“Al Capo dello Stato, Presidente Pertini, pervenne il documento con la firma di 800 Sottufficiali, l’unico Ufficiale ad aver firmato quella lettera ero io… Mi convocò al Quirinale, intendeva capire qualcosa…”. (Una frase del Capitano Mario Ciancarella). Un grande vuoto di dolore permane, cicatrice nel tempo volato (un quarantennio) e frantumato, alla identica maniera con la quale la Stato ha tentato con qualunque mezzo di non risarcire i parenti delle vittime abbattendo il volo della Giustizia, allontanandola dal tragico volo DC 9 di Itavia, decollato dall’aeroporto di Bologna diretto a Punta Raisi/ Palermo, era il 27 giugno 1980. Quel terribile giorno l’aereo esplose durante il volo, affondò in mare. Tanto tempo è trascorso, le ferite negli occhi e nel cuore dei familiari rimarranno per sempre aperte. Oggi esiste l’illuminante bagliore della installazione realizzata dall’artista Christian Boltanski (81 lampade e 81 specchi neri) in memoria delle vittime, trova sede a Bologna nel ‘Museo della Memoria di Ustica’, dove vengono conservati i resti recuperati del DC9.Il Comune di Bologna e l’Associazione Parenti delle Vittime, coltivano il ricordo:27 giugno di ogni anno,è giorno di memoria della strage e commemorazione di 81 morti nell’incidente dell’aereo inabissato in mare. Dare finalmente piena giustizia e -seppur lieve- conforto ai cari delle vittime, grande battaglia per la ricerca della verità, condotta dal Capitano Mario Ciancarella. La narrazione della Sua terrificante esperienza, con associata estesa sequenza di riflessioni, è stata esplicata in una intervista rilasciata al prof. Franco Pastore, che ha raccolto l’esposizione del Capitano Ciancarella, trasponendola in volume. Un libro inchiesta sul disastroso evento di Ustica, la cui evoluzione presenta singolari analogie con lo sviluppo dei casi inerenti alle tragedie del Monte Serra (1977) e di Ramstein (1988)… “I fatti raccontati in questo scritto sono narrati esattamente come si sono svolti. Essi sono già di pubblico dominio, comprovati da documenti, che figurano in Internet ed in reportage di TV nazionali, da filmati e testimonianze di tantissime persone, che sono a conoscenza di metodologie e dinamiche, sia per esperienza diretta, che per contatti o parentele con persone direttamente coinvolte”. 27 giugno 1980, tragedia di Ustica: ventuno e tredici, ora prevista per l’arrivo del DC 9, volo diretto da Bologna a Palermo.Alle venti e cinquantotto l’ultimo contatto radio con il controllore procedurale di Roma. Il 28 giugno, sul far dell’alba, una chiazza oleosa, ad alcune decine di miglia a nord di Ustica, viene scoperta da un HH-3F del Soccorso aereo. Al termine delle operazioni, trentotto corpi recuperati, quarantatre le vittime sepolte in mare; similmente tragico corollario: soppressione di “pericolosi” testimoni, responsabilità insabbiate, verità occultate, depistaggi. Un decreto del Quirinale, nel 1983, sanciva l’allontanamento dall’Aeronautica del Capitano, il Quale indagava sulla tragedia aerea; una assurda radiazione: alcuni anni fa il Tribunale di Firenze ha dimostrato che la firma di Pertini era fraudolenta, contraffatta da un soggetto esterno. Consequenziaria la procedura di reintegro del Capitano sopravvissuto ad un lungo calvario, esplicitata dalla ministra della Difesa, Roberta Pinotti. Polarità dell’opera; incipit: “La storia che mi accingo a raccontare, ha distrutto la mia vita e quella di tanti innocenti…”; nota conclusiva: “Esiste una mafia ben più potente di quella che conosciamo, che avviluppa il nostro Paese…”. Uno dei perni del pensiero di Greci e Romani dell’antichità, l’idea della predeterminazione di tutti gli accadimenti. Una sorta di eterna armonia, analoga alla Poesia, “vincente –Foscolianamente – di mille secoli il silenzio”: possiamo limitarci ad evidenziare l’Islam improntata sul Corano, ed il Cristianesimo con la dottrina della Predestinazione insegnata da Calvino. Ma gli eventi negativi scaturenti dalla Spietatezza umana sicuramente coesistono col Fatalismo; Spietatezza analoga al Velo di Maya occultatore del reale, per grazia di Dio esistono Eroi che lottano con tutte le energie per lacerarlo, per sradicarlo totalmente, violando questa luttuosa grigia copertura offuscatrice e finalmente entrando nel radioso regno della Verità e della Giustizia. Nel testo/testimonianza del Capitano, ripetutamente intervistato dal prof. Pastore a Torre del Lago Puccini, trovano spazio due dolorosissimi “fermi immagine”: istantanee catture concernenti il ricordo di terrificanti sciagure, del Monte Serra (disastro aereo, 3marzo 1977) e di Ramstein (impatto fra tre Aermacchi MB, durante una esibizione acrobatica, 28 agosto 1988): “Sognavano di ‘volare’… peccato che le loro ali si siano spezzate prima del tempo”.
RIEVOCAZIONE DI UNA BELLISSIMA AMICIZIA GIOVANILE. SPEZZATA DAL TRAGICO EVENTO DEL 3 MARZO 1977, LA SCIAGURA DEL MONTE SERRA. 3 marzo 1977: la sciagura del monte Serra; il disastro costò la vita a 38 allievi dell’Accademia navale di Livorno. Uno degli allievi era Giovanni Memoli; un carissimo amico, ci frequentavamo, insieme abbiamo giocato alcuni anni nella medesima compagine calcistica che portava il nome di una gloriosa squadra di San Paolo del Brasile, il Corinthians. Giocava a centrocampo, era un faticatore, grintoso e instancabile combattente, correva durante tutta la gara; io ero “rozzo” difensore. Epiche partite, gare intensissime nei tornei sui Salesiani di Salerno, mitiche sfide contro la Don Bosco che giocava in casa ma noi eravamo superiori, li battevamo regolarmente; la nostra “Brasileggiante” squadra era assai forte: ricordi, Giovanni? Le fantastiche galoppate di “Kawasaki” Fausto Cosentino, le splendide reti di Antonio Cretella e di Roberto Pasca, la “feroce grinta” delle sentinelle Gino Capo e Matteo Ronga, la raffinata eleganza di Rino Mannina, la straordinaria vittoria contro la ProSalerno, la sonora batosta (beccammo 9 reti!) inflittaci dalla Jugend di Vietri… sicuramente da Lassù ti capiterà di ritornare a quei meravigliosi istanti… Giovanni Memoli, ragazzo sensibile dotato di energia e di carisma, un simpaticone dal carattere aperto; a scuola eccelleva, conseguì il diploma (Istituto Tecnico/sezione Meccanica) col massimo dei voti, 60/sessantesimi. Spesso ci recavamo all’Oratorio Salesiano in rione Carmine; il momento della preghiera precedeva quello –dai Giovanni, diciamo la verità– assai più agognato del divertimento, delle partitine. Eravamo quindicenni, ricordo stupendi pomeriggi d’estate, passeggiavamo diretti all’Oratorio; mi raccontavi un tuo sogno, eri intenzionato ad intraprendere il percorso dell’Accademia; avvertivi un notevole trasporto, ti sentivi portato per quel tipo di vita improntata su ferree regole, sulla rigida disciplina, una vita che nitidamente si scorgeva assai dura ma eri deciso, assai determinato. Anni dopo valicasti agevolmente gli elevati ostacoli della prova scritta di selezione culturale, poi superasti la verifica dei requisiti psico-fisici, infine una brillante prova orale ti schiuse quelle che dovevano rivelarsi le Porte del Paradiso. Ciao Giovanni, hai avuto ed avrai, per sempre, un posto speciale nel mio cuore.
Giuffrida Farina