Il paesaggio che ci circonda, sia quello naturale che urbano, oltre ad essere simbolo di vita e di bellezza, è anche un valore identitario e riveste un ruolo e un significato importante per chi lo vive. Salvaguardarlo è un dovere che non si dovrebbe limitare solo all’adozione di uno stile di vita eco-sostenibile (cosa di per sé già molto difficile), ma richiede anche il mantenimento e la cura attenta della sua estetica. Essendo un luogo di memoria, per garantirne una trasmissione duratura e “viva” alle generazioni successive si rendono necessari interventi che abbiano effetti di ampio raggio e lunga durata.
Quando visitiamo un luogo, che sia una città o un piccolo borgo di poche anime, ci viene naturale andare a vedere la sua parte più antica, quella originaria, la più autentica e suggestiva, comunemente nota come “centro storico”. Le sue pietre, le sue mura, i suoi monumenti, la configurazione dei vicoli, il patrimonio storico-artistico ecc. sono testimonianza di un passato ancora vivo e rimandano ad un diverso rapporto spazio/uomo rispetto a quello odierno e a un diverso modo di viverlo e percepirlo.
Considerati come beni culturali, la legislazione urbanistica vigente mira alla conservazione e valorizzazione dei centri storici, ma gli interventi consentiti, sia a livello urbanistico che architettonico, rientrano nei piani regolativi e attuativi dei singoli Comuni. Pertanto, spesso il loro destino dipende anche dalla maggiore o minore sensibilità degli enti locali verso la loro tutela e salvaguardia, nonché dalla loro cultura del territorio.
Oggi un fenomeno nazionale che in Campania sta avendo, purtroppo, una rilevante diffusione è quello dello spopolamento e/o dell’abbandono parziale o totale dei centri storici. In particolare, dei centri interni che per ragioni prevalentemente economiche hanno subito o stanno subendo una progressiva emigrazione. Qui si trovano sempre più case in vendita, strutture fatiscenti e una popolazione per lo più anziana.
I motivi sono diversi. Da un lato, dicevamo, ragioni economiche, carenza di servizi e attrezzature; a volte, anche una posizione geografica scomoda e isolata. Tra i vari casi, un esempio di questa tipologia di centro storico in stato di semi abbandono è Sant’Angelo a Fasanella, borgo caratteristico della provincia di Salerno che sorge su uno sprone roccioso alle pendici sudorientali del Massiccio degli Alburni, nell’Alto Cilento. Famoso oltre che per essere un luogo ideale per gli amanti della natura e del trekking, anche per essere sede di due Patrimoni UNESCO, l’Antece, una scultura rupestre del IV sec. a.C. raffigurante un antico guerriero e la grotta di San Michele Arcangelo. Un paese con un’economia essenzialmente agricola, i cui disagi economici legati ad una posizione geografica abbastanza isolata e ad una situazione di arretratezza hanno portato ad un progressivo esodo di popolazione attiva. Attualmente ci vivono circa 550 persone.
Dall’altro, ci sono spesso anche ragioni di calamità naturali, come terremoti e/o frane, che hanno comportato l’abbandono totale dei centri e la duplicazione degli stessi a pochi Kilometri dai vecchi centri abbandonati. È il caso esemplare nel Cilento di Roscigno Vecchia.
Questo piccolo paese dell’entroterra cilentano poco distante da Sant’Angelo a Fasanella ha subito una lenta emigrazione iniziata a partire dal 1902 e terminata definitivamente sul finire degli anni ’50-’60 del secolo scorso per la natura franosa del terreno. Completamente disabitato o quasi, data la presenza di un unico residente, Giuseppe Spagnuolo, che dopo un periodo di emigrazione ha scelto di ritornare nella sua terra natìa e diventare una sorta di custode della memoria. Spopolato, ma non del tutto abbandonato. Da alcuni anni, infatti, Roscigno è protagonista di diversi progetti di rivitalizzazione che l’hanno già vista scenario di eventi di promozione dei prodotti locali, primo fra tutti l’olio d’oliva o come set cinematografico, oltre ad essere diventata un paese-museo tra i più belli d’Italia, le cui testimonianze sono conservate nel Museo di Civiltà Contadina.
Resta ancora molto da realizzare ma va lodato e preso come esempio lo spirito con il quale gli enti locali promuovono le varie iniziative di rilancio del piccolo centro, sempre attenti a non snaturare il suo carattere rurale e a non alterare il rapporto del luogo con la sua gente.
Angela Cimino