I dati drammatici che ci vengono consegnati quotidianamente della regione Lombardia sfatano quello che era il mantra roccioso che in questi anni abbiamo sentito dire sulla sanità settentrionale. L’impreparazione della politica ha inciso pesantemente sul controllo del contagio nei punti più caldi della regione dove le numerose avvisaglie non hanno velocizzato gli interventi del governatore Fontana e dell’assessore Gallera. Le indagini che sono partite e che hanno già prodotto le prime perquisizioni da parte della guardia di finanza in regione, porteranno alla luce ciò che poteva essere fatto e dove si poteva intervenire al netto di una condizione sicuramente imprevedibile. Infatti non è in discussione la prevenzione del contagio ma la gestione dentro al contagio (anche se dal 2011 la Lombardia non attua un piano epidemiologico).
Capire come sia possibile che nonostante la Lombardia rientri tra le regioni più attrezzate d’Italia non sia in grado rispetto alle altre realtà mondiali, di riuscire a imboccare un cammino di decrescita sostanziale dei decessi e dei contagi. Il modello lega, che su scala nazionale Salvini vorrebbe apportare all’Italia, dovrà rispondere a molte domande adesso che le altre regioni stanno completamente uscendo dall’emergenza contagi e aspettano solo la Lombradia per poter studiare la fase 2.
Per esempio spiegare agli italiani come mai l’ospedale di Alzano nonostante ospitasse infettati di coronavirus negli stessi ambienti di altri degenti, è stato riaperto, contro il parere del sindaco Bertocchi, trasformandosi in uno dei principali conduttori del virus.
Spiegare come mai, quando già si conoscevano le vie di trasmissione del covid (spiegate precisamente già dalla Oms) all’ospedale di Codogno i medici e gli infermieri non avevano dispositivi di protezione. Questo ha favorito il contagio a catena agli altri pazienti ricoverati per altri motivi e ai loro rispettivi familiari. Spiegare perché ai medici di famiglia non è stato dato nessun piano di azione rimanendoli soli e allo stesso tempo senza mascherine e con le mille esigenze dei propri pazienti da dover gestire. Giorgetti della Lega sul punto ha risposto “Chi va più dal medico di base? Oggi la gente si informa su internet.”.
Potrebbero spiegarci come mai soltanto dopo molto tempo la regione ha deciso di obbligare le strutture sanitarie private ad alleggerire il carico degli ospedali pubblici. Anche in ragion del fatto che la sanità privata rappresenta il 40% dei totali posti letto.
Dovrebbero anche spiegare agli abitanti della Val Seriana, dove è difficile trovare una sola famiglia che non abbia avuto un lutto per coronavirus, come sia stato possibile che dopo il caso dell’ospedale di Alzano non si sia intervenuto nel decretare zona rossa così come era stato deciso a Codogno pochi giorni prima. La Val Seriana è una zona a carattere fortemente industriale e rappresenta il cuore pulsante della economia di Bergamo. Infatti in quei giorni si registra una dichiarazione del presidente provinciale di ConfIndustria che diceva di non dare l’impressione all’estero di chiudere le fabbriche a causa del coronavirus, per non perdere così fette di mercato.
Certamente il commissario straordinario Bertolaso nei 3-4 giorni di operosa attività non ha potuto fare molto, visto che anche lui è stato fermato anzitempo dal virus. E l’ospedale dei record di Milano, costato 21 milioni di euro, ospita solo 2 pazienti su 200 posti letto.
A questo aggiungiamo il motivo dell’oggetto dell’inchiesta sopra citata, lo scandalo delle Rsa. Residenze per anziani dove si contano centinaia di morti al giorno solo perché la logistica dei dimessi da coronavirus li costringeva a ritornare nelle case di riposo senza isolamento e senza dispositivi di protezione. I residui da coronavirus dei dimessi hanno finito per contagiare gli altri anziani, il personale della struttura e i parenti che in qualche Rsa ancora entravano.
Per questo dire che la pesantissima lettera recapitata alla regione da parte dell’Ordine dei Medici lombardi (che contano più di 60 morti tra i loro colleghi) sia solo una presa di posizione politica, così come ha affermato l’asessore alla sanità lombarda, Giulio Gallera, è la negazione di tutto quello che ha reso la Lombardia la prima regione per morti in italia (52%) e la prima anche a livello mondiale (12,5%).