Intorno a me distese d’acqua dai colori verdeggianti. Fondali e grotte sottomarine, ambiente preferito dei sub. Vette, praterie, coste, grotte. Finiscono per narrare l’incontro di specie e uomini, civiltà e insediamenti. Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, area protetta d’Italia, preserva un patrimonio risultato dalle millenarie interazioni tra ambiente e uomo. Qui piante e animali vivono in sinergia e le riserve marine sono protette dall’inquinamento.
Un’area di infinita bellezza. Dal Cilento al Vallo di Diano. Dalle aree interne a quelle costiere. Aree che presentano un sistema territoriale complesso. La natura carsica delle terre cilentane e la conseguente ricchezza di grotte, sin dal Paleolitico, ha favorito la presenza dell’uomo che in esse si è rifugiato. Le sue tracce continuano attraverso il Neolitico e fino all’Età dei Metalli. Tangibile attraverso «strumenti» ravvisabili lungo le grotte costiere tra Palinuro e Scario; in quelle interne, lungo massicci montuosi. Una presenza la sua che rese possibili scambi con altri popoli, traffici commerciali e marittimi. Ma anche incursioni, dominazioni e sfruttamenti. Numerosi i corsi d’acqua, tra cui il Sele, il Calore, il Tanagro e il Bussento. Due oasi marine protette: Punta Licosa, tra Agropoli e Castellabate; e Punta Infreschi, tra Palinuro e Scario. E poi le Grotte di Castelcivita, Grotte dell’Angelo di Pertosa e Grotta dell’Auso presso Sant’Angelo a Fasanella. Complessi montuosi interni (Alburno-Cervati) e meridionali (Monte Bulgaria). Sulla costa stratificazione di rocce, tant’è che in località Ripe Rosse e a Punta Licosa il paesaggio assume colori e forme inspiegabili. E poi colline, alberi di olivi e fichi. Torrenti, boschi di castagni e lecci. Storia, mito e cultura si incontrano nel Parco Archeologico di Paestum-Velia e nella Certosa di Padula.
La fauna è assai diversificata per via dei diversi ambienti presenti sul territorio. Al punto da dare vita a specie dall’alto valore naturalistico. Sulle vette o rupi troviamo l’Aquila reale o la Lepre italica. Presenza che rappresenta popolazioni autoctone appenniniche, ormai estinte. Altre specie si ritrovano tra i pascoli e i prati. L’Astore, un uccello rapace, ormai in declino abita le foreste di faggio. Nei corsi d’acqua non è raro trovare la Salamandra. Nelle acque più limpide, invece, abbondano la Trota ed il Merlo acquaiolo.
Troviamo circa 1800 specie diverse di piante autoctone spontanee, molte delle quali rare. La più nota è la Primula di Palinuro, simbolo del Parco. Il Giglio marino, invece, popola le spiagge. Le scogliere a diretto contatto con gli spruzzi del mare e le falesie sono costellate da altre piante ancora, come la Campanula napoletana. Dando vita ad un paesaggio costiero unico e diversificato. Qui non è raro trovare boschi sempreverdi e la macchia mediterranea. Nell’interno troviamo per lo più Querce e Castagni.
Poi ci spostiamo a Licosa – il nome si pensa derivi dalla sirena Leucosia – nell’Area Marina Protetta Santa Maria di Castellabate. Nelle sue acque sono visibili i resti sommersi dell’omonima città greco-romana, una villa romana e una vasca per l’allevamento delle murene. Specie animali e vegetali uniche al mondo e perciò soggette a particolari forme di tutela. L’Isola ospita un tipo di lucertola endemica dalla livrea verde e azzurra. Qui tra Licosa ed Ogliastro Marina le rocce composte da diverse stratificazioni assumono tinte molto particolari. Nei fondali cavità e spaccature sono il rifugio di Posidonie Oceaniche, murene e aragoste. Non mancano spugne e coralli. Habitat perfetto anche per le tartarughe Caretta Caretta, che qui depositano le loro uova. Tipica del luogo è la “rossa di Licosa”, una triglia di scoglio dal sapore unico.
Sulla costa che va da Marina di Camerota a Scario nel Golfo di Policastro, troviamo l’Area Marina Protetta degli Infreschi. Qui si concentrano insenature, grotte, spiaggette, sorgenti d’acqua sottomarine. Da non perdere Grotta Azzurra, Cala Bianca, Grotta degli Infreschi, la Piscina degli Iscolelli, la Sorgente di Santa Caterina, le spiaggette della Masseta, l’orto botanico del Marcellino.
Le Aree Marine Protette sono suddivise in zone, nelle quali l’attività umana è regolata da divieti e permessi per conservare al meglio l’ambiente naturale. Una natura selvaggia, rigogliosa di profumi e sapori, culla della Dieta Mediterranea. Il Parco è popolato da una varietà di esseri viventi, organismi, esseri piccolissimi, piante, animali ed ecosistemi tutti legati l’uno all’altro, tutti indispensabili. Anche noi facciamo parte della biodiversità e sfruttiamo i servizi che ci offre. La biodiversità garantisce la sopravvivenza della vita sulla Terra. L’uomo deve preservare l’ambiente e le risorse della Terra per le generazioni future. Venerdì 5 giugno si è celebrata la Giornata Mondiale dell’Ambiente 2020, che ha posto al centro la biodiversità, ricordando che l’ecosistema di molti ambienti è a rischio. Una minaccia per la sopravvivenza degli uomini. Il PNCVDA, con le sue azioni di tutela, conservazione e valorizzazione si occupa di preservare tutti questi equilibri. Ottimizzando le attività economiche, in particolare quelle agricole, zootecniche, forestali, turistiche. Promuovendo anche attività di ricerca scientifica e studio di educazione ambientale.
Qui in Cilento c’è ancora il paradiso. E non ne siamo così consapevoli. Tant’è che spingiamo lo sguardo sempre altrove per ricercare chissà quale idea di benessere. Per preservare dei luoghi, come questo, con presenze autoctone e con identità irripetibili, non basta neppure la sola consapevolezza. Perché se così fosse, si lascerebbero queste meraviglie alla deriva. La consapevolezza può dirsi tale quando ci si adopera per la crescita, la valorizzazione e il benessere di ogni specie. Si fa il possibile affinché luoghi tali non siano vittime dell’incuria e dell’abbandono. Non basta adagiarsi sul Bello che abbiamo intorno. Bisogna incontrarlo, toccarlo, preservarlo e valorizzarlo. Viviamo in un paradiso naturale, abbiamo la possibilità di raggiungere le coste, toccarne le acque. Possiamo scalare le ripide vette e congiungerci con la natura. Possiamo assaporarne i prodotti spontanei. Del resto, viviamo nella patria della Dieta mediterranea, un accesso privilegiato al benessere fisico e mentale. Sì abbiamo tutto questo. Ciò non toglie che non dobbiamo preservarlo. Soprattutto in un momento critico come questo, in cui il Pianeta ci chiede di agire. Dietro al “non abbiamo più tempo” non sentiamoci privi di responsabilità. Lo siamo tutti. Anche quando calpestiamo un giglio di mare. La biodiversità potrà essere eterna se solo ne coglieremo l’importanza. Salviamola e lei salverà noi.