Quali sono le sue origini?
Ho la fortuna di avere due genitori campani entrambi della provincia di Salerno. Seppure all’anagrafe sono censito come nato a Bari e poi trasferito a Lagonegro (per motivi di lavoro di mio padre), ho vissuto gran parte della mia infanzia e dell’adolescenza nel Golfo di Policastro, più precisamente a Torre Orsaia in Cilento.
Attualmente dove risiede?
Non ho mai fatto scelte drastiche di lasciare il sud per andare a vivere per esempio a Milano o a Roma che per il mio lavoro sarebbero risultate “più’’ comode”, ho sempre cercato di rimanere saldamente legato alla mia terra. Da ormai 5 anni risiedo a Napoli e godo del privilegio di essere in uno dei posti più belli al mondo.
Di cosa si occupa?
Continuo da 30 anni ad essere nel mondo degli eventi, producendo appuntamenti importanti noti al grande pubblico e da qualche anno sono impegnato anche in produzioni televisive
Come ha cominciato la sua carriera?
Ho iniziato coltivando due grandi passioni, la musica e la radio. Fino all’inizio degli anni ’90 ne avevo una di proprietà, poi una legge dell’epoca sterminò gran parte delle radio libere e purtroppo sono stato costretto a chiuderla. Successivamente ho iniziato la collaborazione con volti noti per i quali organizzavo serate nelle discoteche d’Italia, nomi come Fiorello, Amadeus, Albertino e poi ho iniziato a organizzare veri e propri eventi riconosciuti a livello nazionale. Da questa gestazione lunga nasce il progetto Casa Sanremo che ormai seguo da 14 anni e che quest’anno si è integrato con la struttura Festival di Sanremo ed il grande progetto di portare in piazza, dopo 70 anni, il Festival. Aver prodotto questa manifestazione è stato molto gratificante.
Quali saranno secondo lei le conseguenze che questa drammatica pandemia avrà nel suo settore?
Il Covid ha cambiato la vita a tutti, l’ha riscritta secondo me per il modo in cui si è presentato e ci ha bloccati. Il mio settore sarà l’ultimo a ripartire nel modo canonico che conosciamo. Sta cercando di reagire con grande spirito d’iniziativa ma senza aggregazione è una battaglia persa. Ne risentirà tutto il comparto fatto non solo di artisti ed organizzatori ma di figure professionali che oggi non hanno una certezza sul futuro immediato. Sarà una grande sfida resistere per poter essere pronti a ripartire sconfiggendo oltre al virus, le paure della gente che non sarà vogliosa di riunirsi nelle piazze e negli stadi.
Quali sono i suoi progetti futuri?
Nell’immediato ho intenzione di beneficiare delle cose belle che fino ad ora non mi sono goduto, le cose semplici che ho sempre avuto ad un passo da me e che forse non mai avuto il tempo di apprezzare.
Può svelarci qualche anticipazione della prossima edizione di Casa Sanremo?
Sicuramente non si svolgerà a febbraio, stiamo discutendo sullo slittamento in avanti dell’intero evento per permettere che timori e insicurezza abbiano il tempo di essere sconfitti. Non sarà facile ma posso garantire che anche durante i giorni più bui del mese di marzo non ci siamo mai arresi e stiamo progettando tutto come se accadesse domani. Bisogna resistere.
Ci racconta l’esperienza più bella che ha vissuto nel suo lavoro?
Su questa domanda potrei raccontare per ore, non credo ci sia un episodio in particolare. Ho la fortuna di fare un qualcosa che non definisco lavoro, che amo in modo indescrivibile perché mi emoziona infinitamente. Auguro a tutti di poter fare quello che si ama.
Cosa rappresenta per lei il Cilento?
Difficile poter dire cosa rappresenta per me questa terra meravigliosa. La sensazione più bella quando ne sento parlare in giro per il mondo è ritrovarsi per un attimo a casa. È sicuramente un esempio che mai come ora, in questo periodo, può essere preso come modello per ripartire, l’essere costituita da piccoli centri in cui il distanziamento sociale era vista come una debolezza, si è rivelata una grande fortuna.
a cura di Lucrezia Romussi