Era l’estate del 1965 e Bruno Martino cantava “E la chiamano estate” una canzone che ha avuto più successo negli anni a seguire che alla sua uscita. Una musica che sembra ritornare oggi, al termine di questa estate strana, vissuta all’insegna della “spensieratezza vigilata”, imposta dalle circostanze pandemiche. Una estate che si annunciava per il turismo una vera e propria catastrofe economica e che invece, ad onta di ogni pessima previsione ha, in fondo, tenuto con la presenza degli italiani che hanno preferito, more solito, il mare e la montagna nostrani, nonché il turismo di prossimità, riscoprendo quei borghi e paesi non lontani dal nostro vivere quotidiano, ma che hanno rappresentato per molti una vera e propria scoperta culturale ed enogastronomica. Due fattori, questi, che vanno tenuti presente, che vanno rilanciati alla grande, perché l’italiano possa anche fare a meno di andare all’estero per un turismo che in molti casi è solo sfoggio di benessere economico.
E la presenza di turisti in Costiera Amalfitana, Covid Free, e nel Cilento è stata una piacevole sorpresa per gli operatori turistici che ormai erano pronti ad affrontare, con il minor danno possibile, un’estate che non si annunciava certamente all’insegna del sereno economico.
E’ mancato quel flusso di turisti esteri, ma questo era già stato messo in conto.
Tra l’altro non va dimenticato che non poco peso nel calo di presenze ha avuto la mancanza di concerti, fiere, eventi vari che hanno vietato quel turismo di interessi specifici.
A guardarci intorno sembra che tutti ripetiamo quanto sia cambiata questa estate di pandemia. Invece, a pensarci bene, si scopre che, in fondo, le nostre estati sono cambiate da un pezzo, anno dopo anno, senza che neanche ce ne accorgessimo. Certamente quest’anno è diverso dallo scorso anno, ma già da tanti anni non c’è più quello “stesso mare, stessa spiaggia” che solitamente si frequentava, quasi rito della spensieratezza, negli anni della nostra giovinezza, incontrando vecchie amicizie dell’anno precedente, vecchi amorazzi scomparsi con il rientro in città. E sono scomparse manifestazioni come il Festival delle Rose, Castrocaro, il Cantagiro, Un disco per l’estate, che in fondo erano la colonna sonora delle nostre serate sulle rotonde sul mare o nelle balere al chiaro di luna. Di quegli anni di felice e sana follia d’estate italiana non resta che “un bicchiere ed un ricordo da gettare via” come cantava Peppino Di Capri.
Ormai i mesi del solleone sono passati, anche se persiste un caldo opprimente, almeno in questa parte meridionale d’Italia, e già avanza, a grandi passi, l’autunno, tempo di ripresa, di inizio scuola, di attività lavorative. Cantava Peppino Gagliardi, anche lui negli anni boom delle nostre ferie, “l’estate se ne andrà insieme al sole… settembre poi verrà”. Ed è giunto, settembre, anche quest’anno, dopo un tempo strano, imprevisto, durante il quale abbiamo scoperto la nostra fragilità. Arriva dopo una estate vissuta nonostante tutto e che forse non avremmo potuto permetterci così libera, folle e perfino irriverente. E sono in aumento i casi di contagio, dicono di rientro dalle ferie estere; numeri che la televisione ci snocciola ogni giorno circa l’andamento dei contagi al punto tale che ormai ci siamo abituati e li riteniamo una routine di cronaca. Errore! perché destano preoccupazione per l’apertura delle scuole; una decisione questa tutta “italiana”, all’insegna del partiamo e poi ci fermiamo dopo due giorni per gli impegni elettorali, per poi ripartire osservando l’evolversi della situazione. Quale danno avrebbe provocato all’educazione degli alunni l’apertura delle scuole a dopo le elezioni, cioè quattro giorni dopo quello ufficialmente previsto? Sinceramente non lo si capisce.
Qualcuno già dice che fra un mese e mezzo i contagi finiranno per poi riprendere a gennaio prossimo, al rientro dalle ferie invernali sulle piste innevate. Quasi a dire: pazienza! bisogna abituarsi anche a questo.
E così nonostante le continue riflessioni che, dopo i forzati arresti domiciliari, tutto sarebbe cambiato, siamo punto e a capo. Estate strana, settembre imprevedibile! Intanto i delfini che erano comparsi nel nostro mare dei Miti rappresentano già una Leggenda, la natura ha ripreso il suo corso di autodifesa con violenti e dannosi temporali, le petroliere continuano a inquinare il mare provocando anche disastri ecologici e noi cerchiamo di difenderci con una mascherina, se mai mal sopportata.
Dov’è il cambiamento di cui tutti parlavano? Unico ancora a crederci è Papa Francesco, che continua a lanciare i suoi appelli al cambiamento, che non è certo solo quello sociale ed economico, ma soprattutto è un cambiamento morale, di rapporti con l’altro, sia esso prossimo o lontano. In giro vi è ancora troppa strafottenza, troppa prepotenza, troppo egoismo, troppo menefreghismo!
Ci si guarda intorno e forse non resta che brindare, amaramente, a un qualcosa che poteva essere bello per l’uomo e il suo habitat e non lo è stato e, forse, non lo sarà. Cameriere, champagne!
Vito Pinto