Spiegare nel dettaglio cosa è avvenuto sarebbe superfluo, considerando che si tratta di un fatto salito rapidamente alla ribalta nazionale.
Il professore di Teggiano che dà un ceffone ad un alunno, afferrandolo poi per i capelli, è da diversi giorni l’argomento principe sviluppato dentro e fuori i social.
Alla base di tutto, stando alla versione maggiormente accreditata, il mancato utilizzo della mascherina da parte dello studente di una terza classe delle superiori.
Dopo una vibrante discussione, nel corso della quale il giovane avrebbe avanzato obiezioni sull’opportunità di indossare il dispositivo di protezione, l’irritato prof sarebbe passato alla vie di fatto. O meglio è passato alle vie di fatto, visto i video che lo riprendono mettere le mani addosso all’alunno, dopo avergli detto “sbagli tu e sbaglio pure io”.
Quanto accaduto è stato ripreso da più di un’angolazione e alla luce di ciò ha lasciato diversi dubbi.
C’è chi sostiene che lo studente in questione indossasse la mascherina, chi sottolinea come ci fossero alcuni compagni dell’interessato che non la utilizzavano, chi pone l’attenzione sui tempi e le modalità con cui 2 o più compagni stavano riprendendo quello che si stava materializzando e chi ancora parla di presunta trama preordinata.
Al di là delle congetture e delle relative dinamiche, il fatto c’è e su quello si stanno basando le indagini degli ispettori del Miur e dei Carabinieri di Sala Consilina.
Alla luce di tutto ciò ci si potrebbe chiedere se e quante volte, a Teggiano ed a livello nazionale, sia accaduto un fatto del genere senza che sia stato ripreso e diffuso. O come e quanto si utilizzino gli smartphone in classe, o ancora quanto l’emergenza Covid abbia inasprito alcuni aspetti, già in qualche caso compromessi, relativi al rapporto studente-professore.
Forse, come spesso accade, sarà un fatto eclatante e salito alla ribalta come questo a “fare sintesi” e ad inglobare, direttamente o indirettamente, tutti gli eventuali altri piccoli-grandi fatti della stessa indole accaduti nel tempo.
Certo, Teggiano e il Vallo di Diano avrebbero volentieri fatto a meno di tale ribalta, anche perché si tratta di dinamiche non strettamente aderenti al contesto territoriale. Allo stesso tempo, però, questo può rappresentare un’opportunità per analizzare, approfondire e, perché no, scoprire e rispolverare gli angoli più nascosti del triangolo giovani-genitori-scuola.
In ultimo un riferimento al tema, non secondario, legato alla privacy. L’utilizzo del cellulare è generalmente vietato a scuola, durante le lezioni, perché rappresenta una distrazione. L’uso dello stesso, tuttavia, può essere consentito per fini personali, quali, ad esempio, la registrazione delle lezioni stesse. Ad ogni modo spetta agli istituti scolastici regolamentare la questione e decidere se consentire o vietare del tutto l’uso dei telefonini.
Non si possono, comunque, diffondere immagini, video o foto sul web se non con il consenso delle persone riprese.
Cono D’Elia