Nella sua visita a Napoli papa Francesco non ha dimenticato i poveri, gli immigrati e le periferie. La regione Campania da tempo è spettatrice di spettacoli drammatici in merito a questi tre argomenti. Ne parliamo con mons. Antonio De Luca vescovo della diocesi di Teggiano – Policastro, schietto e dinamico pastore attento all’annuncio dell’Evangelo. Redentorista, ha girato il mondo come missionario e conosce realtà in contrasto come quelle dell’Europa e dell’Africa. Per conto della conferenza dei vescovi campani si occupa dei migranti che periodicamente sbarcano sulle spiagge campane, portando con sé paura della morte e ricerca di salvezza. “Oggi il volto dell’Europa appare mutato, si presenta senza ancoraggi e punti di riferimento. Valori diversi e contrastanti, senza una scala gerarchica, si oppongono e si combinano in uno strano miscuglio che non aiuta le identità e non rafforza le appartenenze”, ammette.
Eccellenza, cosa cambia tra il passato e il presente?
“Emergono profonde contraddizioni e notevoli fragilità. Un clima di crescente laicizzazione ha prodotto un’Europa smarrita e confusa sulle sue radici e sulle sua identità. Da un lato la giusta rivendicazione della dignità della persona e dei suoi diritti; d’altro canto una esasperata esaltazione dell’ individuo al quale, in nome di una presunta privacy non resta che solitudine e isolamento.
Quali pericoli intravede?
Il soggettivismo ispira in parte quel dannoso relativismo etico che confonde la libertà con l’arbitrio, e l’autodeterminazione che ha ispirato la rinuncia all’educare, ed ha dimenticato il sano personalismo che l’Europa da sempre ha generato e alimentato.
C’è ancora spazio per Dio?
Anche lo sforzo di un razionalismo livellante che sembrava avere la pretesa di eliminare definitivamente Dio, ha invece prodotto solo una deriva antropologica e ancora non si fa strada la consapevolezza che “la creatura senza il creatore svanisce” (Gaudium et spes,36) .
Prevale dunque la crisi, ma tocca anche la Chiesa?
In realtà la crisi teologica ha generato una crisi antropologica, sul chi è l’uomo, i suoi diritti, le sue potenzialità, il senso del limite, il rispetto di un criterio che non tutto ciò che è scientificamente possibile è anche eticamente ammissibile.
Ma la ricerca del sacro non muore?
Si chiede l’eliminazione del sacro e si vuole ridurre l’esperienza religiosa ad un prodotto di fantasia o a fenomeno personale privato, e nel frattempo a fronte di una crescente e rinnovata domanda di spiritualità pullulano e crescono tante forme alternative di esoterismi e di superstizione magica (oroscopo,astrologia, culto della natura etc.) che non riescono a soddisfare la sete di Divino e di Trascendente che è posta nel cuore di ogni uomo e ogni donna.
L’economia è il nuovo Vitello d’Oro?
I sistemi economici, basati sul consumo, che hanno per un tempo costituito la certezza, sono finiti per produrre nuove e più dolorose forme di povertà e di indigenza, con un incalcolabile accrescimento della ricchezza nelle mani di pochi. L’Europa vive un drammatico calo di fiducia e di speranza, il crollo demografico e l’esagerato invecchiamento fanno dell’unità europea un continenti in situazione di precarietà rispetto al futuro.
Rimane una traccia sensibile della storia umanistica dell’Europa
Certamente la storia del continente europea evoca le grandi conquiste sul piano dei diritti, della scienza, della promozione della persone, ha anche favorito la nascita dei grandi ordini religiosi e dei centri accademici che hanno contribuito a quella diffusa sensibilità antropologica per il rispetto della dignità della persona umana, e soprattutto l’espansione del Vangelo in paesi e territori che hanno messo a dura prova l’audacia e il coraggio dei figli di questo continente d’Europa. Allora «l’Europa non deve oggi semplicemente fare appello alla sua precedente eredità cristiana: occorre infatti che sia messa in grado di decidere nuovamente del suo futuro nell’incontro con la persona e il messaggio di Gesù Cristo». (Sinodo dei Vescovi – 1991).
Arrivano altre culture e possibili scontri di civiltà
La familiarità e l’incontro con la cultura contemporanea nella quale pur deve essere annunciato il Vangelo non può e non deve consistere in una pericolosa attenuazione delle esigenze radicali del Vangelo che si concretizza nel rispetto della dignità di ogni persona, e di tutta la persona, nella custodia del creato, nell’accoglienza e nella sfida della multiculturalità. Un rinnovato umanesimo è la missione che spetta all’Europa di fronte a questo alto compito legato alla sua storia non è possibile fuggire, ne basta negare le proprie radici cristiani, ma ricomprendendo la passione per l’unità, la bellezza della responsabilità, e il dovere dell’accoglienza si potrà anche costruire una nuova Europa per una nuova generazione di giovani assetati di autenticità e di futuro. I pericolosi fondamentalismi si alimentano in quel narcisismo culturale che isola, separa, e ignora. La ricomposizione delle differenze passa attraverso l’umile ascolto della ragioni dell’altro, e il vicendevole scambio che arricchisce e consolida la convivenza umana. E in questo l’Europa potrà senz’altro usufruire del patrimonio storico e dei legami con il cristianesimo che ha dato a questo continente un volto singolare e originale.
I giovani in che rapporto sono con la Chiesa?
Le giovani generazioni trovano difficile dialogare con la Chiesa, speso non ne comprendono neanche le ragioni. Ma certamente il problema Dio resta uno degli appelli più immediati che bisogna saper intercettare in vista di una nuova evangelizzazione. Ogni rinnovato impegno evangelizzatore deve riscoprire il legame con la cultura e con il sapere, << La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca, come lo fu anche di altre. Occorre quindi fare tutti gli sforzi in vista di una generosa evangelizzazione » (Evangelii Nuntiandi, n. 20). La nuova evangelizzazione che tocca l’Europa, deve tenere in considerazione che l’anima Cristiana di questo continenze non è scomparsa ma solo assopita, bisogna risvegliarla e riportarla nella sua ragionevole considerazioni. La Chiesa, le Istituzioni, la cultura, devono scoprire quel l’alleanza educativa per ridare vigore ai grandi valori della famiglia, della vita, dell’educazione, che nel contesto di una consolata libertà e democrazia possono essere anche le vie per ridare speranza e vita ad una fase storica dell’Europa che oggi appare decisamente in declino. La mobilità umana e le risorse culturali di cui l’Europa è custode non spengono la speranza.