Nonostante sia unanimemente riconosciuto che il mondo del turismo sia tra i settori economici del paese più colpiti dalla tragedia epidemiologica in corso, al momento alcuna reale misura è stata messa in campo dai governi nazionali e locali per far fronte all’emergenza economica in atto, che cammina al pari dell’emergenza sanitaria.
Nonostante i continui annunci, ad oggi non un solo Euro è stato stanziato nelle casse delle imprese turistiche e nelle tasche dell’esercito di lavoratori fissi e stagionali che stanno vivendo momenti di grande apprensione. Manca un aiuto a sostegno delle famiglie in queste settimane di fermo assoluto, visto che i sussidi promessi non sono arrivati ( non sono state erogate le casse integrazioni per i dipendenti fissi e non sono stati versati i sussidi per i lavoratori stagionali).
Mancano certezze per il futuro, non essendo possibile al momento poter fare un pur minima programmazione lavorativa. Sia le imprese che i lavoratori impegnati in tutto il settore della ricettività alberghiera ed extralberghiera oggi si trovano in un inenarrabile stato di ebetismo operativo che non permette a nessuno di prendere alcuna decisione imprenditoriale tale da poter gestire al meglio la vita delle proprie imprese e di conseguenza quella delle proprie risorse umane.
Quindi oggi l’unica via possibile è quella dell’attesa. L’attesa che cessi l’emergenza, l’attesa che cessino i divieti , l’attesa che dai governi arrivino degli aiuti concreti, l’attesa di capire quelle che saranno le reali potenzialità residue del mercato turistico per l’anno in corso.
Ma l’attesa non si sposa bene con la dura realtà e pertanto sono tante le imprese che, a malincuore, hanno già comunicato di non aprire la propria attività e rimandare tutto alla prossima stagione. Tali dolorose decisioni nascono dalla consapevolezza che due mesi scarsi di lavoro non potranno mai compensare i costi di gestione operativa di una struttura turistica.
Ma non può essere questa la strada, i danni sarebbero disastrosi per tutti. L’emergenza sanitaria in atto non può essere la causa del dissesto finanziario di un intero settore che oggi rappresenta sulla media nazionale uno dei pilastri portanti del Pil italiano ed in alcune regione del meridione la principale voce economica.
Lo stato deve intervenire in maniera decisa ed immediata, agendo sull’abbattimento dei costi fissi, consentendo la sopravvivenza delle aziende anche in mancanza di un mercato attivo.
Le azioni possibili e risolutive potranno nascere da un patto tra aziende, stato e regioni che insieme potranno agire, ognuno per le proprie competenze, sul peso fiscale che oggi gravano sulle imprese nonostante la totale mancanza di fatturati :
- Riduzione delle imposte sugli immobili per le annualità 2020 -2021;
- Credito di imposta costi sugli affitti da riconoscere al proprietario dell’immobile stesso
- Riduzione dei costi legati ai servizi comunali che in assenza di attività non devono essere assolutamente fatturati o nel caso fatturati in proporzione al lavorato,
- Azzeramento degli oneri contributivi sul personale assunto e sostegno al reddito per i stagionali.
- Ristoro a fondo perduto dei costi sin qui sostenuti a causa degli azzeramenti di fatturati ed in proporzione delle flessioni subite sulla media degli ultimi due anni.
- Una chiara politica degli investimenti per riqualificazione delle imprese ricettive
Per il mondo del turismo i danni legati all’emergenza epidemiologica si protrarranno per mesi ed è ipotizzabile che una vera ripresa delle attività potrà essere auspicabile dalla primavera 2021 , sarà necessario pertanto sin da ora strutturare una politica di sostegno al reddito di migliaia di famiglie legate al settore che non lavorando nella stagione 2020 non saranno materialmente in grado di poter sopravvivere fino alla prossima primavera.
Bartolo Scandizzo