo così particolare, diventa per noi anche un momento di grazia che ci mette realmente in moto e mette in moto uno stile, una pastorale diversa che è fatta sì di essenzialità ma allo stesso tempo ci fa sentire profetici”.
Antonella Citro