Eucalipti capitozzati e ridotti a scheletri. Questa la macabra scena che si presenta, in quest’inizio di primavera, a Paestum.
Alberi senza più la splendida chioma, senza foglie e senza rami, sono stati ridotti a meri simulacri.
La potatura dovrebbe essere utile a migliorare la vita e stimolare la produzione di fiori e frutti, assistiamo invece, tutti gli anni, ad una feroce decapitazione di alberi e di arbusti.
La potatura dovrebbe essere fatta solo nel caso si rendesse necessaria l’eliminazione di rami malati o secchi, riqualificando e riequilibrando la forma della chioma per l’utilizzazione ottimale della luce solare.
La potatura, comunque, rimane un intervento doloroso e stressante per l’albero e deve essere eseguito con criterio e intelligenza da personale qualificato. Purtroppo assistiamo inermi, tutti gli anni, alla strage degli innocenti.
Una mattanza senza fine, che non si fermerà neanche quando gli uomini armati di motosega, avranno raso al suolo tutto il segabile, tutto quel che spunta da terra, va segato con perversione orgasmica. Vengono condannati a morte i pini, i cipressi, i platani, i lecci, i pioppi e gli eucalipti. Furiosi per le proprie manchevolezze, essi, con sadica ferocia, si sfogano sulle inermi protuberanze profumate di eucaliptolo… È partita, a Paestum, la stagione del taglio indiscriminato dei platani e degli eucalipti. In spregio alla legge 10/2013, si continuano a massacrare tutti gli eucalipti piantati dall’Opera Nazionale Combattenti, senza un piano silvo-pastorale e senza consultare biologi e naturalisti. L’Eucalipto cresce velocemente e assorbe una grande quantità di acqua dal suolo, per questo motivo viene impiegato per drenare terreni paludosi, contribuendo ad evitare che si sviluppino zanzare, responsabili della malaria.
Durante e dopo la bonifica della Piana di Paestum, vennero piantati migliaia di eucalipti, ora del tutto scomparsi, che fungevano da frangivento contro il forte vento e le trombe d’aria. L’impianto intensivo di eucalipti, ha contribuito alla bonifica integrale della Piana di Paestum e successivamente al mantenimento e alla difesa dei terreni coltivabili dalle acque stagnanti. Ma oramai i tratti caratteristici della Piana di Paestum, piantati ad eucalipti, non esistono più, ad eccezione di alcuni lacerti, come quello che corre dalla Stazione di Paestum fin sopra alla rotonda di Cortigliano, che la Cooperativa Paestum di Spinazzo e il suo Presidente Orlando Mandetta, in un anelito di solitaria difesa dello storico paesaggio agrario della Chora Magno-Greca, tenta disperatamente di salvare.
Le cordigliere frangivento, simbolo della bonifica integrale, piantate dai bonificatori dell’Opera Nazionale Combattenti, a ridosso delle strade e dei canali, che percorrono le campagne di Paestum, e, definiscono i confini dei poderi agricoli, sono state tutte distrutte, bruciate, massacrate, spiantate.
I filari di eucalipto erano il tratto distintivo della Piana di Paestum.
Soprattutto nel periodo dell’infiorescenza, quando il vento spargeva il profumo balsamico per tutta la campagna. Una volta i filari di eucalipto regalavano un paesaggio agrario unico, il “marchio di bellezza del territorio”, ed una esperienza sonora ed olfattiva… ora rimane solo l’olezzo dei reflui zootecnici.
Rimane la puzza e non più il profumo di eucaliptolo delle candide infiorescenza, che una volta caratterizzava la nostra terra, battuta dalla brezza che si levava dal mare e leggera soffiava a lenire le fatiche dei coloni, fin sotto le dolci colline di Capaccio, lambendo la lussureggiante valle tra il Soprano e il Sottano, fino alla rupe di Trentinara.
In quel tempo, quando ancora i filari di eucalipti avevano diritto di cittadinanza a Paestum, il suono proveniente dalle fronde percorse dal vento, la melodia delle foglie danzanti e dei rami festosi, facevano compagnia alla silente campagna, e, si sentiva solo il crepitio delle foglie sparse sulla strada, al passaggio di una bicicletta montata da un giovin pulzella, dalle gambe affusolate e dai riccioli d’or.
Erano questi momenti di poesia bucolica. Patrimonio di coloro che ne apprezzano il senso. Sensazioni che solo la campagna di Paestum sapeva regalare.
Oggi la triste memoria degli eucalipti scomparsi, rende tutti più poveri e malinconici. Viceversa, per amore degli alberi, gli eucalipti dovrebbero essere considerati monumenti ambientali, culturali e storici di Paestum, così come recita la legge 10/2013, al pari dei Templi Dorici dell’Area Archeologica.
Gli eucalipti hanno contribuito a trasformare una palude in terra coltivabile.
I filari di eucalipti dovrebbero essere custoditi e preservati, proprio perché sono la testimonianza storica del nostro territorio, insieme ai poderi, ai fiumi, ai canali, alle idrovore, alle strade consortili e poderali, che ci permettono di vivere, lavorare o semplicemente attraversare la Piana. La Toscana protegge e tutela i filari di cipressi e ne fa un vanto mondiale per la promozione del turismo. Noi abbiamo distrutto i filari di eucalipto, fessi e felici della nostra stupidità manifesta ed ignoranza storica. Ripiantumare le fasce frangivento di eucalipti nei terreni bonificati della Piana di Paestum, sarebbe una cosa sana e giusta, ma per gli “scienziati” che ci governano non è una questione prioritaria. Il mito della bonifica e dei filari di eucalipti è stato cancellato dagli stessi poderisti. I primi nemici degli eucalipti, sono stati i coloni, assegnatari dei poderi della piana di Paestum. Sono stati loro a distruggerli, abbattendoli, incendiandoli, avvelenandone le radici con benzina e diserbanti. Gli eucalipti erano diventati un fastidio, alberi inutili che rubavano fasce di terreno coltivabile per i poderisti dell’interno e lembi di terreno edificabile per gli speculatori edili della costa. Uno scempio realizzato con il consenso della politica, delle istituzioni locali, delle istituzioni culturali e ambientali, avvinti, in un abbraccio mortale, con la tesi del “distruggi ed impera”, autorizzando e chiudendo gli occhi sulla distruzione del nostro patrimonio ambientale.
Solo Luigi Di Lascio non accettò la morte degli eucalipti, s’incatenò a quelli di via Elice Codiglione, si legò ai maestosi tronchi degli alberi sacri alla bonifica, nel disperato tentativo di salvarli. Oggi, purtroppo, gli eucalipti di Via Elice-Codiglione, ora Viale della Repubblica, sono stati quasi tutti abbattuti, in totale spregio dei vincoli ambientali- idrogeologici e della Legge 10/2013. Ma Paestum è in Italia, e, si sa quanto sia facile aggirare o ignorare i vincoli e la Legge in questo Paese, specialmente quando sono d’ostacolo al cemento. Così, paradossalmente contadini e speculatori si sono ritrovati dalla stessa parte della barricata, tutti contro gli eucalipti. Eppure i filari di eucalipti erano un elemento fondamentale per l’equilibrio ambientale dell’Agro-Pestano e per l’economia agri-turistica. La perdita dei filari frangivento ha permesso al vento di soffiare impetuoso, lo scirocco e il maestrale imperversano, nella piana, con estrema violenza dal mare alle colline, con danni alle produzioni agricole e agli edifici. Già nel 1939 Nallo Mazzocchi Alemanni, esperto di bonifica e noto a livello europeo come uno dei principali esperti della trasformazione del paesaggio rurale italiano, si era raccomandato di piantumare, nelle terre bonificate, una rete di frangivento. Nella Piana di Paestum furono piantumati filari di eucalipti lungo i canali di bonifica, le strade, i confini poderali. Furono piantumati tre tipi di frangivento.
Il primo, più importante, che correva parallelo al mare e piantumato lungo il canale Laura, il canale Lama Nuovo e il canale Varolato, che attraversavano tutta la Piana, dal Sele alla Lupata, fin sotto le mura di Paestum.
Il secondo correva lungo il tracciato delle strade perpendicolari al mare, come accadeva per via Elice-Codiglione, per via Ponte Marmoreo, per via la Pila, tre o quattro file su ogni lato, interrotte in corrispondenza delle corti delle case coloniche.
Il terzo filare a segnare i confini poderali. Ora vale la pena preservare quel poco che resta, dei filari di eucalipti, e, pensare di ripiantumarli dove sono stati distrutti? Certo che sì, sicuramente ne vale la pena, sia come memoria storica, sia come elemento di equilibrio ambientale e storico. Affinché ciò avvenga devono verificarsi due condizioni.
La prima è che la ripiantumazione, dei filari di eucalipti, fermi la cementificazione selvaggia che sta distruggendo la pianura. La seconda è che la ricomposizione del paesaggio agrario, realizzi l’antico rapporto tra Città e Campagna, tra Testo e Contesto, tra Paestum e la sua Chora.