A settembre ci sarà la ripresa delle attività scolastiche in presenza. Il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato il Documento per la loro pianificazione. Nel Piano Scuola 2020/21 si legge che la riapertura dovrà avvenire «tra sicurezza, in termini di contenimento del rischio di contagio, benessere socio emotivo di studenti e lavoratori della scuola, qualità dei contesti e dei processi di apprendimento e rispetto dei diritti costituzionali alla salute e all’istruzione». Ruolo centrale, pertanto, spetterà alle singole scuole, dato il complesso scenario di variabili (gradi di istruzione, tipologia di utenti, strutture e infrastrutture disponibili…). Imprescindibile sarà dunque riaprire in sicurezza, ma anche la collaborazione da parte di enti pubblici e privati, studenti e genitori. Quanto al rientro in classe ne abbiamo parlato con la professoressa Ornella D’Angiolillo, docente di Lettere, dell’Istituto Superiore Parmenide, Vallo della Lucania.
Come sta? Come ha vissuto il periodo dell’isolamento in quanto professoressa?
Io sto bene. L’isolamento vero e proprio è stato determinato dalla mancanza del contatto umano e fisico, necessari nel dialogo educativo. Ma l’Istituto Superiore Parmenide si è sin da subito attivato con la didattica digitale. Noi docenti abbiamo fatto il possibile, impegnandoci senza sosta, per non far mancare il contatto diretto agli alunni (anche con gruppi WhatsApp). Così da sostituire tutto ciò che avveniva in presenza, rassicurandoli. Loro hanno dovuto stravolgere il ‘vivere la scuola’ che non è solo l’ora di lezione, ma anche il vivere la classe. Mentre noi abbiamo dovuto riorganizzare il nostro tempo, che sembrava non essere più scandito da alcuna pausa.
A settembre, si spera, ci sarà la riapertura delle scuole. Quali criticità, quali paure?
Sì, è prevista la riapertura in presenza. È umanamente legittimo aver paura di ritornare nell’emergenza in cui siamo stati costretti a vivere. Le criticità sono da riscontrare negli spazi che dovrebbero garantire il distanziamento sociale (non tutte le aule hanno spazi adeguati). Sappiamo che le scuole del Mezzogiorno presentano problemi strutturali, legati all’edilizia. Però sono certa che il nostro dirigente, Francesco Massanova, si è già attivato per permetterci di vivere in sicurezza l’anno scolastico.
Cosa percepisce negli occhi dei suoi studenti (anche se nell’ultimo periodo li ha visti attraverso uno schermo)?
Li ho rincontrati all’esame di maturità. A molti di loro abbiamo chiesto quali emozioni avessero provato. Devo dire che mi hanno molto sorpresa, che poi è una capacità che i ragazzi hanno. Inizialmente si sono sentiti liberi dagli impegni scolastici, la loro casa è diventata un luogo in cui rifugiarsi; successivamente, stanchi e annoiati, ne hanno compreso il valore. I ragazzi che sembravano più fragili hanno dimostrato maggiore sicurezza. Ma ho scoperto la sensibilità anche in chi si dimostrava esuberante. D’ora in poi potranno spiccare il volo.
La Dad ha aiutato a colmare le distanze con gli alunni. Se dovesse essere nuovamente necessaria, cosa bisognerà migliorare?
Si spera possa essere un supporto, un ausilio, non una soluzione. Non potrà sostituire la didattica in presenza.
Cosa vuole dire ai ragazzi che si preparano a ritornare in classe?
Di tornare in classe sereni. Al contempo, dovranno assumere la consapevolezza del rispetto delle regole. Con affetto, mando loro il mio in bocca al lupo.