Invece di un Eden, un deserto di pietra, una cava di centomila mq per cinquanta d’altezza incombe su Paestum, e il suo fronte è visibile da Positano. Come un mostro famelico, la cava di Capaccio, ha fagocitato cinque milioni di metri cubi di pietre; pari a cinquecentomila camion, che messi in fila coprono la distanza di cinquemila km; quella che separa Paestum da Mosca. La cava di Capaccio contiene 191 Templi di Nettuno che, sovrapposti uno sull’altro nell’ordine di quattro potrebbero raggiungere l’altezza dei 70 metri del fronte di cava; così come recita il Decreto Dirigenziale N° 0390 del 12/03/2002 del Settore Provinciale Genio Civile di Salerno. Per la cava di Capaccio, la soprintendenza B.A.A.A.S., ritiene indispensabile un’opera di recupero ambientale: “Essendo l’area di cava prossima ad un complesso monumentale vincolato ai sensi della L.1089/39 e della L.1497/39”. Lo stesso Genio Civile di Salerno afferma: “La coltivazione della cava di Capaccio, ai sensi della L.R. 54/85, risulta da tempo esaurita e pertanto in futuro potranno essere autorizzati solo lavori di recupero ambientale, così come auspicati dalla stessa Soprintendenza”. Come nella cava di Torello di Castel San Giorgio, dove, da un’idea di un coreografo napoletano, nascerà un anfiteatro naturale. Uno spazio teatrale in una cava di 20mila mq, che richiamerà turisti, artisti, musicisti e scienziati, che potranno tenere i loro convegni in uno spazio suggestivo; si passerà dall’estrazione di pietre, alla costruzione di idee. Così come nella Grecia Salentina, artisti ed uomini di cultura di buona volontà lavorano per un progetto di recupero delle cave di pietra leccese, nei territori dei comuni di Cursi e di Melpignano; per la Grecia Tirrenica è maturata la necessità di un ripristino ambientale della cava di Capaccio e del recupero di un territorio fortemente sfruttato e degradato. Va presa coscienza del grande valore del Monte Calpazio nella tradizione storico culturale del territorio di Paestum, va considerata la possibilità di uno sviluppo economico e culturale legato alla tutela del territorio. L’esperienza di recupero delle cave di Cursi, Melpignano e Castel San Giorgio, fatta da artisti, architetti, urbanisti, paesaggisti, geologi, fisici, antropologi, va ripetuta anche a Capaccio, la ferita del Calpazio va rimarginata.
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