Siamo in pieno rinascimento e tra le cronache del periodo si fa certamente notare un Piemontese, nato in provincia di Alessandria, in un piccolo paese denominato Castelnuovo Scrivia, nel 1485: Matteo Bandello. Chi è costui? Un vescovo cattolico e importante novelliere rinascimentale prolifico con all’attivo 214 novelle. Benchè monaco condusse una vita non proprio monastica, anzi la sua esistenza fu piuttosto movimentata e con lo zio Vincenzo, un generale dei domenicani, visitò non solo l’Italia ma molti luoghi europei. L’ambientazione di ogni racconto è la più diversa e si snoda tra località famose o sconosciute della nostra penisola. Tra le meraviglie d’Italia a lungo si sofferma, nel descrivere la Terra Cilentana, ma soprattutto i suoi abitanti, contrassegnandoli nel loro modo s’essere e di agire. La “Novella L”, che lui dedica al giureconsulto Girolamo Archinto di Milano, è ambientata a Lentiscosa, la frazione del comune di Camerota, situata nel Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, località rimasta a lungo nel cuore dell’autore, della quale nel lavoro sottolinea la bellezza del luogo, evocando più volte il mare che di lassù si scorge, senza dimenticare di valorizzare la tradizione contadina. Le avventure di Petriello, un giovane contadino e della sua sposa, anch’ella dedita alla terra, permettono di contraddistingue con estrema chiarezza le grandi virtù del popolo cilentano. Il protagonista, il giovane che senza grandi ricchezze, con la serietà del duro lavoro ei campi, riesce a “maritarsi” con la sua amata, che gli sarà sottratta dai Mori, gli infedeli mussulmani, provenienti dall’Africa, con l’intento di trasferirla in Tunisia, alla corte del re. Non appena il giovane viene a conoscenza del rapimento, non esita a gettarsi nel mare con l’intento di inseguire a nuoto la nave dei corsari sulla quale era detenuta la giovane moglie. Determinato e coraggioso, raggiunge l’imbarcazione e con schiettezza e franchezza, chiede ai corsari di liberare la moglie, oppure di lasciarlo salire sulla nave e portarlo via con loro. Risulta così simpatico ai rapitori che gli concedono il permesso di salire sull’imbarcazione. Rientrati in Tunisia, conducono i due giovani d’innanzi al re, che commosso dal forte sentimento d’amore che li lega, nonché il coraggio e l’estrema determinazione del ragazzo, libera a entrambi e propone a lui un lavoro ottimamente retribuito. Il giovane maschio, mosso dal rispetto e dalla gratitudine, accetta e si ferma nel Paese straniero, alcuni anni, sino a ché, il re non lo autorizza formalmente a far ritorno. I due quindi, tornano in Patria, dove possono ammirare di nuovo ammirare il loro mare e sentire il profumo della loro terra, ricchi e danarosi, grazie alle retribuzioni del re. Ancora una volta l’amore, la determinazione, il coraggio, il rispetto, la schiettezza, l’astuzia e l’educazione di quell’uomo del sud, sono riuscite a vincere anche le più terribili avversità. La novella che lo scrittore piemontese racconta è probabilmente improntata sulla vera storia di Petriello, conosciuta e riferita allo stesso dai vescovi, individuali tra Fabrizio Arcella, Umberto Gambara o Nicola Francesco de Missanello,della diocesi di Policastro Bussentino sotto cui Lentiscosa ricade.
Un esempio di quanto il nord non possa prescindere dal sud e viceversa, che ognuno di noi dovrebbe ben comprendere in questo momento di difficoltà per tutto il nostro Paese, che è e sarà sempre e solo Uno.
Lucrezia Romussi