Il cartello “Lavori in corso” non è stato mai davvero rimosso. E ha dovuto spesso convivere con la privazione di determinati servizi e la mancata riattivazione di altri. Stiamo parlando del Vallo di Diano e di opere, strutture ed infrastrutture che, nel tempo, non hanno visto materializzare la loro essenza o definire il proprio completamento.
In tal senso, una delle opere che ancora non è operativa, seppure se ne senta da tempo il bisogno, è il canile del Vallo, sito a Sala Consilina. Nella scorsa estate, al riguardo, il presidente della Comunità Montana (ente delegato dai comuni del territorio) Raffaele Accetta ha firmato un Protocollo d’intesa per la gestione del rifugio comprensoriale. L’atto dovrebbe assicurare 120mila euro per i primi 3 anni di gestione. La struttura dovrà rappresentare un luogo in cui prendersi cura, a tutto tondo, degli animali, facendo in modo che essi possano essere adottati, trasferiti o rilasciati sul territorio.
Un percorso, quello legato al canile, intrapreso circa 20 anni fa e caratterizzato da tortuosità ed ostacoli. Un percorso che, però, da più parti ci si augura possa giungere a conclusione, al fine di ridurre il sempre più diffuso fenomeno del randagismo nel Vallo di Diano.
Un’infrastruttura che fatica a vedere la luce, inoltre, è l’aviopista di Teggiano, da anni in fase di realizzazione. Dopo traversie e rallentamenti vari, i lavoro hanno subito un nuovo stop, a causa del fallimento della ditta incaricata. L’opera (idonea alla partenza e all’approdo di piccoli velivoli), avrebbe dovuto concludersi entro la scorsa estate, ma si è arrivati ad un nuovo blocco.
Quella dell’aviosuperficie teggianese è una storia tribolata, fatta di determinate tappe. I lavori originari sono partiti nel corso degli anni ’90. Nel 2009 l’Autorità giudiziaria ha sospeso e sequestrato il cantiere a causa della mancanza della Valutazione di Impatto Ambientale. Il successivo ricorso alla Regione da parte del Comune è stato accolto dal TAR, che ha riconosciuto la legittimità dell’opera. Nel 2014, poi, il progetto è stato inserito nel Decreto “Sblocca Italia”,con conseguente deliberazione di completamento. Fino all’ultimo stop ed alla nuova indefinitezza.
Un’ altra imponente struttura, da anni sospesa tra passato e presente, è lo Scialandro di Montesano sulla Marcellana. Fatto costruire dal mecenate Filippo Gagliardi negli anni ’50, era destinato a fungere da convento e ad ospitare un ordine monacale. L’imponente fabbricato, mai completato, è da anni in stato di abbandono. Nel tempo sono stati diverse le proposte lanciate e le destinazioni immaginate.
A partire da un possibile carcere, passando per la ricostruzione sotto forma di convento, per arrivare ad un’area destinata a convegni e spettacoli. Fino a questo momento, tuttavia, risultati concreti sembrano latitare.
Chiudiamo queste breve resoconto con l’ospedale di Sant’Arsenio, realtà non incompiuta in quanto struttura, anzi. Attivo ed operativo da diversi anni, ha rappresentato un riferimento, sotto diversi punti di vista, per i cittadini. Lo includiamo in questo articolo, più che altro, poiché incarna una certa indefinitezza a livello concettuale. Se n’è parlato diffusamente negli ultimi tempi, alla luce dell’emergenza Covid. Da più parti, infatti, al fine di far fronte alle esigenze sanitarie, si è proposto di utilizzare il presidio santarsenese per creare un centro per pazienti asintomatici o come alternativa all’ospedale di Polla. E’ di pochi giorni fa la notizia dell’insediamento della ditta vincitrice dell’appalto di risistemazione dell’ospedale del piccolo centro del Vallo di Diano, dopo quasi 20 anni di abbandono. Sono previsti, al riguardo, interventi legati alla sistemazione, all’efficientamento ed alla messa in sicurezza della struttura. Il Direttore Generale dell’ASL, inoltre, ha firmato la delibera per la realizzazione dell’ospedale di comunità.
Insomma, qualcosina sembra muoversi in un territorio che, tra privazioni e incompiutezza, negli ultimi mesi degli spiragli li ha visti, tra speranza ed attesa.
Cono D’Elia