Da gran parte della pianura, volgendo lo sguardo verso il monte Calpazio, è possibile vedere il Santuario della Madonna del Granato stagliarsi sul promontorio della montagna. Un effetto ancor più suggestivo se verso questa chiesa volgi il tuo sguardo nelle ore notturne. L’oscurità del Monte e la Chiesa illuminata donano agli occhi uno spettacolo di pura attrazione e beatitudine. La chiesa, così, sembra sospesa nel cielo quasi a dare essa stessa riverenza alla santa Madre.
È uno scrigno di immensa bellezza e religiosità, qui la Mater Dei dona ai fedeli i semi della Melagrana, frutto del Paradiso posto nelle sue mani per diventare il simbolo dell’amore di Dio verso ogni creatura. Un segno di abbondanza, di rettitudine e unità fra i popoli.
I primi riscontri di questo venerato Santuario danno la sua costruzione intorno alla metà del decimo secolo. Nell’anno 967, per Bolla Papale, la chiesa fu detta di Santa Maria Maggiore sul Calpazio. Al suo ingresso sono visibili i resti della precedente chiesa di epoca pre-romana con strutture architettoniche circolari dette absidi con tre navate poste in pendenza rispetto al piano d’ingresso. Un pulpito marmoreo colorato, si pensa del XV secolo, è ben visibile unitamente all’ampia finestra nell’arcata circolare maggiore. Un urna di marmo ricorda ai fedeli che al suo interno furono un tempo poste le reliquie di San Matteo, attualmente conservate nel Duomo di Salerno. Per circa novecento anni è stata Cattedrale della vasta Diocesi di Capaccio, la quale includeva il territorio dal Vallo di Diano al Mingardo, dal Sele al Tanagro, qui il Vescovo fino alla metà del XIX secolo ebbe la sua sede episcopale. Sede che nel 1246 a causa di Federico II si spostò nell’attuale capoluogo. In questo periodo il santuario subì non pochi danni poiché ormai privo di custodia e abbandonato a se stesso. Tuttavia diverse ristrutturazioni furono apportate alla chiesa durante gli anni, da parte dei Vescovi di Capaccio, soprattutto perché si trattava di un’antica cattedrale. L’ultima importante ristrutturazione apportata nell’antichità fu ad opera del Vescovo Francesco De Nicolai, tra il 1708 e il 1711. La storia ufficiale del Santuario suggerisce proprio questo periodo in cui i fedeli intensificarono la devozione mariana attribuendo allo stesso il nome di Madonna del Granato. Fu altresì durante questo restauro che la statua della Madonna fu posta nella nicchia che si erge vicino all’Altare Maggiore. Ma già due secoli prima il Santuario ospitava una statua lignea raffigurante la Madonna con la melagrana, verso la quale molti fedeli avevano venerazione. Il nome di Santuario Mariano fu dato alla chiesa nei primi anni del XIX secolo. L’immagine sacra della Madonna, attualmente, è la copia dell’originale risalente a secoli fa e che rappresentava altresì, secondo quanto raccontatoci da antichi testi, uno splendido esempio di arte in legno dorato. Questa icona purtroppo fu distrutta in un incendio il 22 gennaio 1918 causando altresì anche la devastazione del Santuario. Siamo qui nell’ultimo anno della guerra mondiale e molti capaccesi si appellano alla Madonna del Granato affinché figli e mariti facciano ritorno dai campi di battaglia. Poco distante dall’ingresso del Santuario è possibile scorgere una stele che recita: “a maggior gloria di Maria Santissima del Granato, regina di grazia, faro luminoso della vita, ritornando incolumi i loro sette figli dai campi di battaglia”; un cippo posto dai fratelli Raffaele e Vincenzo Taddeo nel maggio 1919, per aver pregato la Madonna chiedendo grazie per il ritorno dei figli dalla guerra. Ma la guerra arrivò anche negli anni quaranta, il 9 settembre del 1943 il Santuario sul Calpazio fu testimone, come migliaia di capaccesi, dello sbarco alleato sulle spiagge di Paestum. Da parte delle navi americane nei primi giorni dell’Operazione Avalanche non vi fu un bombardamento, cosa che si verificò giorni dopo a seguito della forte resistenza tedesca asserragliatasi nell’entroterra. Ebbene, un grosso proiettile di cannone centrò una parte del tetto del Santuario, ma non esplose. Gli americani vollero però porre rimedio ai danni causati all’antico santuario e donarono per mano del Gen. Clark, del Gen. Gruenther e del Maggiore gen. Patrick James Ryan capo dei cappellani dell’Esercito degli Stati uniti, recatosi sul posto il 29 settembre 1943, la somma di 25.000 dollari, al valore attuale poco più di 21.000 euro, per il riparo dei danni subiti. Un gesto che fu molto apprezzato dall’allora Rettore del Santuario Mons. Francesco Guazzo il quale volle contraccambiare regalando a Clark una corniola sulla quale vi era raffigurata la figura di Nettuno. Durante gli anni a seguire il Santuario iniziò ad essere anche meta di pellegrinaggio di fedeli provenienti da ogni dove. Negli anni settanta l’antica chiesa del Granato subì un furto sacrilego, oltre a vari danni, la figura di Gesù Bambino in braccio alla statua della Madonna fu deturpata, sarà poi ricollocata utilizzando la testa di una statua di un angelo. Per alcuni anni però il culto verso questo Santuario subì, per varie ragioni, una notevole riduzione, causa anche del restauro del 1991. Nello stesso anno le porte del Santuario si riaprirono dalle quali fece il suo ingresso anche il padre domenicano eremita Domenico Maria Fiore, laddove tutt’oggi vive presso il cenobio del Santuario, eremo dei padri carmelitani, in qualità di custode.
Nel 1992 la chiesa della Madonna del Granato, per decreto del Mons. Giuseppe Rocco Favale, Vescovo all’epoca della Diocesi di Vallo della Lucania, fu detta “Santuario Mariano Diocesano”.
La Madonna del Granato si celebra il 15 agosto attraverso tradizioni antiche di secoli e riti di fede e devozione. Ogni anno partendo dalla piana del Sele, molti fedeli si ritrovano all’alba e si incamminano con devozione verso il Santuario per onorare la Madonna del Granato.
Dopo le moderne ristrutturazioni e la custodia della Chiesa, tenuta nel pieno rispetto della sacralità e della rispettosa ospitalità dei fedeli, vive oggi un forte connubio con la cittadinanza di Capaccio Paestum, oltre ad essere luogo di preghiera per migliaia di pellegrini, che durante gli anni si recano presso questa suggestiva e antica chiesa, la quale oggi oltre alla sua profonda religiosità contribuisce ad arricchire il patrimonio artistico e storico culturale.
Glicerio Taurisano