Lo abbiamo visto pattugliare e sorvegliare la costa capaccio-pestana col suo fedelissimo cane bagnino Morgan. Lo abbiamo visto tirare fuori dalle onde centinaia di turisti. Lo abbiamo visto tra i ragazzi, tra le nuove generazioni che di anno in anno lo hanno guardato come una guida per il mondo del salvataggio e non solo. Elio Mottola, classe 1952, originario di Ostigliano, residente a Capaccio Paestum da oltre 50 anni, rappresenta il simbolo del salvataggio moderno che lui ha elaborato e consolidato introducendo nel panorama balneare una nuova cultura che attribuisce al ruolo del bagnino una importanza determinante per il turismo locale; riconoscendogli dignità e autorevolezza. Con lui alla guida della Salvamento il tasso di mortalità dovuto ad annegamenti si è ridotto drasticamente apportando un grosso contributo a tutto il contesto turistico locale. Nessuno prima di lui aveva aggregato così tanti ragazzi attorno ad un progetto rivoluzionario che in qualche modo evolvesse la cultura della balneazione sicura e che guardasse, almeno come impostazione, al modello organizzativo romagnolo.
Già medaglia d’argento per aver trattato in salvo dalle onde 4 persone in zona licinella nel 1983, medaglia di bronzo al Criterium Militare e medaglia d’oro al 4° Battaglione della Guardia di Finanza, l’ex pugile e direttore della Salvamento è stato alla guida della protezione civile di Capaccio Paestum dal 1996 al 2000. Ricevendo, proprio in quegli anni, l’ennesimo encomio per aver partecipato alle operazioni di salvataggio e recupero della popolazione di Sarno colpita dalla frana il 5/5/1998.
Da sottolineare soprattutto il suo impegno negli ultimi anni per la balneazione dedicata ai disabili, grazie ad una sedia speciale che all’occorrenza Elio disloca lungo tutto il litorale.
Più che un uomo, Elio Mottola è stato il padre, almeno per una volta, di molti ragazzi del territorio che con lui hanno condiviso l’estate capaccio-paestana. Un’esperienza che per molti giovani resterà un ricordo indelebile da conservare nel cassetto delle cose belle della vita.
Arturo Sica