Convocati come monaci dal priore dell’ordine dei votati Runner della Sporting Calore eccoci radunati vestiti con il saio d’ordinanza (la divisa sociale) nel parco pubblico di Roccadaspide per celebrare il rito della CorriRoccadaspide edizione 2020, al tempo del Covid 19. Tutti sono i chiamati ma non tutti rispondono all’appello del mattutino che il celebrante, Sergio Civita, accoglie munito di un ancestrale messale sul quale spunta i nomi dei sonnacchiosi concorrenti.
Anch’io, ultimo fra i primi, arrivo ai piedi del castello Filomarino vestito già dei paramenti sociali come tutti gli altri. Noto lo sguardo ispirato sulle facce dei concorrenti che tradiscono l’emozione di ritrovarsi uniti dalla passione ma distanti e alabardati, oltre che con i colori societari, con mascherina a portata di volto.
Non c’è la tradizionale baldanza, ma potersi ritrovare nello stesso luogo degli altri anni il 18 luglio, giorno di Santa Sinforosa, per correre sul tradizionale tracciato della storica gara sotto forma di un “allenamento controllato” la gara è un’esperienza veramente unica.
Il primo a partire davanti all’edicola della Madonnina al Serrone è Antonio Ferrara che punta dritto al centro di una città ancora appisolata in una fresca aurora mattutina. A seguire, distanziati con un 1′ di ritardo tutti noialtri: Il Rosmery Antico, Alfonso Cifarelli, Paolo Cortese, Antonio Pignata, Carmela Grippo, Carmine Babbone, Franco Maiese, Angelo Marino ,Tonino Miano, Rosàlia Pepe, e il sottoscritto a chiudere in coda.
Correre su via Gaetano Giuliani ascoltando il ritmo dei propri passi è una sensazione che lascia molto spazio alla fantasia …
Il passato dei tempi andati torna prepotente alla mente: persone ancora in vita è tanti già andati dove il tempo non passa più; chi seduto davanti ai bar, alcuni nell’atto di entrare nei negozi; i titolari che lasciano loro il passo scrutando un attimo in più chi resta sulla via; Maria e Giuseppe Chiacchiaro e tanti altri seduti davanti al “garage ” ‘npierecastiedd” …
In piazza XX settembre staziona Eugenio Ferrara, il padre di Antonio, accorso con pochi altri ad assistere ad un”insolita gara di corsa di poco più di 8 Km.
Il mio passo è buono e mi ritrovo a passare davanti alla casa dei Grippo dove Lilina mi incita da dietro una finestrella.
Approccio deciso la salita del Carpine grazie ad un’arietta che mi assisterà per tutto il tempo della gara.
Quando giungo in cima faccio mente locale sul fatto che gli altri sono avanti impegnati a non farsi recuperare il distacco imposto alla partenza, per cui, è impossibile immaginare di recuperarlo!
Mi rendo conto che il mio cronometro non è partito, per cui vado avanti a sensazioni che mi provengono dal corpo.
Sulla discesa mi lascio andare senza badare e mi rendo conto che l’andatura è discreta e al di sopra dei miei standard ma so bene che è sulla risalita del Carpine che dovrò dare il meglio se vorrò battere il mio record del percorso. Risalgo dal bivio “sotto la rupe” fino all’ingresso della chiesa e poi giù per la piazza XX settembre.
Intanto mi godo il secondo passaggio per il centro città che ha raccolto un po’ di popolo svegliato dagli spari che preannunciano la giornata di festa.
Mi interrogo sulle mie condizioni e mi rispondo che sto bene anche grazie ad una temperatura che non supera i 20 gradi.
Giunto “fuori al serrone” stringo i denti e pedalo alacremente verso la salita che mi attende impassibile.
La trovo meno ostica del solito e l’andatura con un l’affronto mi sembra agevole. Mi sento già in cima e mi appresto a lanciarmi alla ricerca di un “record” per niente scontato visto che non ho punti di riferimento.
Al 7mo Km sento di avercela fatta! Allungo ancora un po’ nell’ultima salita e poi mi lancio verso il traguardo dove il gran cerimoniere, Sergio, con Gina e Concetta segnano il traguardo.
Gli altri, gli 11 partiti avanti, sono già posizionati davanti al bar di Adriano Abbiente dove festeggeremo tagliando la torta ordinata a Carletto dal presidente.
I tanti che non sono partiti, sono dietro ad aspettare tempi migliori.
Io che, ancora una volta, ho vinto la pigrizia di lasciarmi trascinare verso l’attendismo che preferisce sempre “tempi migliori” riparto verso casa con la consapevolezza che è sempre meglio partecipare da ultimo ed esserci stato che non ritrovarsi da nessuna parte per la paura di mettersi in gioco.
Bartolo Scandizzo