Gli anziani sono stati la fascia di età più colpita dal coronavirus. Per circa due mesi sono stati costretti a restare in casa per proteggere la propria salute da questo virus. Alcuni son rimasti da soli in casa ad affrontare questo problema che è spuntato all’improvviso, altri hanno avuto la fortuna di poterlo affrontare con l’aiuto di familiari o di badanti.
Vi racconto i due mesi più difficili dei miei genitori. Per fortuna con loro c’ero io, ma all’inizio è stata più dura per me che per loro. Mio padre, ottantanove anni compiuti il dieci novembre dell’anno scorso, all’inizio non credeva che la situazione potesse in poco tempo diventare così grave. Mia madre, ottantasette anni compiuti senza poter festeggiare il primo marzo di quest’anno, all’inizio era lei a dare manforte a me incoraggiandomi in ogni modo. Loro ne hanno passate tante. Sono nati negli anni trenta, hanno vissuto tutto il periodo della seconda guerra mondiale. Certo, erano piccoli, ma a quel tempo si cresceva più in fretta per via della miseria e pure la guerra ha contribuito in questo senso. Poi l’Italia nel secondo dopoguerra ha fatto un grande balzo in avanti e lo hanno fatto pure loro andando in Germania. L’Italia è arrivata a diventare la quinta potenza economica mondiale e i miei genitori sono riusciti a crearsi una famiglia con quattro figli tra cui io, si sono costruiti una casa ed hanno acquistato vari terreni.
Ma torniamo all’inizio di questi due mesi difficili e travagliati. Per mio padre è stato più difficile. Lui ha sempre concepito la casa come un ritrovo per mangiare, per fare il pisolino dopo pranzo, per guardare la tv la sera e per dormire la notte. Quando si è accorto che la quarantena man mano tendeva ad allungarsi, gli è cominciata a venire la febbre, solo in senso figurato per fortuna. Lui è uno che fuori casa sa fare tantissime cose e durante la sua vita non è stato mai fermo, ma in casa no. Non era preparato, ma in fondo nessuno era preparato a questa quarantena forzata, perché nessuno poteva prevedere che potesse accadere qualcosa del genere. Convivere per tante ore al giorno è stata dura per lui, ma anche per me e per mia madre lo è stato. Vederlo appisolarsi in continuazione sulla sua poltrona mi ha fatto male e, quando più volte gliel’ho fatto notare, lui non l’ha presa bene e nemmeno io ho preso bene la sua reazione. Gli ho suggerito di partire col leggere un buon libro, lui ha iniziato con la Bibbia, i libri che leggo io a lui non piacciono. Nei giorni successivi ha capito il mio malcontento che era rivolto soprattutto a salvaguardare la sua salute mentale ed ha iniziato a distrarsi facendo piccoli lavori in casa da seduto, tipo sbucciare le fave che io raccoglievo in campagna e cose del genere. Per evitare l’indebolirsi di muscoli ed ossa ha iniziato a fare su e giù per la scala di casa almeno una volta al giorno per arrivare al giardino davanti casa a fare due passi e fermarsi a dare il buongiorno a tutti i vicini di casa dialogando un po’ con loro. Sabato scorso è stato il primo giorno, dopo due mesi, che è tornato in campagna dove ha notato che il gattino non lo riconosce più, non gli va più vicino. Ci è rimasto male. Nei prossimi giorni avrà modo e tempo di farsi riconoscere. Lì noi abbiamo due gatti e tre galline, comprerò altre quattro pollastrelle ovaiole in settimana. È iniziata anche per mio padre la fase due.
Mia madre all’inizio della quarantena è stata la mia forza a livello di aiuto psicologico. Diceva che non mi dovevo preoccupare e che tutto si sarebbe risolto in fretta. Lei è il prototipo di persona che sembra indistruttibile. Non sta mai ferma, il pisolino come me non lo concepisce proprio, anche se quando è stanca crolla pure lei. Ma in generale lei trova sempre il modo di occupare il suo tempo, che sia in casa o fuori per lei non cambia nulla. Non le piace stare in ozio. Si ferma solo subito dopo pranzo distendendosi sul letto per rilassarsi e concentrarsi sulla preghiera, cosa che fa pure prima di addormentarsi a fine giornata. Probabilmente è per questi motivi che lei ha affrontato meglio di tutti la quarantena all’inizio. All’inizio, appunto, lo voglio precisare. Lei è già alla terza fase. Nella sua fase uno è stata, come ho detto, la più forte di tutti. Dopo circa un mese, in quella che definisco la sua fase due, è crollata pure lei, è cominciata a diventare nervosa già a partire dal risveglio e in alcuni giorni la tensione l’ha accompagnata fino alla sera. Da qualche giorno è iniziata quella che io chiamo la sua fase tre nella quale per fortuna è tornata a tranquillizzarsi. Forse le è bastato venire con me per qualche ora in campagna. So che la Natura riesce a fare questi miracoli e a trasmettere tranquillità e serenità. Nei giorni di quarantena lei ha curato un giardino tutto suo, una parte davanti casa ed un’altra parte dietro. Ma a dirla tutta lo ha sempre fatto, ha avuto la costanza di farlo da quando, non mi ricordo più quanti anni fa, siamo entrati in questa casa nuova dopo il terremoto. Io cerco di darle una mano ma fa quasi tutto lei. Dietro casa ci sono un pesco, un fico, un albicocco, un caco, carciofi, fave. Davanti casa ci sono un mandarino, un limone, un pesco nato da poco, e poi, fragoline di bosco, qualche fragola, melenzane che mia madre mette dentro a grandi vasi. E ancora, un po’ davanti e un po’ dietro casa, fagiolini, pomodori, zucchine, e qualcosa sicuramente mi sfuggirà. Gli alberi li poto io a seconda del periodo, di solito approfitto dei fine settimana per farlo. Tutti i nostri vicini seminano, piantano e raccolgono qualcosa. Auletta ha origini contadine, è nel nostro dna trovare il tempo per immergersi nella Natura. In questo particolare momento è stato un diversivo importante e determinante per impegnare il tempo, per resistere, per combattere, per sentirsi ancora vivi.
A dirla tutta, nei giorni di quarantena, la Natura ha salvato anche me. Vedere i fiori dei frutti sbocciare mi ha aiutato tanto a comprendere che la vita va avanti e deve continuare ad andare avanti nonostante il coronavirus. Ho iniziato ad osservare tutto da una nuova prospettiva. La campagna rigogliosa, gli insetti che la popolano, fiori che nascono e si distinguono in mezzo all’erba alta, grilli, lucertole, farfalle, formiche, coccinelle. Ho osservato tutto e tutti. E poi il gattino che gioca con la sua zampa e che mi graffia involontariamente con le sue unghie affilate e poi sale in cima agli alberi di ulivo piccoli e a quelli secolari mentre io raccolgo gli asparagi selvatici seminati un po’ da mia madre e un po’ dagli uccelli quando il seme involontariamente scappa dal loro becco proprio sotto le piante di ulivo. La mia convinzione è che per stare bene bisogna vivere in simbiosi con la Natura.
Carissimi lettori, ho cercato di darvi, a parole mie, la mia lettura, portando come esempio i miei genitori, per dirvi cosa fanno e cosa non fanno più perché costretti al confinamento le persone anziane. Spero di essere riuscito a rendere l’idea.
Massimiliano De Paola