I lavori pubblici sono il volano, per eccellenza, dell’economia di una nazione, una regione ed anche per una realtà piccola come quella compresa nell’area Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni (PNCVDA), dove viviamo.
I principali attori che dispongono di fondi per intervenire in questo settore sono la Regione, la Provincia e i singoli comuni. Poi c’è l’Anas ((Ente Nazionale Strade Autostrade) che ha in gestione l’autostrada del Mediterraneo, che parte da Salerno e arriva a Reggio Calabria, la Cilentana e la Bussentina come le strade statali che “rigano” in lungo e in largo il nostro territorio.
La Provincia di Salerno che ha in carico la manutenzione delle strade regionali, su incarico della regione, e quelle provinciali che sono un vero e proprio dedalo con il quale nessun borgo, per quanto piccolo o sperduto, è tagliato fuori da un collegamento che garantisca la mobilità agli abitanti che ancora vi risiedono. La provincia ha anche la responsabilità della gestione e manutenzione degli edifici scolastici che ospitano gli istituti di istruzione secondaria di 2° grado. Ma è la Regione Campania che effettua la ripartizione delle risorse destinate all’adeguamento e implementazione della viabilità stradale e della costruzione e adeguamento strutturale degli edifici scolastici.
Anche i comuni hanno da gestire le strade comunali e gli edifici scolastici frequentati dai bambini che frequentano le scuole dell’infanzia, elementari e medie.
Le nuove opere e le arterie di comunicazione si realizzano e si manutengono con le risorse che lo stato centrale, sia direttamente sia tramite le sue articolazioni sul territorio (Regioni, Province, Comuni, Unioni di comuni, Comunità Montane, Consorzi di bonifica …).
Sta alla capacità degli amministratori pro tempore che si alternano alla guida politica e amministrativa essere capaci di programmare, progettare e portare all’attenzione delle istanze superiori i bisogni delle comunità che amministrano. È necessario avere una visione, immaginare il futuro, preservare il patrimonio esistente, aprire nuove vie di sviluppo.
Ogni opera, per quanto piccola, deve avere un’anima che la fa diventare essenziale e, pertanto, viva nella comunità che ne è destinataria. Molto spesso, però, l’unico scopo che si riesce a scorgere nella proposizione di un progetto di lavoro pubblico è il fine a se stesso: spendere risorse per la realizzazione e poi lasciare l’opera degradarsi nel tempo.
Si crea così lo sconforto di chi è costretto a viverci a fianco, lo sconcerto per lo spreco di risorse che potevano essere destinate alla realizzazione di progetti più utili alla vita della comunità e la rabbia per aver lasciato decadere idee, almeno dei propri convincimenti, più funzionali alla crescita della comunità.
Nell’area (PNCVDA), nei più di venti anni da quando è stata creata l’area protetta, sono stati acquisiti beni per oltre 100 milioni di Euro. Altrettanti sono stati investiti in progetti finanziati dallo stato in accoppiata con l’Unione Europea. Ognuno di questi investimenti aveva in sé un’idea di sviluppo per un futuro migliore ma, nella realtà, sono state poche le situazioni in cui si sono sviluppati risultati adeguati agli obiettivi fissati.
Non è mai troppo tardi per riprendere in mano la matassa e immaginare un futuro ancora possibile per quei siti ancora in mano all’ente (PNCVDA) a cominciare da quelli completati nel passato più recente e ancora pienamente disponibili ad un impiego immediato. Per gli altri, quelli che sono stati sopraffatti dal tempo di inutilizzo, è arrivato il momento di cedere a privati che potrebbero essere interessati a caricarsi sulle spalle, immaginare una riconversione e investirci risorse fresche.
Inoltre, vale sempre la pena ricordare, che il patrimonio abitativo privato che decade quotidianamente sotto gli occhi delle comunità che vi vivono di fianco è tuttora lì a dimostrare che non basta rifare piazze, ammodernare l’illuminazione pubblica, pavimentare vicoli, per trattenere gli abitanti, è anche necessario riportarci la vita quotidiana di gente che una casa non ce l’ha.
Per farlo, mai come in questo caso, c’è necessità di immaginare un futuro diverso da quello al quale erano stati destinati per questi luoghi. Non basta rimetterli a nuovo una volta all’anno in occasione di sagre e banchetti per attirare un po’ di turisti che “villeggiano” sulla costa.
È arrivato il momento per incentivare a venire a vivere dei borghi situati nell’area del PNCVDA più che stracciarsi le vesti per quelli che la lasciano perché, come quelli che li hanno preceduti, volevano vedere e conoscere il mondo.
La creazione della Zone Economiche Ambientali (ZEA), immaginate proprio nel nostro parco, e fatte proprie dal Ministro Sergio Costa che le ha lanciate a livello nazionale ed europeo, destinatarie di fondi specifici per favorire il ripopolamento sono una buona idea. Bisogna però evitare che a farla da padroni siano i “predoni” di risorse che, come nel passato, hanno fatto man bassa rendendo la “spesa fine a se stessa, rompendo ogni equilibrio demografico e poi hanno lasciato a ricomporre i cocci a chi non era in grado i mettere insieme nemmeno i resti delle proprie esistenze.
Biesse