San Cono è cittadino e protettore di Teggiano (SA) e dal 1986, insieme a San Pietro Pappacarbone, è il santo patrono della Diocesi di Teggiano-Policastro, dopo la loro unificazione. Ma non solo. Santo protettore anche di un altro paesino in provincia di Salerno, Laureana Cilento, il suo culto è molto forte tra le comunità religiose di San Mauro Pascoli (Forlì-Cesena), di Cessaniti (Vibo Valentia), di San Cono (Catania) e di quelle formatisi all’estero in seguito alle varie migrazioni, come a Brooklyn (New York), in Florida (Uruguay), Buenos Aires (Argentina), Tamaca (Venezuela), Montréal (Canada) ecc.
Sulla sua data di nascita non ci sono notizie certe. La tradizione storiografica, tuttavia, è concorde nel farla risalire verso la fine dell’XI sec. a Diano, da una facoltosa famiglia di nome Indelli. Trascorse una infanzia serena, crescendo tra l’amore e le cure dei suoi genitori, che pure lo ebbero in tarda età. Ancora adolescente, si sentì chiamato a donare la sua vita pienamente a Dio. All’insaputa dei genitori, contrari alla volontà del loro unico figlio di dedicarsi totalmente alla vita religiosa, fuggì nel monastero di Santa Maria di Cadossa, nei pressi del vicino comune di Montesano sulla Marcellana. Qui, dopo varie insistenze, fu accolto dai monaci e vi trascorse la sua adolescenza, vivendo una vita povera e casta secondo il motto benedettino “ora et labora”. Sulla soglia dei 18 anni, all’alba del 3 giugno la sua cella incominciò a risplendere di una luce straordinaria: Cono aveva lasciato la vita terrena.
La sua santità fu riconosciuta ufficialmente il 27 aprile 1871, in occasione della quale fu eretto anche l’obelisco che domina la piazza centrale del piccolo borgo medievale valdianese. Le sue reliquie sono conservate nella cappella a lui dedicata nella Chiesa Cattedrale di Santa Maria Maggiore mentre nel nuovo museo San Cono, inaugurato lo scorso 9 agosto, oltre a poter ammirare opere di grande valore artistico-culturale, sono conservati importanti documenti che testimoniano la lunga storia di devozione del popolo teggianese dal 1261 ad oggi.
Una devozione, quella al Santo, davvero molto forte e viva che riunisce i fedeli 4 volte l’anno: il 3 giugno è la sua festa solenne con festeggiamenti che durano 3 giorni. Il 27 settembre è il giorno in cui si commemora la traslazione delle ossa dal convento di Cadossa al paese natìo di Cono, avvenuta nel 1261. In quest’anno così particolare si è celebrato il 759° anniversario, ma così come è stato per la festa principale del 3 giugno, le celebrazioni si sono svolte in forma ridotta. Nel mese di dicembre, il 17, si ricorda lo speciale patrocinio in favore dei suoi concittadini per lo scampato pericolo dai terremoti del 1857 e del 1980. Infine, ogni anno la prima domenica di agosto i fedeli si recano in pellegrinaggio al Monastero di Santa Maria di Cadossa, dove San Cono è morto.
Molte sono le leggende e vari anche i miti intorno alla vita e ai miracoli del santo teggianese. Come, ad esempio, quando il monaco fu visto ‹‹respingere i proiettili senza che verun danno ne soffrisse la città›› nel 1497 in una Diano assediata dagli aragonesi oppure quando allontanò dalla città la peste del 1600.
Numerosi sono anche i teggianesi che hanno sentito fortemente nella loro vita la presenza del Santo e la sua la potenza benefica. Nel corso del tempo, sono state composti diversi canti e poesie da Lui e a Lui ispirati, come nel caso della poesia scritta da un giovane cuoco teggianese, Gerardo Benzato:
O lux dianensis che
dal colle brilli,
ove il tuo capo dal
ciel si incorona,
porgi i tuoi occhi
Santi al paese tuo
caro
che primeggia la
vallata de Diano,
e come setticienti
anni arretu o pocu
minu tu biniriciesti,
fa che il tuo amor
risuoni ancora
nei cuor nostri che ti
amiamo.
Evviva San Cono.
‹‹La poesia nasce il 3 giugno di 2 anni fa›› – dice Gerardo – ‹‹nel giorno della festa di San Cono dopo essere stato alla processione. Come mi siano venute le parole, una spiegazione vera e propria non c’è, perché sembrava quasi che quelle parole le avessi sempre tenute nella testa ma soprattutto nel cuore››.
Cosa rappresenta per te e per i Teggianesi San Cono?
‹‹Per me e credo anche per tutti i teggianesi San Cono rappresenta la grande devozione nei suoi confronti, la speranza e la sicurezza che San Cono è sempre al nostro fianco, il senso di appartenenza a questa terra, insomma l’essere Teggianesi sempre e comunque, nel bene e nel male… Quando si abita fuori Teggiano o all’estero basta ascoltare il nome Cono per farci sentire un po’ più a casa››.
Angela Cimino