Era quasi inevitabile che le Sardine finissero per amalgamarsi al costume politico della terza repubblica; fatto di immagini e slogan che galvanizzano le masse, ma privi di contenuti. L’ospitata ad Amici fa il palio con la foto triste con Benetton e rappresentano gli ultimi sussulti di leader senza popolo ma prigionieri della popolarità. Nell’epoca dell’informazione smart, veloce e superficiale la costante presenza sul grande schermo finisce per stancare anche chi aveva deciso di seguirli nelle piazze. I tempi della popolarità si sono ridotti drasticamente, e la loro promessa di lasciare per un po’ il grande schermo subito dopo le elezioni regionali in Emilia si è sgretolata sotto non si capisce quale rivoluzione ed emergenza sociale; visto che Salvini si è parecchio indebolito e urla a vuoto dal citofono di rete 4. La loro intenzione di costituire un nuovo campo progressista non può passare da Amici così come fece Renzie qualche anno fa, perché la loro forza è stata la piazza; un luogo troppo lontano dai palcoscenici teatrali con fard, giochi di luci e pubblico pagato. E così hanno rinnegato anche la loro unica vocazione che gli permetteva di fare presa su quel popolo senza bandiera e a cui loro si sono auto-arrogati il compito di mettercela. Ma la loro esistenza è dovuta solo ed esclusivamente ad un periodo storico in cui un leader come Salvini si intestava le piazze d’Italia senza che nessuna altra forza politica riuscisse a contrastarlo. C’era un popolo però, anche prima delle Sardine, che scendeva in piazza ad ogni suo comizio già nell’estate del Papete; lo stesso popolo che, anziché organizzarsi in modo spontaneo, è riuscito a canalizzarsi grazie alle Sardine. E ragazzi come Mattia Santori non sono leader, ma semplicemente traghettatori di un popolo che va contro chi si proclama padrone d’Italia. La circostanza storica ha giocato a loro favore niente di più. E quei pochi meriti stanno appassendo show per show, ridicolizzati dall’assuefazione dalla popolarità.
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