Insieme al dottor Carmine Oricchio trasfusionista all’ospedale di Nocera e, in precedenza, responsabile del centro trasfusionale di Polla, esprime il suo parere sulla paventata possibilità di utilizzare il plasma dei pazienti guariti dal Coronavirus 19 sui pazienti invece affetti dalla malattia. “Spieghiamo innanzitutto che si tratta di plasmaferesi – dice il dotto Oricchio – quindi l’utilizzo di plasma attraverso un separatore cellulare. Il sangue viene restituito al donatore e il plasma viene preso poi per essere usato. In questo momento si sta facendo uno studio su pazienti affetti da Covid 19 che potrebbero avere questi benefici da queste trasfusioni. All’apparenza l’operazione potrebbe sembrare semplice, però non lo è affatto: innanzitutto bisogna trovare donatori che sono venuti o a contatto con il virus in maniera asintomatica e hanno prodotto gli anticorpi; oppure individuare pazienti che sono venuti a contatto con il Covid 19, hanno sviluppato la malattia, sono guariti e sono immuni perché hanno prodotto gli anticorpi. La cosa difficile, dunque, è quella di reperire dei donatori, persone che hanno formato anticorpi per farli sottoporre a questa aferesi plasmatica. Quindi gli ospedali che stanno attuando questa ricerca sono quelli che hanno già curato pazienti affetti e guariti e che hanno gli anticorpi.”
Oricchio prende fiato e continua: “Io nel mio servizio del SIT di Nocera ho fatto fare i tamponi a tutti: anch’io l’ho fatto! Sono risultati tutti negativi ovviamente perché stavamo a contatto front office con pazienti e con donatori che, anche se sono asintomatici, potrebbero essere portatori del virus. A questo punto so che sono negativo, ma non mi dice se ho sviluppato gli anticorpi. Per capire se ho gli anticorpi bisogna che mi sottoponga a un test sierologico.
Per il momento i due test sierologici che ci sono, uno è su sangue capillare, ed ha una sensibilità molto bassa, e l’altro è sul siero ematico più sensibile. Purtroppo, per mancanza di reagenti non è possibile fare uno screening di massa oltre al fatto che i tempi non sono rapidi.
Dalle notizie che si apprendono leggendo i giornali e ascoltando la TV non mi sembra che la situazione si possa risolvere in tempi brevi perché l’unico macchinario che sviluppava questo tipo di problematica, l’ha acquistato la Regione Veneto in Olanda. Purtroppo costa tantissimo e non ce ne sono tanti in giro a meno che non ne costruiscano altri in breve tempo. Una volta che tutti i laboratori saranno in possesso del reagente i test potranno essere fatti su un campione molto vasto e sistematicamente e non a macchia di leopardo.
Lo screening di massa sia con i tamponi sia con i test sierologici sono molto più urgenti in quanto stiamo per entrare nella fase 2 nella strategia di riavvio delle attività economiche e sociali.”
Antonella Citro