Tra le varie categorie di imprenditori colpiti dal lockdown, vi sono gli imprenditori edili.
Vi sono state molte ricerche di mercato, rivolte alle imprese di costruzioni, che hanno sondato un po’ il terreno per capire la reazione degli imprenditori edili al lockdown: tra queste ricerche, vi è quella di Geojob Recruitment, che ha analizzato il settore delle infrastrutture con un occhio di riguardo al “dopo covid-19”.
Abbiamo parlato con Y. (nome di fantasia, perché non vuole rivelare la sua identità), titolare di un’impresa edile di un paesino dell’entroterra cilentano: come Y., ci sono tanti imprenditori del settore che sono molto preoccupati, soprattutto perché non sanno cosa riserverà loro il futuro. Solo una data, come una bandierina di una boa puntata in mezzo alla tempesta: il 4 maggio.
1) Ciao! Grazie di aver accettato di rilasciare questa intervista! Perché voi imprenditori edili siete così preoccupati?
Grazie a te! Innanzitutto, sarebbe superfluo ribadire che siamo preoccupati per il futuro perché non sappiamo cosa ci riserverà lo sviluppo del virus, non sappiamo se la fase 2 servirà a contenerlo, se la situazione migliorerà o peggiorerà!
Ci sono stati decenni di forti crisi nel nostro settore, e speriamo tanto che possano ripartire le opere pubbliche già finanziate (anche quelle che, ahimé, non si sono mai trasformate in cantieri).
2) Voi piccoli imprenditori privati come ve la state passando?
Noi piccole imprese edilizie private abbiamo una situazione un po’ particolare, perché viviamo letteralmente in funzione della fiducia degli operatori finanziari che rischiano il loro denaro, e quindi i loro investimenti hanno un peso niente indifferente.
3) Cosa vi aspettate dalla riapertura dei cantieri il 4 maggio?
Forse è banale dirlo, ma ci aspettiamo informazioni chiare e precise in merito alla sicurezza sul posto di lavoro e alla salute: è importante che i cantieri riaprano, per avere un attimo di respiro, ma anche i miei dipendenti devono essere tutelati adeguatamente, così come le loro famiglie. Quindi parliamo di misure di prevenzione e di distanziamento adeguate, noi cercheremo di fare tutto ciò che ci è possibile per riprendere a lavorare in totale sicurezza: per noi e per i nostri cari.
4) Qual è la posizione di imprese e sindacati europei del settore costruzioni? Come si sono espressi in merito?
FIEC (European Construction Industry Federation) ed EFBWW (European Federation of Building and Woodworkers) si sono espressi in merito, hanno fatto sentire la loro voce, e di questo siamo tutti molto contenti. Hanno messo a punto un documento congiunto (scusate il gioco di parole, la parola “congiunto” ormai è molto gettonata e in voga), facendo una sorta di accordo e fronte comune contro il virus.
5) In cosa consiste questa strategia?
FIEC ed EFBWW si sono espressi affinché le parti sociali nazionali si attivino per dei protocolli sanitari, di sicurezza e di igiene adeguati all’emergenza, ma anche misure di disoccupazione temporanea o misure alternative per i lavoratori a cui non spettano indennità di disoccupazione temporanea. Tutto questo perché? Per non far sì che i lavoratori arrivino a uno stato di indigenza irreversibile. E nemmeno noi imprenditori.
6) De Luca ha dichiarato che è stata definita una procedura di tutela sanitaria del personale, assieme alla task force della Regione Campania. Siete contenti di come sta agendo la Regione?
Certo, si sta cercando di fare il possibile per la ripresa delle attività. Bisogna anche vedere come reagiranno le persone a tutto ciò, è tutto nelle nostre mani! Noi ci mettiamo tutto l’impegno possibile, ma il buonsenso dovrà farla da padrone.
Noi imprenditori siamo stati chiamati a un banco di prova niente indifferente, ma tutto sommato c’è chi potrebbe essere ancora inficiato, come ad esempio gli imprenditori balneari: se non sbaglio, De Luca ha programmato un incontro anche con quest’ultimi.
L’augurio è che si possa presto riprendere a lavorare tutti con serenità.
Monica Acito