Cosa vuol dire nel 2020 vivere in un’area protetta? E cosa vuol dire, in particolare, in questo periodo storico caratterizzato dal Coronavirus?
Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è l’area protetta più importante e vasta della Campania, nonché il parco nazionale più esteso in assoluto. Comprende 80 comuni e 8 Comunità montane e dal 1997 è riserva della biosfera, dal ’98 è parte del patrimonio Unesco e nel 2010 è il primo parco italiano a diventare “Geoparco”.
Peculiarità che caratterizzano l’area cilentana, valdianese e degli Alburni, quindi, ma quanto tutto ciò incide sulla vita di chi ogni giorno tali zone le vive?
Andiamo con ordine: in merito alla prima domanda di cui sopra, possiamo dire che vivere in un’area protetta, sulla carta, presenta una serie di vantaggi. Si va dalla suggestione e bellezza di ambienti e paesaggi, alla maggiore tutela e ricerca degli aspetti più autentici e genuini legati al sociale, all’enogastronomia ed alle tradizioni, fino ad una spiccata biodiversità ed opportunità di occupazione e benefici economici.
Il Coronavirus e le relative criticità hanno, in parte, se non annullato, quantomeno smussato le specificità riconducibili ai territori, considerando che il ritorno di immagine che, in situazioni normali, si ottiene anche grazie alle stesse aree protette, è stato temporaneamente “messo da parte”.
Ma la dieta mediterranea, la longevità, le dinamiche legate al turismo ed all’artigianato restano elementi peculiari e preziosi per “proteggersi” dalle insidie esterne. Le risorse presenti rappresentano, infatti, una riserva a cui è sempre possibile attingere. Tutto ciò conduce verso un futuro più sostenibile?
Gli elementi oggettivi farebbero dire di sì, anche se bisogna “fare i conti”, tra le altre cose, con le caratteristiche e le identità geografiche, morfologiche, sociali e “politiche” dei territori in questione.
Per quanto riguarda, per esempio, il Vallo di Diano, il comprensorio, oltre a rientrare nell’area protetta, rientra nelle aree interne. Componente, quest’ultima, penalizzante in termini di infrastrutture e servizi, ma foriera anche di opportunità.
In tal senso il documento dal titolo “Strategia d’Area Vallo di Diano – Verso la città Montana della Biodiversità” rappresenta la sintesi del lavoro svolto per la definizione di una strategia territoriale comune. Attraverso un partenariato locale, ci si prefigge l’obiettivo di contrastare i fenomeni legati allo spopolamento ed allo svantaggio economico e sociale relativi alle aree interne. Tra le aree tematiche coinvolte rientrano la scuola, la sanità, i trasporti e lo sviluppo del territorio.
Riguardo ciò, nella sede della Comunità Montana Vallo di Diano è stato firmato un protocollo per la costituzione di un partenariato, che ha coinvolto diversi agricoltori del posto, volto al recupero, alla valorizzazione e alla commercializzazione dei grandi antichi. L’intervento avrà una dotazione complessiva di oltre 5 milioni di euro.
Quella tra aree protette/interne e marginalizzazione/privazione è, dunque, una “sfida” continua, destinata ad incidere sempre più sull’attività e sulla quotidianità di chi in tali zone vive.
Cono D’Elia