Salpa la nave d’inverno, Napoli-Palermo, un brindisi con Corto Maltese ed è una notte di cicatrici e di stelle. Domani mattina rivedrò l’isola delle femmine, un mercante imbroglione, Castellamare del Golfo. Ad Acireale mi aspetta Franco Conti, ex-pirata, con le sue magie e la fatica con le carte lavorate a mano e tra confusi progetti, l’odore della sangria, vuoti di memoria, colori a olio e benzina, un salto a Bagheria nella casa museo di Guttuso, le letture di Buttitta e poi giurare amore eterno a Selinunte e Segesta, amore eterno ma veloce di una settimana perché non posso tradire Poseidonia, la mia città di Paestum che attende come Penelope il mio ritorno. Ad Alcano nuove mappe da compilare, ad Acireale un nuovo oroscopo su carta del mio futuro, mappe da dipingere, carte di Sicilia per ricordarmi di non ricordare, graffiti, conchiglie e scritture. Un intreccio, un corto circuito tra la pittura della Magna Grecia, il teorema di Pitagora, Piazza Armerina, i melograni di Paestum e l’odore arabo della cucina, le tonnare, i suoni e la musica del dialetto. A Siracusa vorrei dipingere rime e versi che rimangano nella storia ma è soltanto la mia umile storia che dipingo; m’innamoro di mappe disorganizzate, dell’incontrario del turista, disegnatore di carte da sconsigliare ai viaggiatori di agenzie e di gite organizzate chiavi in mano. Con le carte di Franco Conti la Sicilia costituisce, come per Paestum, un intrattenimento infinito tra il dorico e il moderno, un labirinto di segni e di colori alla ricerca del piacere e del silenzio della pittura.
Acireale, dicembre 2002