‘Gli assessori li ho fatti scegliere direttamente dal popolo.’. Si esprime senza tanti preamboli, diretto, come è nello stile del personaggio, Carmine Cennamo, già presidente della Comunità Montana degli Alburni e da poco brillantemente rieletto sindaco (il minacciato astensionismo non ha fatto proseliti). Mi comunica i nomi chiamati a comporre il nuovo organigramma del paese “capitale” degli Alburni. Tutto è rimasto all’interno dei gruppi che fanno capo a Cennamo ed all’ex primo cittadino, il primario ospedaliero Federico Pagano. L’esperienza postiglionese con i tratti del monopartitismo a gestione duale affascina già qualche politologo. Ma torniamo alla composizione della “squadra”. ‘Non ho perso tempo, già il giorno dopo le elezioni’ commenta ‘era tutto definito.’. Mario Pepe è il vicesindaco, con delega alle attività produttive, con Gerardo Marcigliano (al commercio), Elia Bianco (bilancio e personale) e Rolando Manzione. Altre deleghe sono andate a Luigi Fragetti (lavori pubblici), Luigi Caputo (patrimonio comunale), Luigi Di Matteo (sport). Definite anche le nomine agli enti: Luigi Fragetti (Parco del Cilento), Luigi di Matteo (Consorzio dei comuni depressi), Rolando Manzione (Accquedotto Asis), mentre Forlano, Politi e Fasano costituiscono la commissione servizi sociali. All’ex vicesindaco Giuseppe Caputo, che non nasconde il suo scontento, va la gestione della legge 219. Franco di Poto, Carmine Fasano e Carmine Cennamo, rappresentano il Comune nella Comunità Montana. ‘L’unità della squadra c’è. E’ la garanzia per altri successi da dare al nostro paese.’ sottolinea un Cennamo sempre più sicuro. E rilancia la sua idea di una “Città degli Alburni”, un po’ sul modello dell’analoga proposta avanzata per il Vallo di Diano.
Si racconti ai nostri lettori…
‘Sono un sindaco al secondo mandato. Ho ritenuto opportuno ricandidarmi per il semplice fatto di avere dato risposta a tutto ciò che in precedenza avevamo promesso di realizzare. Abbiamo lavorato tanto. Che Postiglione sia stata cambiata in meglio, è cosa innegabile. Il paese ci chiedeva di completare questo percorso. E soprattutto di imboccare la strada che porti alla costruzione di una comunità più vasta: quella degli Alburni. I servizi devono essere associati, tutte le risorse devono essere sfruttate al meglio. Pensare di fare bene stando isolati sotto un solo campanile è sbagliato.’.
Da tempo Postiglione ha una sua zona industriale. Pensate di svilupparla ulteriormente?
‘Siamo favoriti dal fatto di essere praticamente sullo svincolo dell’autostrada. Avevamo 12 lotti a disposizione. Li abbiamo tutti concessi. Sono realtà avviate l’Imballi Sud, che opera nel settore chimico, c’è l’ex Italbagni passata ad una ditta di Bergamo e rilanciata, c’è la Falpi (che fa infissi in alluminio) e la Ducas, che opera nel settore dell’abbigliamento.’.
Quanti posti di lavoro sono stati già assicurati?
‘Sono 160.’
Come si evolverà lo sviluppo della zona industriale?
‘Abbiamo concesso altri otto lotti. Arriverà la Ran, che si occupa di infissi, la Cremitalia (crema di nocciola), si de localizzerà qui una grande tipografia di Bergamo che stampa dèpliants per le linee aeree. Raddoppieremo così l’attuale occupazione. Pensiamo di potere raggiungere, a regime, almeno 450 unità.’.
Un’altra grande risorsa di Postiglione è la montagna.
‘Con la società Ivam 40 persone lavorano alla bonifica della nostra montagna. L’iniziativa è sostenuta da progetti e finanziamenti regionali. Ci è stato già preannunciato che avremo altri finanziamenti e così potremo far proseguire i progetti già avviati.’.
Troverete tutta questa manodopera necessaria solo a Postiglione?
‘No, andrà ricercata in tutti i paesi del comprensorio. Sappiamo bene che possiamo crescere meglio stando insieme agli altri, non certo marciando da soli.’
Il turismo è un’antica vocazione postiglionese…
‘Noi possiamo sostenere ancora di più le iniziative dei privati. Creando le giuste condizioni perché ciò avvenga. Cominciando dalla variante al Piano Regolatore Generale. Non si parte dal niente. Abbiamo quattro rinomati agriturismi: Angela De Robertis, Letizia Braggio, La Casa di Lia della Di Marco e Sicinius. C’è poi la nostra idea del recupero del centro storico con un’idea di “Villaggio diffuso”. Partendo da chi già opera nel settore: dai ristoratori agli autotrasportatori. Dovranno organizzare un pacchetto d’iniziative e gestirle al meglio.’.
C’è poi il fiume Calore.
‘E’ una realtà da utilizzare da tutti i paesi che vi si affacciano. Insieme, senza gelosie e primazie. Solo così arriverà lo sviluppo. Non ci fermeremo qui: nel bosco di S. Angelo, 250 ettari, nella zona più vicina allo svincolo autostradale, avvieremo un’azienda faunistica.’.
Si è molto discusso dell’avvio della piscina comunale…
‘Costerebbe, di sola gestione, almeno 300 milioni di lire all’anno. Non per questo sono contrario. Solo se la immaginiamo insieme con altre iniziative collaterali, tipo Acquafan, la gestione potrebbe rivelarsi economica.’.
Dulcis in fundo, la questione della Fondovalle Calore…
‘Convengo sull’argomento che se questa strada non collegherà tutta la zona non servirà a niente. Ridurre di soli 5 minuti i tempi di percorrenza da Controne a Campagna è cosa ininfluente e minimale. La zona non si svilupperà certo per questo. Oggi abbiamo a disposizione 85 miliardi. Bisognerà trovare altri fondi. Almeno altri 59, 60 miliardi. Occorrerà poi adeguare, con l’Anas, la Statale 166, per arrivare ad Atena Lucana.
Così possiamo raccordare con il Vallo di Diano la parte più interna della Valle del Calore e degli Alburni. Dobbiamo ragionare su un’ipotesi di sviluppo complessivo del territorio che ci impegni tutti: maggioranza e minoranza. Finiamola con le speculazioni di basso profilo. Facciamo iniziare i lavori ed andiamo alla ricerca degli altri finanziamenti necessari…’.
E la paura dei sindaci della parte più interna dell’area che temono che non si arriverà mai, con la Fondovalle, a toccare i loro territori?
‘Io gli dico che ci dobbiamo attivare tutti insieme. La scommessa la dobbiamo fare tutti. Loro potranno, anzi dovranno, fare la loro parte. Se aspettano che siano altri a risolvergli i problemi, beh, credo che non si andrà lontano. E’ una vicenda così grande che non è nemmeno possibile fermarsi a pensare in piccolo. La vittoria dei singoli non è all’ordine del giorno. Nemmeno del presidente della Comunità Montana, di un gruppo di sindaci o di alcuni consiglieri regionali. La partita, mi ripeto, riguarda tutti.’.
Chiudo lachiacchierata pensando ad un verso di una celebre canzone di Francesco De Gregori: “la storia siamo noi, nessuno si senta escluso”. Mi piace pensare che il Carmine Cennamo bis l’abbia fatta propria.