Premessa in otto punti:
- I pennelli, le terre, i coltelli, il gesso, le tempere e gli olii, in numero impressionante come un esercito in punto di guerra, tutto l’armamentario in fila, sul chi va là, il cavalletto di tante battaglie con la lampada specifica per la notte, gli odori dell’olio di papavero e della essenza di trementiva. Il campo di lavoro in attesa.
- Solitudine.
- Non appena un ippopotamo s’arrampica sulla luna, i cani e i gatti firmano un armistizio e gli orchestrali mettono ordine tra gli spartiti, le tigri hanno cominciato a pisciare sulla testa dei leoni e quest’ultimi s’apprestano a nuotare tra i laghi ghiacciati del Polo-Nord.
- Nel mentre i caimani del Nilo e le foche ammaestrate, con il raffreddore, e le balene hanno incominciato a danzare ritmi pop nelle paludi, non appena il gallo canta al tramonto anziché all’alba e le scimmie, per incantesimo, rimangono sospese sulle liane in procinto di saltare all’ora X.
- Pioggia.
- E i parassiti specialisti in sprechi regionali e di Fondi europei e gli artisti di corte incominciano a dormire nelle loro topaie di lusso, le messaline e i proci hanno mangiato a sbafo, per l’ennesima volta, a spese dello stato, non appena è terminato l’ultimo festival della stagione.
- Silenzio.
- Si comincia finalmente a dipingere sulla tela bianca che aspetta impaziente, come una donna in amore, d’essere violata e ti abbandoni senza riserve, alla favola della pittura e al suo interminabile esercizio con la mente vigile e senza scadenzario.