Se nella scorsa primavera, in molti casi, è stata dura far comprendere a nonni, bisnonni e zii (di una certa età) cosa effettivamente stesse accadendo e cosa davvero fosse il Coronavirus, oggi lo è forse ancora di più far presente loro che il pericolo è tornato a farsi concreto, con l’inverno non troppo lontano.
Il breve “spiraglio” estivo, infatti, ha rappresentato una piccola boccata d’ossigeno senza, tuttavia, modificare nulla in termini di abitudini da limitare o cancellare.
Nel Vallo di Diano, comprensorio non troppo fornito di servizi, ma ricco di colori, come il verde della natura ed il marrone della terra, in questo periodo per tutti complicato è stato possibile aprire qualche finestra “con vista normalità”.
Finestra che, con l’accorciarsi delle giornate e l’arrivo di temperature più rigide, finirà per ridursi sempre più, col rischio di rendere meno sereno l’orizzonte.
Finiranno per diventare sempre più complicato, per i nostri anziani (in particolare per i più testardi), comprendere il perché non ci si possa tranquillamente recare dal proprio medico di base tutte le volte che si vorrebbe, comprese quelle in cui se ne potrebbe fare a meno.
E si, perché, nelle nostre aree il medico rappresenta un punto fermo, non soltanto dal punto di vista sanitario, ma anche da quello psicologico. E potergli parlare meno di quanto si fosse abituati e con la mascherina rappresenta comunque una limitazione.
Così come l’annunciato stop alle visite ambulatoriali all’ospedale di Polla di certo non contribuisce a creare un clima di serenità e fiducia in un comprensorio, come quello valdianese, popolato in gran parte da persone con più di 60 anni.
E così, dopo aver sacrificato l’andare a messa (per alcuni un’abitudine a cui è difficile rinunciare) e il recarsi ai funerali o a fare le condoglianze a casa del defunto (atto sentito, in particolare, nei piccoli paesi, dove si è parenti di tanti e si conoscono, più o meno, tutti), ora torna riservare diverse incognite l’aspetto sanitario.
E’ vero, non è qualcosa di totalmente nuovo. C’è il precedente di qualche mese fa, ma vivere l’emergenza con meno luce, più freddo, meno finestre aperte verso l’esterno e meno colori “a disposizione” potrà far sembrare che si sia di fronte ad una prima volta o ad una seconda più dura della prima.
Ecco perché finisce per diventare ancora più importante l’apporto della famiglia e dei più giovani. Contributo che, tuttavia, bisogna vedere quanto potrà essere tangibile e concreto, in riferimento a restrizioni e divieti e in relazione al fatto che, in diversi casi, gli anziani del Vallo di Diano necessitano, già in condizioni “normali” di assistenza e compagnia. Componenti che non sempre si riesce ad assicurare.
E’ anche per questo che l’inverno alle porte può incutere più timori del dovuto ad una comunità che si fa forte del proprio carattere e dello spirito di sacrificio e si caratterizza per una spiccata ritrosia nel chiedere assistenza o sostegno.
Cono D’Elia