Vivere nelle realtà situate ai margini dei grandi agglomerati urbani è diventato sempre più difficile. Tant’è vero che da decenni è in atto la desertificazione demografica che rende i piccoli comuni che vi sono insediati da secoli vulnerabili sia sotto l’aspetto sociale sia per la loro l’esistenza stessa.
Perfino i mezzi di comunicazione non trovano utile raccontarne la vita che comunque persiste a causa del poco interesse che hanno per gli investigatori pubblicitari per il numero limitato e l’età media delle persone che ancora vi resistono a vivere.
Ecco perché diventa necessario, unitamente a quanto viene messo in campo dalle regioni, governi nazionali e la stessa Unione Europea per fare in modo di trattenere o attrarre i giovani in queste aree, immaginare forme di comunicazione dedicate a queste aree e in questi territori che diano spazio alle buone pratiche che pure si sono già attivate in alcune regioni può essere cosa buona e giusta oltre che utile per stimolare iniziative indotte dall’esterno ed anche per invogliare i residenti ad avviare progetti nativi nei territori stessi.
Ad andare in questa direzione è il prossimo ciclo di Programmazione (2021-2027) dei finanziamenti Fesr (Fondo europeo per lo sviluppo regionale). Si tratta di una pioggia di fondi Ue in arrivo per i comuni. Infatti, con il prossimo ciclo di programmazione gli enti locali potranno contare in totale su 4,5 miliardi di finanziamenti, di cui 1,5 per la prima volta destinato alle zone interne e in particolar modo ai piccoli comuni, e 3 miliardi per le aree urbane piccole, medie e le grandi aree metropolitane. Ma soprattutto è in arrivo una maggiore flessibilità nei conti, grazie allo scorporo del cofinanziamento per i progetti e gli investimenti strategici dal Patto di stabilità.
Si tratta delle principali novità contenute nelle modifiche al Regolamento 2021-2027 sui fondi strutturali europei approvato in commissione sviluppo regionale lo scorso 14 febbraio e approvate con il voto finale in assemblea plenaria il 26 marzo.
È stato il precedente Parlamento Ue a chiedere di aumentare dai 330 miliardi della proposta della Commissione a 378 miliardi il budget della politica di coesione: 222 miliardi per le regioni meno sviluppate, 51 miliardi per le regioni in transizione, 39 miliardi per le regioni più sviluppate, 46 miliardi per il Fondo di coesione, 20 miliardi suddiviso in altri fondi. Grazie all’introduzione della riserva del 5% per le aree interne, i piccoli comuni del Vecchio continente potranno contare su una dotazione complessiva di 14 miliardi, di cui 1,5 spettano ai mini-enti italiani.
Grazie ai cofinanziamenti, le risorse a disposizione dei mini-enti possono raddoppiare, fino a 3 miliardi, a condizione che i sindaci facciano la loro parte, intercettando con tempestività le risorse, grazie anche a professionalità specifiche e capaci di cui dovranno dotarsi per non perdere un’irrinunciabile opportunità. Le aree interne negli ultimi dieci anni hanno risentito più di tutti della crisi e delle politiche di austerità. Ecco perché sono stati introdotti meccanismi di flessibilità, che liberano risorse e semplificano l’accesso ai fondi Ue rafforzando la capacità amministrativa.
Un’altra novità del nuovo programma di Fondi Ue riguarda i parchi naturali e i distretti turistici a cui per la prima volta viene assegnato un ruolo attivo nella realizzazione delle politiche di coesione. Agli enti locali viene inoltre affidato un ruolo strategico nella promozione e nella integrazione di lungo termine di migranti e rifugiati.
Dalla nuova politica di coesione sono in arrivo anche finanziamenti per la prevenzione dei rischi, non solo per gli eventi dovuti al cambiamento climatico (come inondazioni e frane), ma anche per eventi calamitosi come i terremoti.
In sostanza, si tratta di mettersi in moto per tempo cominciando a guardare oltre il frammento del vivere alla giornata ma attivandosi per immaginare un futuro possibile. Si può cominciare con il coinvolgere i pochi giovani che, per vari motivi, sono ancora attivi sul territorio al fine di dare loro la speranza di poter costruire anche nella terra dei padri il proprio futuro.
Le risorse non mancano, ma non basta spenderle, bisogna investirle per renderle anche utili a sé …
Bartolo Scandizzo