Tutti o quasi i paesi delle colline circostanti hanno fatto riferimento, da sempre, a Capaccio e alla sua pianura e ne sono stati influenzati nelle attività economiche e nel conseguente sviluppo. Non è azzardato affermare, quindi, che da Altavilla ad Ogliastro, da Albanella a Cicerale, da Roccadaspide a Giungano e a Trentinara economia e sviluppo si sono sintonizzati sull’orologio della storia di Capaccio/Paestum. L’esempio più vistoso fu quello della occupazione delle terre incolte con una partecipazione attiva e generosa dei diseredati, senza terra e senza lavoro, calati da colline e montagne per una battaglia di giustizia sociale. E nella vasta pianura da Gromola a Spinazzo, dal Rettifilo a Scigliati quotisti e poderisti di prima, seconda e terza generazione danno vita ad un meticciato che ha faticato non poco a radicarsi in una realtà nuova e a diventarne protagonista nel lavoro dei campi come nelle piccole attività di microaziende a ramificazione diffusa. Per non parlare delle attività nuove, soprattutto quelle legate al turismo, nelle quali è ampiamente diffusa la convinzione che la promozione dell’offerta si qualifica, si diversifica e si destagionalizza solo se irrompe sui mercati con la ricchezza e l’esaltazione delle specificità dell’intero territorio. Questo è un settore chiave dello sviluppo futuro del territorio soprattutto se si prende coscienza che va dilatato nello spazio e nel tempo nel segno della cultura. Diversamente c’è il pantano dell’immobilismo ed il crogiolarsi nel campanilismo asfittico, sterile ed improduttivo. Spero, pertanto, che venga fuori una classe dirigente nuova, motivata, aperta al futuro, capace di lanciare questa sfida e vincerla.
Anche perché, nonostante il risultato del recente referendum, occorrerà ipotizzare nuovi Organismi Amministrativi, capaci di dare voce a territori piuttosto vasti accomunati, però, da una visione unitaria dello sviluppo sulla base di storia, tradizioni, cultura ed economia condivise. Si tratterà di mini-città, di Unioni dei Comuni, il cui accorpamento è necessario e non rinviabile. Una cosa è certa: la riforma sarà imposta dalla forza degli eventi. Di qui la necessità di attrezzarsi con un LABORATORIO, che elabori, appunto, con serietà ed impegno idee e politiche in questa visione ampia e comprensoriale dello sviluppo. Di qui la necessità di inserire questo “tema cruciale” nell’agenda del dibattito elettorale. Un amministratore che era in grado di dare un’impronta di grande concretezza e di straordinaria capacità non c’è più. Avrebbe dato forza nel nuovo dibattito su un laboratorio e su organismi amministrativi nella consapevolezza profonda di dover amministrare non una città qualsiasi ma una città-mondo come Capaccio Paestum.
Quell’uomo di grande spessore culturale poteva ancora dare un contributo impareggiabile alla sua città.
Quell’uomo si chiama PEPPINO PACE.
Quell’uomo non c’è più. Ieri mattina, in un’uggiosa giornata di fine novembre, se ne è andato PEPPINO PACE, che – mi preme sottolineare e testimoniare -mi fu amico e compagno di generose battaglie in nome del Socialismo, e del quale ho e conservo un ricordo nitido soprattutto in tre eventi:
1) Mi fu accanto come protagonista nella chiusura della campagna elettorale del 1975, quando ero candidato al Consiglio Regionale: non si risparmiò e mi diede sostegno incondizionato nella chiusura della campagna a Piazza Santini.
2) Quando presentai nella Biblioteca Comunale di Capaccio Paestum il mio romanzo autobiografico «Lettera alla madre».
3) Quando mi fu attribuito il Premio alla Carriera come intellettuale-poeta del territorio e, in prima fila, si sbracciava a sostenermi e ad applaudirmi.
Ora non c’è più, però mi preme sottolineare che amici e compagni come PEPPINO PACE non passano invano e che io lo ricorderò con affetto e amicizia e con la stessa stima che continuo ad avere per la figlia Angela e il figlio Nicola e la Sua gentile Signora che si vede strappato improvvisamente un compagno di grande spessore umano, culturale e civile.
Nella consapevolezza che Capaccio-Paestum ha perduto un amministratore di comprovata capacità e onestà, sono certo che molti lo ricorderanno con la stessa stima con la quale lo ricordo io.
Questa è una giornata di lutto e di dolore per i cittadini di Paestum-Capaccio e sopratutto per chi lo ha amato e rispettato in nome delle generose battaglie fatte per la sua città e il suo territorio.
Ciao Peppino, amico e compagno.
Giuseppe Liuccio