1) Innanzitutto grazie per aver accettato di rilasciare questa intervista. Iniziamo con la domanda più semplice (o più difficile, dipende dai punti di vista). Chi è Don Domenico Sorrenti?
1) Don Domenico Sorrenti nasce circa 65 anni fa in un paesino della Calabria, diventa sacerdote a Vallo della Lucania il 1 maggio del 1990, e subito dopo qualche mese inviato nella parrocchia S. Maria Assunta di Felitto come parroco; attualmente è parroco a Felitto e, dal 1994, parroco a Castel San Lorenzo. Per 8 mesi ho anche avuto un’esperienza nella comunità S. Nicola di Bari in Piaggine.
2) Se dovesse parlare della sua esperienza a Felitto, come la riassumerebbe?
2) A Felitto, inizialmente c’è stata un po’ di difficoltà. Ormai però sono parte della comunità, mi sono inserito bene, penso di essere entrato nel cuore di tanti, anche perché trent’anni sono una vita. Molte situazioni particolari le ho vissute proprio come se vivessi in una famiglia!
3) Quali sono i problemi che ha riscontrato a Felitto in questi anni?
3) Diciamo che inizialmente c’è stata una chiusura, perché forse Felitto voleva un sacerdote più giovane rispetto ai miei 35 anni dell’epoca. Poi Felitto usciva da una situazione particolare, perché non aveva avuto un parroco per molti anni, e quindi i giovani erano lontani della Chiesa (sono tutt’ora lontani alcuni, anche se molto rispettosi). Però, dopo le prove iniziali, piano piano e con tutte le difficoltà, mi sono inserito e gli altri si sono anche inseriti nel mio modo di essere sacerdote e vivere la comunità.
4) Quali sono i pregi e i difetti del popolo felittese?
4) Pregi, tantissimi. Difetti, potrei dire pochissimi, forse niente, perché è un popolo che, personalmente, non mi ha mai creato tanta difficoltà.
5) Le sono mai state mosse critiche dal popolo?
5) Forse qualche critica per i miei modi di fare. Alcune volte ho cercato non di imporre il mio pensiero, ma di portare il popolo al pensiero della Chiesa, e forse qualcuno ha criticato questo mio modo di essere.
6) Secondo lei, cosa si potrebbe fare per avvicinare le persone alla Chiesa?
6) Ci vorrebbe un nuovo sacerdote, giovane.
7) Oltre a questo?
7) Oltre a questo, dovrei avere anch’io la forza di uscire un po’ di più, stare in mezzo alla gente di più, dialogare di più, smetterla di lamentarmi dei giovani che la notte scorrazzano e non mi fanno dormire, magari uscire e scorrazzare insieme a loro. Questa sarebbe una buona soluzione!
8) Come ha vissuto la quarantena?
8) Questi tre mesi sono stati, inizialmente, duri. Non perché io senta la solitudine (ci sono abituato), ma in questo tempo mi sono sentito più isolato. Ho avuto però modo di sperimentare di più la preghiera, vivere la celebrazione eucaristica tutti i giorni, il Santo Rosario: la preghiera mi ha dato tanta energia, e non sono stato l’unico. Ho notato che molte persone si connettevano e vivevano questo momento insieme a me: molta gente aspettava le 18:30 per entrare su Facebook e partecipare alla diretta. Questa cosa mi ha gratificato tantissimo, sento di essere riuscito a entrare ancora di più nel cuore della gente. Felitto ha cambiato anche il modo di vedere il mio pensiero, come persona e come sacerdote.
9) Parlando dei social, quali sono i pregi dei queste piattaforme nell’ambito di un’attività come la sua?
9) Diciamo che la Chiesa, e anche il nostro vescovo e il Santo Padre, fa molto uso dei social. Ormai, nel mondo in cui viviamo adesso, penso che siano mezzi davvero utili, perché raggiungono tante persone, come i malati, gli anziani e chi vive momenti di solitudine.
Ne faccio buon uso, e ne faccio tanto uso: soprattutto le dirette Facebook, che sono molto importanti.
10) Che messaggi cerca di lanciare con i social?
10) Cerco di lanciare messaggi soprattutto non tanto attinenti alla Chiesa, ma più riguardanti il sociale e il vivere nel sociale. Parlo di responsabilità civile. Se tocco qualche tema politico o del buon vivere (non cristianamente, non metto le mani avanti sulla religione), lo faccio perché bisogna rispettare gli altri e i beni di tutti.
11) Un parroco può guidare a livello civile, come se fosse una sorta di “capo” o di figura speculare e parallela a quella del sindaco?
11) Può guidare, sì, ma non può avere la stessa autorità. All’esterno, posso dare un consiglio, ma non posso imporre o chiedere a qualcuno di togliere la macchina, se la parcheggia in un certo modo. Posso dirglielo, ma senza quell’autorità.
12) Per quanto riguarda sempre social e quarantena, le è capitato che qualcuno le scrivesse per dirle di essersi ricreduto sul suo operato o sulla sua persona?
12) Da quello che mi hanno detto, sì. Tu non puoi immaginare ancora adesso, a distanza di mesi, quanti messaggi io riceva su WhatsApp e Messenger, in cui mi ringraziano per la mia vicinanza spirituale (per esempio quando è morto qualcuno, e sono stato vicino ai familiari con la preghiera e la celebrazione eucaristica).
13) E a livello non prettamente spirituale?
13) Sì, anche questo è capitato. Io sono contento anche se una o due persone tornano alla casa del Signore, anzi, all’ovile come una pecorella. Io penso di essere riuscito a far cambiare idea a tante persone che prima avevano posizioni diverse, o che non la vedevano in certo modo. Molte persone, anche grazie alle dirette, si sono avvicinate a me e alla spiritualità.
14) Nel modo di comunicare, che modalità sceglie per avvicinarsi alle persone?
14) Chi mi conosce, sa che la mia omelia cambia a seconda del paese. L’omelia che faccio a Felitto viene dalla realtà del paese, dopo essermi calato nella realtà felittese. E faccio così anche nelle altre realtà di parrocchia.
15) Quali sono i suoi progetti futuri e cosa augura, dal profondo del cuore, a Felitto? E inoltre, le sue prossime “battaglie”?
15) Di futuro è difficile parlare, perché lo lascio nelle mani del Signore. Voglio essere seppellito a Felitto, quindi un domani voglio restare anche qui, questa è la mia prima e unica parrocchia. Come ho visto crescere tanti di voi (molti li ho portati anche al matrimonio), così ho vissuto momenti lieti e anche tristi. E vorrei restare qui. I progetti li lascio al Signore. Considera pure che qui, a Felitto, c’è una vocazione al sacerdozio, che è nata e cresciuta con me, e posso dire che questo è il frutto anche del mio lavoro: ho seminato, e avrò la gioia il prossimo settembre di poter raccogliere, insieme a Mario Bamonte. Spero che il popolo possa continuare sempre sulla via della preghiera, e come è nato Mario potrebbe nascerne anche qualche altro: di sacerdoti c’è sempre bisogno. Per quanto riguarda le battaglie, vi è la realizzazione del restauro della Chiesa Madre. Sì, è stata finanziata dall’8 x 1000, ma il sottoscritto dovrà stare in prima linea perché ci sono molte cose da fare, e porterò avanti questa battaglia, anche se pacificamente.
A cura di Monica Acito