Altavilla Silentina era cinta di mura, in essa si entrava attraverso tre porte, quella di Susa, di Carina e di San Biagio; in seguito gli fu dato un quarto ingresso, Porta Nuova. Ogni passaggio era difeso da due Torri a forma cilindrica, oggi ne resta soltanto una, adiacente a Porta di Susa. Ma queste non erano le uniche torri che si innalzavano lungo le sue mura; altre si disponevano nel perimetro della città a difesa del Castello, la cui costruzione fu iniziata nel XI° secolo da colui che fu ritenuto il personaggio più influente della sua epoca, Roberto d’Altavilla detto il Guiscardo. Di queste torri non si hanno più tracce poiché abbattute nel XVI° secolo per far spazio alle civili abitazioni. Altavilla Silentina rispecchiava, così come rispecchia, la maggior parte dei nobili remoti paesi del sud Italia. Luoghi dove il tempo, per alcuni aspetti, sembra non essere mai trascorso, lasciandoti inebriare di storia e cultura, di memoria e ricordi. Un Castello che sovrasta con austerità i tanti borghi antichi, i quali benevoli si prestano a disegnare viuzze e strettoie, che ancora sanno raccontare storie vecchie di centinaia d’anni. Le sue chiese che hanno conservato nei secoli opere d’arte e affreschi di notevole importanza storico-culturale, il suo convento, edificato intorno al 1435 sotto il pontificato di Eugenio IV; le abitazioni del centro storico, che seppur ringiovanite negli anni per mano di restauri, conservano ancora quel fascino antico che si mescola alla modernità. Non vi è caseggiato che non abbia il suo effetto trascendente nei ricordi di chi questo luogo l’ha vissuto, lo ha amato e lo ama ancora, e lo ricorda anche attraverso quei racconti che nel passato riempivano le serate d’inverno, dinanzi ad un focolare che rendeva tutto più suggestivo.
Altavilla Silentina è antica, probabilmente più di quanto si creda, sulle sue origini si è incerti o quasi, c’è chi la vuole romana piuttosto che normanna, chi altri di origine pestana e chi invece nata sulle ceneri di Carillia, l’antico insediamento che subì l’influenza della cultura greca, che fu coinvolta anche nelle guerre puniche, e magari formata da più villaggi che si estendevano almeno su due contrade, quella del Feo e quella di Falagato. L’antica Carillia, ricordataci anche dal raffinato cultore di filosofia e poesia Tiberius Catius Asconius Silius Italicus nel suo poema epico-storico, dove narra le imprese di Annibale. Carillia dunque come insediamento antesignano di un abitato poi migrato più in collina, è quanto ci racconta anche un ritrovamento di un’Ascia del periodo neolitico, quindi ai tempi degli Enotri, popolo noto anche ai Micenei, che si insediarono in Basilicata, Calabria e in Campania specialmente nel Cilento. Era considerato il secondo grande popolo del Sud Italia, dopo gli Ausoni, nell’età del bronzo. Di tradizione letteraria greca, di origine elladica, questo popolo ha rappresentato la più antica migrazione, in Italia, di un popolo avente origine greca e pare che nel circondario di Altavilla abbia lasciato non poche testimonianze, attraverso oggetti rinvenuti in più luoghi. Molte contrade hanno rivelato in passato abbondante dimostrazioni di antichi insediamenti, manufatti, tombe e monili. Non da meno sono state anche le presenze dei romani e degli antichi abitanti di Paestum, i quali ben prolungarono la loro ricerca di nuovi abitati, oltre a Capaccio vecchio.
Nel 183 a.C., Carillia dovette fare i conti anche con il Pretore Lucio Postumio Albino, il politico e militare romano che sconfisse gli Illari nel 228 a.C., in quanto dovette far valere la sua autorità per sedare la disputa tra pastori e agricoltori i quali – come anche in epoche più moderne – si contendevano i terreni. Altri romani si addentrarono in questi territori, chi all’inseguimento di Spartaco, come Marco Licino Crasso con le sue Legioni, che sconfisse i ribelli nella località oggi nota come Scanno, chi invece con altri incarichi. Diverse località sono ancora oggi conosciute con nomi di noti romani.
Nel medioevo, dopo che l’insediamento di San Lorenzo fu abbondonato per vari motivi e la popolazione si spostò più in alto, Altavilla subì una radicale trasformazione. I Normanni che ormai si erano diretti al Sud sin dall’anno 1000 e che nel 1060 avevano scacciato dal meridione i Bizantini con la conquista di Reggio Calabria, lasciarono una forte impronta in questi luoghi. Diciassette anni dopo, nel 1077, gli Altavilla e Roberto il Guiscardo rimossero anche l’ultimo prìncipe longobardo con la conquista di Salerno, iniziarono così a dominare territori o edificare città. Molte furono le loro opere, tra le quali il Castello, la Chiesa di Sant’Egidio, all’epoca Badia (Badia Nullius di S. Egidio) e alcune case. Nel 1246 Altavilla si trovò parte attiva nella congiura dei baroni contro Federico II di Svevia; i punitori dei congiurati aprirono una breccia nella località Portanova, distruggendo la città, fatto salvo per il Castello e la Chiesa di S. Egidio. Trecento anni dopo fu la città stessa a trovarsi al centro di una congiura e il Castello subì un assaltato da parte di ribelli dapprima al servizio di Isabella Villamarino, la quale aveva ereditato il feudo di Capaccio e Altavilla, e di suo marito Ferrante Sanseverino. Congiura poi sventata con l’arresto di molte persone. Nel 1799 poiché l’eco della rivoluzione francese si udì anche nel Sud Italia, gli Altavillesi non esitarono a schierarsi dalla parte dei Giacobini, al grido di Repubblica e Libertà.
Poco più di un secolo dopo la Grande Guerra chiamò in trincea molti altavillesi, qualcuno di loro si distinse anche in fatto di eroismo. Intanto l’agricoltura e la pastorizia diventavano le principali attività degli altavillesi, condividendo luoghi e terreni, magari con qualche contesa, come duemila anni prima nell’antica Carillia, ma fondamentali per la sopravvivenza della popolazione. Ciò però non fermò la grande emigrazione verso paesi lontani, iniziata già nella seconda metà dell’800, specialmente negli Stati Uniti. Molti emigrati si ritrovarono soldati nella seconda guerra mondiale, ma con la divisa americana, e tanti di loro sbarcarono nel 1943 sulla spiaggia di Paestum. Periodo quello dello sbarco che non lasciò fuori Altavilla Silentina, con le sue tragedie, i suoi racconti di eroismo, i bombardamenti e le sue vittime. Ritenuto luogo strategico, sia da parte dei tedeschi che da quella degli alleati, la città di Altavilla divenne teatro di sanguinosi combattimenti. A causa dei fatti di guerra e del trascorso tragico degli abitanti, nel 2008 il Gonfalone della Città, ricevette la Medaglia d’Argento al Merito Civile. Oggi Altavilla Silentina con la sua storia e la sua cultura, con il suo placido distendersi su di una collina ornata di ulivi, sovrasta con arte poetica la sua pianura, cullata dalle acque del Calore. Orgogliosa di aver vissuto il suo rinnovamento agricolo e industriale e la riforma agraria, che anche per Altavilla Silentina è stata la più grande innovazione del dopo guerra. Un luogo che ha conservato la sua storia e i suoi racconti, le sue origini e le sue tradizioni, un paese che abbraccia le meraviglie di un profondo panorama e con garbo sorride al suo fronte mare.
Glicerio Taurisano