“Venti donne meravigliose che hanno cambiato il Cilento” era l’indovinato titolo di un lungo reportage viaggio della scrittrice giornalista Giulia Ubaldi. Il racconto di quel “Cilento nuovo ma antico nel cuore” che tanto attrae viaggiatori, turisti ed intellettuali e che, forse solo temporalmente casuale, è una delle medaglie del Parco del Cilento. Non ci attrae la disputa sul nesso di causalità eventuale e l’autore se ne ritrae. Egli stesso, chiamato a dare una risposta su se sia nato prima l’uovo o la gallina, mutatis mutandis, «mutate le cose che sono da mutarsi». In sostanza, semplicemente si prende atto di ciò che è cambiato in meglio. Il fatto è che c’è un Cilento nuovo del quale sono protagoniste le donne. Queste donne nel tempo non si sono limitate al cibo o alla cucina, ma sono state le autrici o le protagoniste di film d’autore, come country house e agriturismi, cantine e nuove etichette, aziende e locande. Le nuove donne non si contrappongono più a quelle “di prima”, le cilentane da una vita, quelle che ci hanno accompagnato quando questa terra è divenuta Patrimonio Mondiale dell’Unesco per la Dieta Mediterranea. Quel sapere nelle mani, quella conoscenza nelle dita e di tutte quelle lunghe ricette non scritte dai tempi inquantificabili. Le “nuove donne” che hanno cambiato il Cilento hanno dei volti. A Castellabate c’è Ida Budetta “dama risorgimentale, di autentica classe, rara bellezza e animo naturalmente predisposto alla grazia”. Si occupa di vino a Punta Tresino, e viene ricambiata con un vino galante, ricco e profumato: il vino di San Giovanni. Poche chiacchiere e via quelle inutili da Maria Rina, tanto lavoro: non potevano che essere questi gli ingredienti di quello che ancora oggi è il ristorante, a Policastro Bussentino, il Ghiottone. Raffaella Resca Ramponi, ferrarese di nascita ma ormai è cilentana a tutti gli effetti rappresenta “l’arma segreta”di Pietro Macellaro, pasticciere agricolo solo nella autodefinizione ma trendy più di tutti. Molti vengono qui per assaggiare il famosissimo Boero: la ciliegia del frutteto di Valle dell’Angelo. Una grinta memorabile ha reso leggenda una storica pasticceria cilentana, che sicuramente era già di qualità, ma non del pregio che può vantare oggi. Senza Gabriella Mazziotti de “Il Sentiero” di Pollica, le olive ammaccate del Cilento sarebbero rimaste un prodotto per pochi conoscitori. Invece, la sua voglia di fare ha portato questa oliva a diventare presidio Slow Food e a crescere di notorietà conquistando anche volti noti. Ma sono tante le cose fatte da questa dinamica donna e non solo alla tavola. Consigliere per più consiliature al comune di Pollica è stata tra i fedelissimi del sindaco pescatore Angelo Vassallo e ispiratrice di molti progetti di cui non vi parlerà mai. Franca Feola della Locanda delle Tre Sorelle di Casal Velino è una sommelier, profonda conoscitrice di vini e dei suoi preziosi abbinamenti con il cibo. È una donna potente, che ha preso in mano un angolo tra mare ed ulivi e l’ha reso uno splendido luogo di vacanza. È lucana – terra sorella del Cilento – Claudia Mitidieri, Cooperativa Terre di Resilienza di Morigerati. Il sole stesso la definirebbe solare: questa donna di testa, mani e cuore. Si parte dal recupero dei grani antichi, oggi tema imprescindibile di fronte al proliferare di problemi legati alle farine, fino al progetto recente di agricoltura sociale per il reinserimento di chi ha avuto vari tipi di dipendenze. Francesca Bifulco, caseificio Torricelle di Paestum. Schiva, armata di tanta passione per il latte delle bufale, Francesca mantiene le redini del caseificio Torricelle tra i più sconosciuti di questa parte di “nuovo” Cilento. La sua ricotta è come il celestiale cibo che fu offerto alle nozze di Cadmo e Armonia, quando gli dei ancora banchettavano con i mortali. Betti Iuorio, Casebianche di Agropoli. Genio e creatività, arte e follia, di donne così se ne vedono poche da queste parti. Un estro artistico di tal livello sposa in tutti i sensi quello di Pasquale Mitrano ed insieme vanno ad incrementare la lista di quelli che del Cilento non sono originari, ma che questa terra se la ritrovano poi nel sangue e.. in un bicchiere di vino, come i loro eccellenti aglianici e fiani Casebianche. Alzi la mano chi non conosce Giovanna Voria, Agriturismo Corbella di Cicerale. Giovanna è una vera forza della natura. Non solo la sua cucina, ma l’agriturismo che la ospita è un vero centro di gravità in un Cilento apparentemente irraggiungibile. Sforzatevi, un angolo di fichi, ceci e volpi vi abbraccerà in un modo potente e indissolubile. Marina, Malida House di Palinuro. La ragazza Marina stava viaggiando per il Cilento il 2 agosto del 1980 e stava amando questa terra senza ancora sapere che quel legame sarebbe durato tutta la vita. Non sapeva neanche che quel 2 agosto sarebbe stato una tragedia per Bologna. Saltano tutti i treni e l’incontro con le amiche: Marina si ritrova a discorrere piacevolmente con un cilentano ad Agropoli, che di certo non disdegnava la sua bellezza. E quella è stata solo la prima di quanta estati passate insieme. Da madre genovese e padre napoletano, Marina si ritrova così nel 1996 ad aprire quest’attività in una terra che le ha dato così tanto, come suo marito Mario Notaroberto e i suoi figli: Malida, infatti, sono proprio loro, ovvero MArina, LIvio e DArio. Eliana, Le Coccole di Moio della Civitella. Sul biglietto da visita delle Cocole c’è scritto “questioni di famiglia”. La storia è proprio questa, non solo data dalla sapiente cucina della mamma del marito Pasquale, ma anche dall’ambiente informale e di casa che si respira appena varcata la porta. Eliana Panzella è giunta da quella “metropoli” di Salerno con tutta la carica, l’energia e la vitalità che sole potevano animare e colorare una realtà come questa. Carmela, La Piazzetta di Valle dell’Angelo. Riportiamo la definizione del giornalista Luciano Pignataro su Angelo, detto Alì, e su “sua moglie longobarda Carmela (capelli biondi e occhi del cielo)”. Sul volto sorriso e umiltà. Un lavoro continuo portato avanti nel tempo con la stessa passione, ormai un punto di riferimento per la gastronomia cilentana di terra. A Valle dell’Angelo non si arriva per caso ma ci si torna con piacere perché tra i pochi validi indirizzi nel cuore di un pezzo di Cilento impenetrabile. Addolorata di Torre Orsaia. Erano gli anni Cinquanta quando la mamma di Addolorata apriva le porte di casa sua per accogliere viandanti e passeggeri, a bordo di un’esperienza che per i tempi forse non era unica, ma di certo frequente perché cucina di vita. Addolorata, settima femmina di undici figli, negli anni Settanta non ha mai avuto dubbi nel decidere di portare avanti a testa alta l’attività che tanto preziosamente aveva iniziato la mamma. Così ancora oggi troverete braccia aperte, camino acceso, foto di famiglia e tanta pasta fatta in casa. Margherita, Frantoio Marsicani di Sicilì. D’origine pugliese, si ritrova per amore in una terra che troppe volte si è dimostrata dura. Eppure il Maestro e Margherita sono più forti, testimoni che come nel romanzo di Bulgakov, la passione vince su tutto. E la loro storia è un po’ come il testo, incanta e fa riflettere, appassiona e diverte. Gli avvenimenti si susseguono a ritmo incalzante nel tempo, fino a generare un olio come il Marsicani Dop di oggi. Assunta Niglio, Responsabile Slow Food di Castellabate. Sturm und Drang del Cilento, la sua tempesta promozionale è indirizzata principalmente ai Presidi Slow Food, in particolare al cece di Cicerale e all’oliva Salella Ammaccata. Assaggiatrice ufficiale di olio, da anni scrive per la guida nazionale dei migliori extravergini, sempre per Slow Food, e per diletto ha creato anche un profumo con il nome del suo Comune, di cui è fervida sostenitrice. Silvia, caseificio Chirico Casal Velino. La storia della mozzarella nella mortella coincide in pratica con quella del caseificio che è all’ombra della città alta di Velia. Silvia, la figlia del fondatore Benedetto Chirico, tramanda l’antica arte di avvolgere il fiordilatte vaccino nei rami di mirto per un’esplosione di gusto che durante l’estate è irrinunciabile. Donatella, presidio Slow Food alici di menaica. C’è ancora chi fa un po’ di confusione e pensa che le alici di menaica siano una specie che alberga nel Cilento al pari di quelle di Cetara in costiera amalfitana. Ma non lo è certo Donatella Marino che con piglio da condottiero mette sotto sale le alici pescate con la menaica, la rete in uso tra Acciaroli e Pisciotta per dissanguare in acqua le alici ancora vive. E ora che è marzo potreste andare a vedere la pesca e tornare con una confezione di alici sotto sale.
Avreste mai detto che il Cilento è così donna e, anche per questo motivo, piace così tanto?
ORESTE MOTTOLA