I FATTI I due ordigni sono stati posizionati il primo lo scorso 2 febbraio davanti all’attività commerciale della famiglia dell’assessore alle politiche sociali Maria Teresa Cammarano e, il 5 febbraio ai danni della Dipogas 4G dove lavora il sindaco Enzo Bagini. Mentre le indagini sono ancora in corso e il sindaco in carica si è chiuso nel riserbo (“La mia linea è basso profilo e barra dritta”) dice a chi scrive, nel paese il giornalista albanellese di Report, Giorgio Mottola fornisce una serie di elementi di analisi e storie lunghe ormai oltre quarant’anni. Di questo periodo oltre la metà è stato sotto il dominio politico di Renato Josca, il primo cittadino sconfitto da Enzo Bagini. Bomba o non bomba Albanella non ci sta a tornare indietro. Contro di lui vanno subito i “negazionisti” locali, con le signore Mariasofia Gorrasi e Antonietta Cerruti in evidenza. A seguirle qualche altro nome, tutti innalzando il “pensiero forte” dei panni sporchi che si lavano in famiglia e della inopportunità di ricordare certe vicende locali seguite al soggiorno di Cutolo. Si trovò bene l’uomo di Ottaviano? Ci fu o no un seguito di omicidi e sparizioni dopo quella “pagina di storia”? Poi c’è chi arriva a dire che questi fatti sono da archivio.
BOMBE? SONO GOFFI TENTATIVI DI FURTO. Non è stata la prima di bomba, subito derubricata a goffo tentativo di un petardo fatto esplodere per coprire la fuga di ladri che si erano fatti scoprire mentre tentavano di coprire la loro fuga dalla tabaccheria a S.Nicola di proprietà dell’assessore alla cultura e politiche sociali, Maria Teresa Cammarano. Persona assai stimata, fresca sposa, psicologa di professione e dalle deleghe “deboli” nella giunta Bagini. Per questo diventava difficile credere che potesse essere oggetto di una pesante intimidazione così diretta per via della sua attività di amministratore comunale. Tre giorni dopo la “musica” è cambiata. Esplosione alle 3.30 nella frazione di Borgo San Cesare, ai danni di un’azienda che ha fra i soci l’attuale sindaco, Enzo Bagini. La bomba carta ha fatto deflagrare la centralina elettrica dell’azienda e creando ingenti danni agli impianti. Al vaglio degli inquirenti finiscono subito i filmati delle registrazioni dell’impianto di videosorveglianza collocati nei pressi dell’azienda. E non si perde tempo. Indaga la Direzione investigativa antimafia di Salerno sulla In questi giorni sono stati ascoltati il sindaco Enzo Bagini, l’assessore Maria Teresa Cammarano e stamattina il vicesindaco Giovanni Mazza. Chiaramente sulla vicenda c’è molto riserbo e gli inquirenti stanno indagando a 360 gradi senza trascurare nessun dettaglio. All’attenzione della Dia, guidata dal comandante Vincenzo Ferrara, ci sono tutti gli appalti comunali in atto. L’unica indiscrezione emersa è che si tratta di una vicenda grave e seria, sulla quale è necessaria una forte attenzione. I tre amministratori hanno risposto a tutte le domande sentiti per ore dalla Dia. I carabinieri nei giorni scorsi hanno effettuato degli accertamenti anche presso gli uffici comunali e, in particolare, l’ufficio tecnico comunale per la visione di atti legati agli appalti. Dalle indiscrezioni sarebbe emerso che gli amministratori non avrebbero subito delle intimidazioni. Saranno le indagini a fare luce sulla vicenda, che ha suscitato molto stupore e clamore nella comunità di Albanella dove, per la verità, ai fatti clamorosi sono abituati. Anche la conclusione della campagna elettorale dove Renato Josca, sindaco in carica e titolare – per via dei suoi familari – di un pezzo di storia del paese, era stato sconfitto dal suo tradizionale antagonista, il mite Enzo Bagini. L’ultimo tratto di quella competizione elettorale aveva visto protagonista, per la verità involontario, il suo ex vicesindaco, Pasquale Mirarchi. Anche allora ad agire la Direzione Investigativa Antimafia che trasse in arresto arrestato uno dei candidati sindaco, Pasquale Mirarchi, a lungo “numero due” di Josca. Gli hanno trovarono in casa una pistola. Non una pistola qualunque. Si trattava di un’arma con la matricola abrasa. Di quelle che solitamente vengono rinvenute nei covi dei camorristi o addosso a delinquenti comuni che hanno bisogno di nascondere le tracce dei propri delitti. Mirarchi è anche indagato per i suoi rapporti con esponenti del clan Marandino di Capaccio e qualche giorno fa è stato raggiunto da un avviso di conclusione indagini per estorsione. Nonostante la gravità delle accuse, tutte da provare nel dibattimento processo che seguirà, l’ex vice sindaco di Albanella non ha interrotto la sua campagna elettorale e alla fine riportando 891 voti pari al 21,94%. Un risultato non da poco vista la gravità delle accuse piombategli subito addosso. Giorgio Mottola, giornalista di Report, e albanellese chiosa: “ La brutalità del male e il silenzio dei giusti” e sul quotidiano “La Città” fornisce la sua analisi che parte dal maggio 1979 quando agirono carabinieri, con un’operazione spettacolare aria terra – inusuale a quei tempi “Albanella. Il comune in cui resistoni i cutoliani” è il titolo di un suo articolo che ancora oggi è possibile leggere sul sito di Rai Report ( http://www.rai.it/dl/Report/extra/ContentItem-35ee… ) e dove con dovizia di particolari viene descritta la “coda lunga” della storia dei fenomeni camorristici ad Albanella. Il giornalista racconta anche l’avventura dell’imprenditore immobiliare Tonino Polichetti, autore di una coraggiosa denuncia contro il Mirarchi.
LA NUOVA CAMORRA E’ tutta nuova ora la nostra camorra. Così ce la descrive il giornalista di Report: “ È una camorra nuova quella della Piana: entra nelle aziende con il commercialista al seguito, garantisce la propria liquidità tossica a chiunque ne abbia bisogno, non estorce ma compra all’asta, agisce ormai da giudice di pace nelle controversie dei cittadini…”. Magari ha cointeressenze in alcuni mezzi di informazione, mette una parola buona o cattiva per questo o corrispondente di foglietto quotidiano il nome di “quel” cantante neomelodico nella sagra. Il camorrista della porta accanto. Che ci tiene a offrirti il caffè al bar. Quello che è così sfrontato da “pretendere” tutto dagli amministratori comunali così come accadeva ai tempi d’oro di don Rafè sotto casa.