Luigi Mandia, il direttore sanitario dell’ospedale “Luigi Curto”, traccia un bilancio della attuale situazione nel nosocomio pollese in periodo di emergenza coronavirus. “Noi di fatto come struttura ospedaliera siamo al servizio di un territorio molto grande che poi è diventato ancora più grande perché la parte a Sud si rivolge proprio a Polla – ha detto – ci sono molte persone che vengono da noi. Nell’ambito della gestione di questa emergenza terribile l’ospedale di Polla ha avuto un ruolo fondamentale. Qui c’è stato il più grosso focolaio dell’Italia meridionale e la nostra popolazione ha trovato cura e riparo presso questo ospedale, ma l’infezione da coronavirus non è ancora debellata. Sicuramente le cose vanno meglio ma questo è il periodo un po’ più delicato perché bisogna iniziare a gestire una fase diversa. Fase in cui bisogna fare attenzione perché se è vero che le infezioni diminuiscono in ospedale, ci sono un bel po’ di contagiati anche domiciliari che hanno bisogno di cure e quindi l’ospedale di Polla rimane saldo facendo sacrifici necessari in questo tipo di situazione e con le attenzioni che meritano proprio questo tipo di situazioni. Significa che non abbassiamo il livello di guardia e stiamo qui per aiutare la nostra gente. Purtroppo l’infezione non è andata via, il virus c’è ancora e dobbiamo fare attenzione”. Sulla eventuale chiusura del reparto Covid presso il “Curto” di Polla, Mandia risponde: “Ho avuto diverse rassicurazioni anche da parte della Regione Campania, al momento questo reparto assolutamente non viene chiuso. Gli operatori che vi operano provengono anche da altri reparti. Non è pensabile che le attività di assistenza sanitaria riprendano immediatamente come tutte le attività, da parte della Regione Campania c’è un invito a sospendere le attività ambulatoriali tranne quelle di tipo oncologico per altri 60 giorni quindi l’attività riprenderanno e anche in maniera graduale per evitare nuovi contagi. L’emergenza terribile era quella di 15 giorni fa, quella terribile, e l’abbiamo gestita con le risorse che c’erano, è stata un’impresa titanica”. “Posso ringraziare tutta le gente che c’è stata vicina, i medici, gli infermieri, però il risultato è stato quello sotto gli occhi di tutti – prosegue Mandia – abbiamo avuto un impatto profondo con il peggiore focolaio dell’Italia meridionale, fare percorsi separati e garantire la sicurezza del personale ha significato non avere medici e infermieri infettati sul campo, curare gli ammalati, spegnere il focolaio, sono state cose che dicevo all’inizio. Tutto questo rientrava nel nostro dovere ma proteggere gli operatori e la popolazione era molto importante. Non credo che tutto questo sia stato fatto in tante altre parti. È stata un’opera titanica fatta di studio, lavoro, applicabilità collettiva, sono percorsi che servono per curare queste malattie. Abbiamo fatto applicazioni di protocolli che sono oramai diffusissimi grazie alla grande valenza dei nostri medici. Grazie al dottore De Angelis ai suoi, al dottore Rubino e ai suoi, al dottor Giannattasio e al dottor Trotta, ai medici del pronto soccorso. Al momento la situazione resta com’è, se la situazione dovesse migliorare ritorneremo al regime di normalità in maniera graduale e correlata alla necessità assistenziale del momento”. Sulle cure somministrate, il direttore Mandia ha ribadito: “Abbiamo praticato delle cure che hanno consentito a molta gente di guarire, sicuramente abbiamo fatto ricorso anche alla terapia antitrombotica e a quanto pare ha dato ottimi risultati. La terapia con il farmaco per l’artrite non c’è stata concessa nonostante la richiesta inoltrata per il nostro reparto. Sono state fatte le stesse cure praticate anche in altri ospedali d’Italia. Questa situazione difficile e drammatica ha messo in ginocchio il mondo, è inutile che ci svegliamo la mattina e facciamo finta di nulla, la situazione va affrontata e gestita per come si presenta per evitare altri contagi e condurre al meglio e correttamente la eventuale vita sociale”.
Antonella Citro