In un precedente articolo ho illustrato, nel settore elettrico, l’Epicurea simultanea in-coesistenza di buio e luce (l’annullare dell’uno implica la presenza dell’altra e viceversa); all’opposto, nel settore magnetico non scompare del tutto l’energia magnetica, una parte di essa permane (è il fenomeno definito “isteresi magnetica”, la non integrale restituzione della energia accumulata) come accade d’altronde per i nostri immutabili ricordi legati ad eventi incancellabili. Ma non soltanto quelli personali in noi impressi stabilmente, esistono eventi dolorosi che si conserveranno purtroppo coinvolgenti l’intera umanità, attualmente tutti ne abbiamo diretta esperienza. Intanto illustriamo una fonte energetica assai economica in termini di costo d’impianto ed assai efficiente in termini di rendimento, di “prestazioni”: l’energia nucleare. Percentualmente, attualmente fornisce l’11% della produzione mondiale di energia elettrica; tale fonte non genera alcun gas dannoso del genere quelli correlati all’effetto serra, ma il pericolo risiede nei rifiuti ad alta radioattività e nei devastanti effetti in deprecabile caso d’incidente negli impianti. Apro una breve parentesi concernente un “tipo di energia nucleare”; può sconcertare il lettore, ma, in realtà, quella utilizzata nelle centrali termonucleari, non è l’unica fonte nucleare, esiste un’altra classe di energia nucleare: è l’energia immagazzinate nel sottosuolo, generata dal ‘decadimento naturale’ (nuclei instabili decadono ossia ‘si stabilizzano’ nel tempo, in tale processo vengono emesse radiazioni), dunque non indotto. Esibendo, lo Stivale (il cui tacco in questo tragico periodo d’espansione del noto flagello d’agente patogeno COVID, ha purtroppo raggiunto quota… 19 cm) notevoli diversità nella composizione del sottosuolo, l’Italia è una delle nazioni con elevata variabilità della radioattività naturale. Ma siamo anche bombardati dalle radiazioni cosmiche provenienti dal Sole: quotidianamente l’astro fornisce energia luminosa e termica, ogni secondo da esso la Terra riceve 173.000 Terawatt di potenza -teniamo presente che ogni Terawatt equivale a 1.000 miliardi di watt; nelle nostre abitazioni sono disponibili 3.000 watt- di essa quantità solare, viene assorbito dal sottosuolo all’incirca il 50%, dunque 86.500 Terawatt in ogni istante di tempo “finiscono sottoterra”. È la Geotermia la disciplina scientifica analizzante i meccanismi correlati allo sfruttamento di energia “sotterranea”. In una ipotetica olimpiade con energie alternative gareggianti, la medaglia d’oro nella competizione tra energie pulite ed economiche (gratuite), sarebbe sicuro appannaggio della fonte geotermica; in termini esemplificati: il calore interno della Terra riscalda le acque sotterranee ,il vapore che si forma risale in superficie, passa in opportune condotte ed aziona generatori che producono energia elettrica; dunque, energia “gratis” e nitida. Ma di tali aspetti ci occuperemo in seguito. Adesso analizziamo i principali eventi di disastri nucleari che si sono verificati, partendo dalla più grande sciagura della storia, accaduta nella cittadina ucraina di Chernobyl, il 26 aprile 1986.Quel giorno, il reattore n. 4 della centrale sovietica esplose durante un test di sicurezza, rilasciando nubi radioattive nell’atmosfera, contenenti 70 tonnellate di uranio e 900 tonnellate di grafite. L’incidente attinse il picco del livello 7 (il più elevato) nella scala internazionale INES degli incidenti nucleari, causò più di 25.000 morti. Dopo l’esplosione del reattore diversi lavoratori furono inviati in centrale per combattere le fiamme; senza adeguate attrezzature sia protettive sia tecniche, tanti persero la vita, il combustibile nucleare bruciò per 10 giorni lanciando nell’atmosfera radionuclidi di enorme intensità; per fornire un’idea della grandezza dell’incidente in termini di equivalenza: il volume di particelle radioattive era equivalente al volume del “fungo” ipoteticamente generato dalla simultanea esplosione di 400 bombe atomiche sganciate su Hiroshima.Tre quarti dell’Europa vennero contaminati. Fu escogitata la soluzione di costruire una struttura in calcestruzzo, acciaio e piombo onde coprire l’area di esplosione; tuttavia l’opera realizzata presentava non poche falle e lesioni… USA, 28 marzo 1979. Sull’isola di Three Mile Island (Pennsylvania), la centrale nucleare lì installata divenne teatro di un grosso incidente: un disservizio impedì il normale raffreddamento del sistema controllante la reazione a catena, la zona centrale emise rifiuti radioattivi causanti una massiccia contaminazione e distruggendo il 70% del nucleo del reattore. Il giorno seguente l’incidente, un gruppo di ecologisti misurò la radioattività intorno all’impianto: l’intensità risultò 8 volte superiore a quella letale. All’incirca 140.000 persone vennero evacuate dalle vicinanze del sito, l’incidente fu classificato al livello 5 della scala INES. Ovviamente, analogamente a tutti gli incidenti nucleari, anche fiumi, foreste, animali… furono contaminati, vennero riscontrate nella regione diverse anomalie genetiche investenti popolazioni di Paesi dell’ex blocco sovietico, tra i quali Bielorussia, Ucraina, Russia. La costruzione di una nuova struttura, assai più sicura ed efficiente, ridusse la minaccia d’ulteriori disastri radioattivi nel sito. Kyshtym (Russia), 1957. Entrato in funzione nel 1957 a seguito della “gara di velocità” nella corsa nucleare tra le gareggianti USA e URSS, l’impianto di Majak subì un guasto nel sistema di raffreddamento, l’anomalia causò l’esplosione di un serbatoio contenente 80 tonnellate di materiale radioattivo. L’incidente, contrassegnato “disastro di Kyshtym”, implicò l’evacuazione di, all’incirca, 10.000 persone; di esse, in conseguenza della esposizione a radiazioni, furono registrati centinaia di decessi. Nella disastrosa graduatoria delle sciagure nucleari, è preceduta soltanto da Cernobyl e Fukushima. Fatto singolare, la zona dove si verificò l’incidente, non era registrata sulla mappa sovietica. Windscale (1957). Durante il periodo seguente la seconda guerra mondiale, l’Inghilterra cercò di sviluppare armi nucleari. Tale corsa alla bomba atomica incontrò l’intoppo del verificarsi d’un incidente, l’incendio di un reattore, consequenziaria fu la dispersione di materiale radioattivo nell’atmosfera. Per mantenere una buona immagine del proprio programma nucleare, il governo tentò di nascondere le gravi negligenze, occultamento poi smascherato; presumibilmente, si verificarono centinaia di casi di cancro. Bohunice (1977). Il sinistro, in questa centrale termonucleare, nell’allora esistente Cecoslovacchia, accadde durante una sostituzione di combustibile. I componenti assorbitori di umidità, ricoprenti le barre di Uranio, non vennero rimossi correttamente; di conseguenza, il combustibile subì un processo di surriscaldamento che causò il disservizio del reattore. Secondo l’Ente internazionale per l’energia atomica, non esistono stime adeguate di decessi e di malattie contratte, in quanto, all’epoca, l’episodio sarebbe stato occultato dal governo ceco. Ma sicuramente i gas radioattivi, attesa la natura e la consistenza del guasto, si diffusero in tutta la nazione. USA (agosto 1979). Una dispersione di Uranio in un impianto nucleare segreto, vicino a Erwin (Tennessee), contaminò un migliaio di persone. Giappone (marzo 1981). Le fatali fughe radioattive, nella centrale nucleare di Tsuruga, contagiarono migliaia di persone. Goiània (1987). Un incidente radioattivo (di livello 5 della scala INES) non coinvolgente le centrali elettronucleari si verificò nella città brasiliana di Goiània nel 1987; cosa accadde? Operatori ecologici raccolsero un dispositivo di radioterapia in un ospedale abbandonato; lo strumento conteneva polvere bianca, erroneamente valutata quale “materiale prezioso” (una sorta di luminoso “oro colato”); in realtà quella polvere fluorescente conteneva un veleno, il Cesio-137; l’apparecchio fu venduto ad ignari acquistatori, si innescò una reazione a catena di contaminazione coinvolgente centinaia di persone, 4 morirono. Seversk (aprile 1993). Un’esplosione di un serbatorio dell’impianto di ritrattamento del combustibile a Seversk, città della Siberia occidentale, causò la formazione di una nuvola radiogena con conseguente violenta fuoriuscita di materiale radioattivo. Sconosciuto il numero delle vittime. Questa località della regione siberiana “ospita” diversi reattori nucleari e industrie chimiche “svolgenti il compito” di separare, arricchire e ritrattare Uranio e Plutonio dai minerali grezzi in cui sono contenuti. L’Unione Sovietica non consentì l’apparizione della “segreta” città sulle mappe geografiche, un fatto che mutò nel 1992, dopo un decreto di Boris Eltsin. Giappone (marzo 1997). Nell’impianto di ritrattamento a Tokaimura divampò un incendio, accompagnato da un violento rilascio di gas e vapori che intossicarono una cinquantina di persone. Tokaimura. Giappone (settembre 1999). Lo stesso impianto di Tokaimura ancora una volta fu teatro di un nuovo incidente radiologico, il 30 settembre 1999, a causa di un errore umano che provocò la morte di due tecnici. Più di 600 persone, funzionari e residenti vennero esposti a questa “perdita di radiazioni” e circa 320.000 persone vennero sgomberate dalla località. Giappone (9 agosto 2004). Tre catastrofici eventi simultanei. Il Giappone è il terzo Paese al mondo per produzione di energia atomica, dopo USA e Francia; nello stesso giorno, 9 agosto 2004, 3 sinistri in 3 centrali nucleari diverse! Davvero sconvolgente. 1) Incidente alla centrale di Mihama, il più grave disastro della storia giapponese: una esplosione nella sala turbine della centrale, causata da un foro nelle condutture del condensatore dell’impianto di raffreddamento, provocò la morte di 5 dipendenti. 2) Evento con divampare di fiamme ed emissione di materia radioattiva, in una “misteriosa” centrale, non specificata… 3) Altro avvenimento avverso, nella centrale nucleare della Tokyo Electric Power Company; la società comunicò che il generatore di vapore dell’impianto venne arrestato per una (considerata “volgare”) perdita di acqua. Nei casi 2) e 3), la divulgazione ufficiale, delle autorità governativa, precisava l’assoluto non verificarsi di alcuna contaminazione radioattiva. Chissà se il popolo giapponese non sia assillato dalla certezza di vivere perennemente nel dubbio…A tal proposito sarebbe idoneo aprire un capitolo sulla obsolescenza e pericolosità di alcune centrali nucleari nei Paesi dell’Est Europa e della Francia. Tricastin (23 luglio 2008). Durante un’operazione di manutenzione effettuata su uno dei reattori della centrale nucleare di Tricastin -nel sud della Francia- si verificò una esposizione a dosi radioattive coinvolgente un centinaio di dipendenti. Fukushima, Giappone (11 marzo 2011). Un terremoto di magnitudo 9 della Scala Richter, colpì il Giappone l’11 marzo 2011.Il terrificante evento provocò la esplosione di 3 dei 6 reattori dell’impianto, vennero irradiati veleni con livello 5 della scala internazionale degli eventi nucleari. “Oltrepassando” le forze della natura e l’incomprensibile energia del Destino (basti citare i 3 contemporanei incidenti nucleari in Giappone, verificatisi nel giorno del 59°anniversario del bombardamento di Nagasaki), perché avvengono questi disastri? Statistiche dimostrano che la maggior parte di incidenti si verifica a causa: della obsolescenza degli impianti (esibiamo il solo esempio della Francia, dove è installato il 50% delle centrali nucleari europee: è stato divulgato che, per l’“avanzata età”, 12 reattori sono inadeguati, su un complessivo di 58 reattori); di errori umani; del mancato rispetto di normative di sicurezza; della non elevata preparazione e conoscenza necessarie per evitare accadimenti tragici. Da inchieste condotte in Europa, sono emerse, a cominciare dagli anni Sessanta dello scorso secolo, grosse lacune, pratiche improprie ed omissioni, che hanno condotto alla disattivazione di ben 18 “pile atomiche” ovvero reattori nucleari. Concludo con una mia elaborazione associata al presente scritto; radioattività apportante devastazione alla salute pubblica, l’ho rappresentata: con nuvole di fumo rosse e grigio-nere che si levano nel cielo, con forme umane frantumate, e con… scarafaggi… Kafka non c’entra assolutamente nulla, simboleggiano ‘striscianti’ forze oscure agenti su popolazioni inermi, minacce difficili da gestire, quali le sconvolgenti dell’attuale precaria fase storica contrassegnata da quotidiani “ricettori e vettori”.
Giuffrida Farina