Il Parco a Ruderi è un Parco tematico, ideato su circa un quarto del centro storico di Auletta. L’antico abitato si sviluppa lungo un pianoro collinare fino ai bordi di una rupe che guarda, come nella tradizione italiana, da un lato verso l’insediamento del paese del dopoguerra, dall’altro verso il paesaggio collinare, il fiume Cretazzaro, l’insediamento di Caggiano. I caratteri sono quelli tipici di un tessuto edilizio che progredisce a partire dal castello per diffondersi in forme libere e naturalistiche, alternando pochi palazzetti padronali a semplici case via via più povere, nel destino di densità edilizie sempre più alte e vicoli sempre più stretti. Il Parco occupa la parte più densa dell’abitato, laddove le stradine divengono cordonate, cessano i negozi e le case sembrano come precipitare verso il bordo del dirupo, con una vita collettiva coagulata in un unico, drammatico, magma di uomini, pietre, nero fumo e povertà. Lo stato di una vita contadina povera, poverissima, viene rotto, scompaginato e con ciò stesso portato alla luce della coscienza nazionale, dal terremoto del 23 novembre 1980. Gli abitanti lasciano questa parte del centro storico per venire alloggiati nella modernità dei prefabbricati, con i problemi e le contraddizioni che nascono dal fondersi, repentino e senza mediazioni, di mondi fino a ieri lontani improvvisamente uniti nella cultura dell’emergenza. All’emarginazione fisica, al terremoto, si aggiunge ora l’abbandono, totale e senza remissione. La natura progredisce dentro le case, le case regrediscono allo stato di natura. L’obiettivo non è creare un museo a cielo aperto ma testimoniare una storia, che è complessa ma prosegue un suo cammino, predisponendo lo stare in riflessione nel silenzio dei luoghi, nella percezione e nel rispetto di tutti i segni, in una santificazione quasi monastica del quotidiano.
Era giovedì 6 dicembre 2018 quando su questo giornale vi parlai del Parco a Ruderi del Comune di Auletta che stava diventando un esempio di progettazione architettonica. Vi parlai anche di rivitalizzazione dei borghi colpiti dal sisma, nell’ambito della Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia. Ve ne parlai per dirvi che in quell’occasione, all’interno della mostra è stato fatto un evento di presentazione dedicato ad Auletta ed un protocollo di intesa tra il Comune di Auletta, la Fondazione MIdA e l’Università di Architettura di Venezia. Auletta è stato scelto insieme ad altri 4 Comuni divenuti luoghi-simbolo del terremoto. Dal 26 maggio al 25 novembre 2018 sono state messe in mostra foto, video ed installazioni che raccontano la storia dei 5 borghi italiani.
Obiettivo primo dell’esposizione “Borghi of Italy – NO(F)EARTHQUAKE” è stato quello di sensibilizzare la società sul tema del “conservare in sicurezza” i borghi del nostro Paese, in cui coloro che li vivono – e che li vivranno – possano sentirsi “liberi” dalla paura del terremoto e liberi di ritornare ad abitare in questi che sono considerati – anche nell’immaginario internazionale – i luoghi più caratteristici d’Italia. Si introduce così il concetto di “rivitalizzazione sostenibile” di un borgo e del suo territorio circostante: la tutela del territorio e delle comunità, la valorizzazione delle risorse ivi esistenti in un’ottica di innalzamento delle opportunità di crescita sociale ed economica, di sviluppo turistico delle comunità locali e di ripopolamento dei borghi italiani.
Il progetto del Parco a Ruderi, ideato dal Comune di Auletta e dalla Fondazione MIdA, prevedeva il restauro, il recupero e la vivibilità del centro storico di Auletta, così come lasciato dal terremoto del 1980. I lavori stanno andando avanti, sono già a buon punto. Il “Parco a Ruderi”, finanziato con i fondi del Cipe per circa 10 milioni di euro, necessari al risanamento idrogeologico del centro storico, avrà l’obiettivo di combattere lo spopolamento valorizzando il patrimonio storico di Auletta. L’antico borgo medioevale della cittadina presto diventerà un “borgo albergo”. L’area archeologica rinvenuta dopo il sisma del 1980 ad Auletta, definita dai suoi abitanti la “Pompei moderna”, è stata, nel corso degli ultimi decenni, oggetto di studio e di concorsi che hanno visto impegnati architetti provenienti da ogni angolo del mondo, partecipare a bandi pubblici indetti dal Comune, per la messa in sicurezza e la riqualificazione del parco antico. Le numerose abitazioni in pietra raccontano la vita degli abitanti del Tanagro fino agli inizi degli anni ‘80 quando la vita contadina fu interrotta dalla furia del sisma del 23 novembre 1980, che provocò morti e sfollati, devastando intere città della Valle del Sele e del Tanagro. Il borgo antico presto si trasformerà in “borgo- albergo” e sarà collegato ad un percorso turistico-archeologico-speleologico con le Grotte di Pertosa-Auletta e i musei MIdA. Auletta, già famosa per le Grotte e per il Carciofo Bianco del Tanagro, punta ora a diventare il primo “borgo-albergo” in area archeologica della provincia di Salerno.
Massimiliano De Paola