Il vescovo della Diocesi di Vallo della Lucania, Monsignor Ciro Miniero, con la nomina di don Ernesto Nunziata a parroco di Piaggine, pone fine alla “contesa” che ha “animato” due intere stagioni, l’autunno e l’inverno, a cavallo del 2019 – 2020 la comunità Piagginese
Don Ernesto ha anche l’incarico di vice parroco di Sacco dove ufficialmente è parroco don Carmine Troccoli priore del santuario del Sacro Monte di Novi Velia.
Il giovane prete, ordinato sacerdote nel settembre del 2018, ha studiato a Napoli presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, ha 28 anni ed è originario di Pisciotta. Ha vissuto e operato per molto tempo ad Agropoli, ed è stato vice parroco ad Alfano, Montano Antilia e Laurito.
Il sacerdote si è insediato nella Parrocchia “San Nicola di Bari” di Piaggine avendo al suo fianco Don Cosimo Cerullo, decano e vicario del vescovo nella Valle del Calore, Don Domenico Sorrenti e don Franco Angione che lo hanno preceduto come reggenti temporanei della parrocchia.
“È stata una gioia enorme aver appreso che il nostro Borgo avrà una guida spirituale che potrà dedicarsi, quotidianamente, alla crescita cristiana ed al sostegno morale della nostra popolazione e siamo sicuri che verrà accolto come un figlio, un padre, un fratello, da tutti.” Così ha commentato la nomina Guglielmo Vairo il giorno dell’insediamento abbracciandolo sull’altare.
Don Ernesto si è presentato alla Comunità di Piaggine augurandosi di poter “scalare la montagna tutti uniti in un’unica cordata”
Nel salutare l’arrivo del nuovo parroco, tutta la comunità a tirato un respiro di sollievo in quanto mette fine ad una della più forti tensioni mai avvenuta nella comunità piagginese che ha visto coinvolto in modo corale l’intero popolo: sia chi frequentava abitualmente le funzioni religiose sia quanti “celebravano” il rito laico della sosta in piazza la domenica mattina e vanno in chiesa in occasione delle feste comandate o di cerimonie funebri o matrimoni.
L’ultimo passo fatto verso la comunità dal Vescovo Ciro Minieri alla fine dell’inverno, aveva già messo la prima pietra per ricostruire un clima più sereno. Infatti, fu durante la sua venuta a Piaggine per difendere la scelta fatta con l’invio di don Domenico Sorrenti che promise che avrebbe cercato e trovato una soluzione definitiva con la nomina di un parroco effettivo. Domenica 28 giugno è il giorno del rasserenamento sia dei Piagginesi verso il vescovo sia all’interno del paese.
In realtà, l’epidemia di Corona virus aveva già spento gli ultimi focolai di protesta contro l’allontanamento di don John già da tempo. Il prete inviato da Minieri a sostituire Don Aniello Palumbo, che si era fatto da parte per motivi di età, aveva portato una ventata di gioviale interpretazione del ruolo di parroco conquistando giovani e anziani, credenti praticanti e cattolici non praticanti.
Don Domenico Sorrenti, inviato a Piaggine in sostituzione di don Franco Angioni, non era stato accolto bene dalla parte più esacerbata dei fedeli che aveva guidato la protesta anche contro l’arrivo di don Loreto Ferraresi costretto a rinunciare.
Don Ernesto Nunziata avrà un compito difficile ma ha maturato esperienza e capacità di discernimento per non rendersi conto del fatto che i Piagginesi vanno riconquistati alle frequentazioni religiose e sensibilizzati sulla necessità di aprire un nuovo capitolo nei rapporti tra la parrocchia e i fedeli. C’è necessità di espellere le scorie prodotte da mesi di forte contrapposizione con il vescovo e, cosa più importante, all’interno stesso della comunità.
Saranno proprio coloro che hanno sofferto di più l’assenza del conforto religioso durante la “feroce” esperienza del confinamento, che ha impedito al popolo di avvicinarsi ai sacramenti, accompagnare i propri cari al cimitero dopo l’ultimo saluto in chiesa, a fare da battistrada nella ripresa di una vita vissuta normalmente per poi andare oltre e “scalare” quella montagna uniti in un’unica cordata.
Questo perché se pur la montagna è la stessa, ognuno sceglie come e con quali mezzi scalarla per giungere in cima.
I Piagginesi hanno un secolare rapporto con la montagna che è il Cervati. Ognuno sale sul monte con i mezzi che ritiene più opportuni e adatti alle sue capacità fisiche. Come diverse sono le sensibilità per le quali ci si accinge all’impresa: religiosi (visita alla Madonna della Neve), sportivi, turistici, scampagnate, campeggio …
Trovare un comune denominatore per muovere le coscienze è impresa ardua e ha bisogno di tempo, lavoro quotidiano e pazienza. Per una irripetibile congiunzione “astrale” don John ci riuscì in poco tempo e questo ha provocato il terremoto che lo ha fatto allontanare.
Il Vescovo Minieri si aspetta da don Ernesto un atteggiamento attento e un lavoro costruttivo a partire dalle fondamenta sulle quali costruire il futuro religioso che sia punto di rifermento ed esempio per l’intera comunità che dovrà ripartire insieme senza scossoni.
Bartolo Scandizzo