L’azienda agricola La Petrosa, a Ceraso, è immersa nel verde e nelle balle di fieno. Tra le foglie vedo comparire qualche raggio di sole. Sintomo che la primavera è in arrivo. Ma qui ulivi, eucalyptus, aranceti, orti e civette regalano benessere. Ad accogliermi ci sono i fratelli Soffritti, cuore pulsante di questo posto. Occhi i loro di chi non può fare a meno di toccare la terra, salvarla, darle da bere. Mi intrattengo con Luigia, anche lei donna, mamma, imprenditrice. Ha lasciato il farro sul fuoco ed è pronta a raccontarsi.
Raccontati. Raccontati partendo da una tua giornata tipo.
Mi alzo molto presto al mattino per dare tutta me stessa alla nostra azienda. La nostra è una realtà a conduzione familiare, ereditata da mio nonno negli anni ‘60, di cui oggi noi rappresentiamo la terza generazione. Siamo una famiglia composta da sei fratelli, ma ad occuparcene siamo io, mia sorella Simona e mio fratello Edmondo. Mi sono diplomata in ragioneria. Ho lavorato al nord. Ma mi mancava il sole, l’aria, il rapporto con le persone. Lavorare in uno studio notarile ha fatto sì che io maturassi basi molto rigide. Fondamentali poi nella scelta di divenire parte integrante di questa azienda.
Cosa ti ha spinto a portare avanti il lavoro della tua famiglia?
Chi fa questo lavoro ama la natura. Quindi, ecco il desiderio della conversione al biologico. Che è una conversione prima di noi stessi. Cerchiamo di educare i nostri ospiti al rispetto di ciò che ci circonda. Quindi insegniamo loro come fare la raccolta differenziata; come evitare di impattare sull’ambiente (usando meno la lavatrice per esempio). Abbiamo anche scelto di essere plastic-free: nelle camere i prodotti per l’igiene vengono distribuiti in dei dispenser. Del resto, gli stessi detergenti sono prodotti con il nostro olio extravergine di oliva. Tutte le coltivazioni, così come l’allevamento dei nostri animali, avvengono secondo le tecniche bio.
Siete cresciuti con il buon latte munto la mattina. Uno stretto rapporto con la terra sin da bambini, dunque.
Andare a trovare i nonni per noi era una grande gioia. Infatti, ho il ricordo di nonna sempre intenta a cucinare e a preparare grandi tavolate. Ancora oggi apro il suo ricettario e perché no tramando anche le ricette. Questo perché credo che il tempo sia limitato, quindi è giusto lasciare una traccia di ciò che siamo stati. Un modo per omaggiare i nostri genitori, che ci hanno trasmesso il senso della fatica, ma anche passione ed affetto.
La vostra è un’ospitalità rurale. Cosa significa dormire negli antichi granai?
Stare a contatto con la natura ossigena mente e corpo. Così cerchiamo di trasmettere questo benessere, in un momento in cui la ruralità si è persa. Infatti, chi vive in un mondo cittadino teme di lasciarsi andare. Così abbiamo pensato di ristrutturare un antico castello ottocentesco; antichi granai trasformati in miniappartamenti; Casa Rotondella e Casa Leccino. Abitazioni prive di wifi e tivù con lo scopo di ricreare la sinergia. L’idea è anche quella di far abbandonare loro i cellulari e farli disintossicare dai social.
Negli ultimi tempi si è alla ricerca di sapori antichi e di atmosfere campestri.
La nostra terrazza è popolata da rondini, cicale, civette. Al calare del sole, tra giugno e luglio, si sente il gracidare delle rane. Le erbe officinali adornano il nostro terrazzo. Gli ospiti possono servirsi da soli e aggiungere il basilico ai ravioli. Chiunque può assistere alle nostre lavorazioni, partecipare ai corsi di cucina, preparare il formaggio. E perché no assaggiare anche le nostre freselle con del buon pomodoro. Nel nostro laboratorio accogliamo anche i bambini. Educhiamo loro al cibo genuino e al rispetto per l’ambiente. Vogliamo che sentano il profumo della terra, che si sporchino le mani e prendano confidenza con le caprette.
Cosa mi dite dei grani antichi?
Pane, pasta, biscotti sono prodotti con i grani antichi integrali, quali Senatore Cappelli, Farro Dicocco, Monococco, etc. Si tratta di varietà di frumento che non hanno subito modificazioni, rimanendo alla loro natura originaria. Sono più salutari perché coltivati senza fertilizzanti chimici; più digeribili, avendo un indice glicemico più basso. Li lavoriamo con macine e mulini di pietra per preservare le proprietà nutrizionali.
Qual è l’ultima iniziativa a cui avete dato vita?
Con Agristreet food abbiamo voluto promuovere l’artigianato. Varie personalità del territorio hanno popolato le nostre serate, raccontando la storia dei loro manufatti. In modo da convincere le persone ad acquistare dei pensierini per il Natale unici, lontani dalla riproducibilità in serie dell’industria. Interessanti anche le serate sensoriali al buio: gli ospiti gustavano le pietanze bendati, senza essere distratti dai cellulari.
In occasione dell’8 marzo avete preparato le “Mimosine”. Cosa sono?
Sono dei vasetti con all’interno frolle, composte da farina integrale, scorzetta di limone, uova, olio evo e zucchero. La loro forma ricorda un fiore, mentre il loro profumo la mimosa. Abbiamo applicato su ogni vasetto delle citazioni per omaggiare le donne e per ricordare ad ognuna di loro di essere unica nel suo genere. Anche per l’imminente festa del papà stiamo preparando delle simpatiche magliettine da far gustare.
Cosa vuol dire essere a capo da ella propria azienda da donna, oggi, in Italia?
In quanto donna non ho mai avuto degli ostacoli. La nostra azienda è formata per la maggior parte da donne, ma tra maschi e femmine vige lo stesso rispetto. Anche perché qui collaboriamo tutti, proprio come una grande famiglia. Ma sono convinta che una realtà come questa senza l’impronta femminile non avrebbe avuto lo stesso successo. Elementi importanti che contraddistinguono noi donne sono la creatività, l’empatia, la risoluzione. Insomma, siamo complete.
Luigia, non sei solo un’imprenditrice, sei anche una mamma. Come riesci a conciliare i due mondi?
Io e mia sorella Simona siamo entrambe mamme. Trascorriamo gran parte della nostra giornata qui. I miei ragazzi oggi sono grandi ma li abbiamo educati all’indipendenza. Io ci sono sempre ma l’era dei figli mammoni deve finire.
Qual è il messaggio che vuoi trasmettere ai nostri lettori?
Di venirci a trovare perché tutti coloro che vengono qui sono nuovi amici de La Petrosa. Li registriamo nel nostro book e facciamo conoscere loro il nostro mondo.
Anais Di Stefano