La 2^ edizione della corsa del vino tenutasi il 16 febbraio 2019 a Castel San Lorenzo è stata un vero successo! Tant’è vero che i 200 pacchi gara previsti e garantiti per gli atleti iscritti e partecipanti sono risultati insufficienti perché gli iscritti sono risultati più del doppio.
La soddisfazione palpabile del sindaco, Giuseppe Scorza, e degli organizzatori con in testa Sergio Civita, presidente della Sporting Calore che ha gestito l’aspetto tecnico della gara, è palpabile alla fine della manifestazione.
A differenza della prima edizione il tracciato della gara di 10 Km è del tutto pianeggiante e si snodo lungo la SR 488 dall’edificio scolastico all’incrocio delle “due strade”, abituale “campo di allenamento” degli atleti della Sporting Calore.
Una splendida giornata di sole ci accoglie con una temperatura intorno ai 3° che aumenterà gradualmente fino a rendere gradevole sia il momento della gare sia la fase delle premiazioni che si svolgeranno alla fine dell’evento.
Parcheggio l’automobile negli spazi disabituati ad accogliere troppe auto della gloriosa Coop Val Calore. Con me e Gina c’è Pasquale Capo, un podista recuperato alla causa dopo molti anni, forse troppi, di inattività agonistica. Ci siamo ripromessi di correre i 10 Km fianco a fianco per farci compagnia. Già nella fase di ritiro dei pettorali e del riscaldamento prima della gara, sono in tanti a salutare con affetto il ritorno di mio accompagnatore nell’agone agonistico: sorpresa e felicitazioni da quanti lo riconoscono in maglietta e calzoncini.
Alla partenza ci situiamo in coda per evitare di farci prendere dalla voglia di andare oltre le nostre possibilità. La partenza, pertanto, è contenuta sia nel ritmo sia nella voglia di strafare.
L’atteggiamento è positivo e l’andatura gradualmente si adegua ad un gruppo destinato a farci compagnia fino alla fine dei due giri del percorso.
È piacevole correre con un amico che non è avaro di “chiacchiere” anche se il questa occasione sono io il più loquace in quanto tento in ogni modo a sdrammatizzare l’impatto emotivo dell’impresa che il mio compagno si appresta a compiere.
Non manca il pubblico che, situato lungo il percorso, riconosce “l’avvocato” e, un po’ sorpresi, si lasciano andare a commenti favorevoli e ad applausi!
Corro un mezzo passo avanti al mio compagno di viaggio, ma con la coda dell’occhio e con l’orecchio sono attento a non far aumentare lo spazio che ci separa.
Alla prima boa che ci fa invertire la rotta di 360° allungo un po’ il passo per sondare se possiamo evitare di essere “doppiati” da primi, che abbiamo incrociato già al 3° Km sulla strada del ritorno.
Sento che Pasquale può dare qualcosa in più e gli comunico il mio proposito di evitare l’affronto del doppiaggio. Pur non essendo convinto del tutto, lo sento accelerare per evitare di perdere contatto.
L’impresa ci riesce e arriviamo a completare il primo giro con un buon passo. Lo sforzo ci ha impedito di continuare a parlare ma so bene che solo con un po’ di sostegno “oratorio” posso evitare che il mio compagno si lasci andare: “Te lo dico per l’ultima volta! Vai pure senza badare a me …”
Non ci penso nemmeno, per cui rallento quel tanto che basta per metterlo in condizione di assorbire il picco d’impegno.
Al secondo passaggio della boa alle due strade, ritorno alla carica chiedendogli se se la sente di aumentare un po’ per recuperare un po’ di posizioni: davanti abbiamo il nostro gruppetto di riferimento che è alla nostra portata. Mi chiede tempo e intano arriviamo allo scollina mento del dosso dello “chalet” che ci immette sul falso piano con una leggera pendenza.
Pasquale è pronto per dare tutto … mi faccio agganciare e poi, gradualmente, aumento l’andatura. Sento il suo sforzo per non mollare. Man mano gli indico gli obiettivi “umani” che sono davanti a noi e alla nostra portata. Ad un certo punto il suo passo aumenta e lui mi sopravanza, siamo all’ingresso del paese a meno di un Km dall’arrivo. Ora è lui che segue l’istinto, il suo cuore è stimolato dalla vista del traguardo e non ha voglia di rallentare. Passiamo sotto l’arco dell’arrivo e ci complimentiamo a vicenda per l’impresa.
“Se non c’eri tu con me, mi sarei fermato al primo giro” mi confida. Sono contento per lui che ha ritrovato se stesso nella condizione di podista dopo anni di inattività. Ora dipende solo da lui se continuare o ritornare dov’era prima della “Corsa del vino”!
Il rituale del dopo gara ha inizio, noi ci avviamo all’auto per andarcicambiare. Lui riparte per Roccadaspide con mezzi di fortuna, io torno in piazza a godermi il bel sole che riscalda il corpo e l’anima: è un assaggio di primavera.
Gina e Olimpia mi aspettano per presentarmi un atleta sui generis. Si tratta di Vincenzo Santillo che corre per tempi quasi illimitati senza badare troppo al percorso né “guardare l’orologio”. Ha preso parte a molte “imprese” estreme come la Milano – San Remo di corsa portata a termine in meno di 48 ore senza soluzione di continuità.
Mi ritorna in mente il mio progetto di stabilire il record del Cammino del Parco (330 Km). Lo propongo a Vincenzo che subito mi da la sua disponibilità a valutare la proposta. Subito investo di responsabilità sia Gina che Olimpia chiamandole in causa per darmi una mano nell’organizzazione. Poi lo dico a Sergio che mi sorride ma non commenta: ne parleremo a pranzo del dopo gara già organizzato alla “Casina del principe” a Serra di Roccadaspide.