Cari bimbetti, mi mancate tanto.
Mi mancano la vostra luce e la vostra energia al mattino, all’entrata. Mi mancano i visi sonnolenti di alcuni, le risate sonore e i buongiorno scoppiettanti di altri.
Penso spesso alle rinunce che siete stati chiamati ad affrontare: il non poter uscire per una passeggiata, per vedere gli amici; il non poter andare in palestra, a danza, a calcio, in piscina, a musica. Il non poter correre, urlare, saltare, sudare, arrampicarsi, rotolare, sporcarsi. Il non poter chiedere aiuto alle maestre, che fino a ieri erano lì, ad aiutarvi.
Vi ho sempre ripetuto, sin da quando eravate piccolini quando scoppiavate a piangere per un nonnulla, che i brutti momenti andavano affrontati con il sorriso e con grinta, facendo tesoro dell’insegnamento che portavano con sé.
Eh, sì perché sono i momenti difficili i più grandi maestri di vita.
Sapete che vi dico? Prendiamo esempio dal sole, che continua con la sua felicità luminosa: noncurante della sofferenza e della tristezza. Che, poi, indifferenza non è, semmai tenacia.
Anche dopo la notte più interminabile, lui arriva, puntuale: a intiepidire anche la mattina più angosciante; a illuminare i nostri passi, a dare un colore alle nostre giornate; a invadere con i suoi raggi anche la nostra tristezza. E, giorno dopo giorno, a sciogliere in primavera anche l’inverno più rigido.
È una carezza la sua, tiepida, presente, che consola, conforta, avvolge. È la certezza che tutto passa, ma che le cose belle, quelle che contano, ritornano se non possono restare per sempre.
Bisogna solo aspettarle.
E anche quando si nasconde tra le nuvole, e può succedere per giorni, lui c’è e ne senti la presenza.
Come lo sguardo di chi vi ama, posato su di voi anche se non lo vedete.
Ecco! Paragoniamo il periodo che stiamo vivendo ad un inverno un po’ triste. Tutto qua.
Concentriamo la nostra mente alla primavera che ci attenderà tutti, al momento che potremo uscire, al momento del nostro abbraccio collettivo.
Sì, perché sarà proprio così che ci accoglieremo, con un mega, unico, abbraccio che ci farà ripartire più carichi e forti di prima. Già lo immagino! Già sento le vostre voci. Già vedo i vostri sorrisi!
Intanto, concentratevi su ciò che di bello possedete ora e non su quello che vi manca. Avete una miriade di cose per cui essere grati. Avete i vostri cari che si prendono cura di voi e vi trasmettono sicurezza e calore.
Ma più di ogni altra cosa avete le parole e i pensieri. Soprattutto quelli belli, quelli importanti, quelli che servono ad avvolgerci come un abbraccio, a curare le nostre fragilità, le nostre paure. A dare voce ai nostri gesti, alle nostre inquietudini.A farci sentire il dolore, la felicità e la speranza. A farci sentire vicini. Cuore a cuore. A farci sentire uniti. Uniti siamo più forti. Uniti siamo invincibili.
Le parole e i pensieri non hanno bisogno di distanza di sicurezza. Usiamoli. Usiamoli di più, perché ci permettono di connetterci nonostante la distanza.
Questo è il tempo di tirare fuori le nostre risorse e la nostra creatività per poter ripartire alla grande. Non sprechiamo questo tempo. Impariamo a prenderci cura della vita e del nostro pianeta, ad averne rispetto.
Da questo momento può nascere una lezione di umiltà, di altruismo e di buon senso per tutti. Se tutti noi vorremo apprenderla ne usciremo migliori.
Là fuori la natura ci sta facendo sentire piccoli, umili, fragili, ma dentro alle case ci siete voi bambini, che ci state insegnando il valore della resilienza, la stessa che noi da tempo, con presunzione, pensavamo di potervi insegnare.
Di sicuro stiamo imparando che la resilienza è l’essenza di noi esseri umani, non la fragilità.
Facciamo silenzio, adulti: i bambini ci stanno educando.
Vi voglio un mondo di bene!
La vostra maestra Mariagrazia