Una buona notizia è pur sempre una buona notizia! E quando mi è giunta, tramite mia madre Giuseppina, che don Domenico ha annunciato l’arrivo del vescovo, Ciro Miniero, a Piaggine previsto per domenica 16 febbraio per celebrare la messa domenicale alle 17:00, ho tirato un sospiro di sollievo.
Il pastore si ricongiunge con il suo gregge! E lo fa proprio nella chiesa di San Nicola che è stata per lungo tempo più un “campo di battaglia” che un luogo di preghiera.
Io stesso ho scritto più volte che solo la presenza del vescovo in paese avrebbe potuto porre fine ad un confronto aspro che ha logorato il rapporto di fiducia tra la curia e i fedeli.
Recuperare un minimo di rapporto tra il vescovo e parrocchiani è un punto di partenza sul quale ricostruire un “Cristiano” comune sentire.
Sarebbe un grosso errore da parte dei Piagginesi non accogliere il vescovo in atteggiamento di ascolto con spirito aperto al dialogo.
Sarebbe altrettanto errato immaginare che il “pastore” diventi “agnello”.
Sarebbe un’offesa all’intelligenza ostentare un atteggiamento rivendicativo o, peggio ancora, di scontro.
Se l’incontro in chiesa sarà incanalato sui binari della liturgia, che mai come in questo caso, può aiutare, allora sia la protesta sia la venuta potranno dare il via alla soluzione di ogni problema risolvibile rispettando i ruoli e le aspettative di ognuno.
Infatti, la liturgia offre molte occasioni per far riflettere e aiutare a convincere i protagonisti a fare passi nella direzione giusta:
Prima c’è la liturgia della parola a cominciare dal riconoscimento dei propri peccati che possiamo, nel nostro caso, anche chiamare errori.
Poi c’è la lettura di brani biblici e di un passo del Vangelo. La scelta potrebbe non essere casuale.
A seguire, c’è l’offertorio durante il quale ognuno potrebbe mettere nel cesto delle offerte una fetta del suo orgoglio che per alcuni si è tradotto in rancore.
L’Eucarestia potrebbe ricordare che Cristo ha perfino perdonato i suoi carnefici agli animi più accesi che sono ancora risentiti per gli eventi che hanno scosso la comunità dal mese di settembre in poi.
Anche il “Padre nostro” accompagna tenendo per mano chi vuole essere “ricondotto” nel solco della concordia.
Come se non bastasse, il celebrante invita tutti a scambiarsi un gesto di pace prima di invitare tutti alla “Comunione” che precede L’”andate in pace” e la benedizione.
È impossibile prevedere come andrà a finire la serata di domenica.
Invece, è semplice capire cosa c’è in gioco!
La posta è la possibilità stessa di poter in cammino verso il futuro la comunità “chiainara” in modo unitario evitando all’intero paese che la diversità di vedute si trasformi in una faida che, come spesso accade alle nostre latitudini, tracimerà in ogni dove nella vita sociale del paese.
Già rammendare gli strappi non è semplice, ma se si perde questa occasione che potrebbe essere utile ad evitare che se producano altri allora tutti quelli che sono intervenuti sull’argomento sia da protagonisti sia da cronisti o da osservatori esterni saranno colpevolmente complici del disastro che ne deriverà.