Si è intuìto, in questi giorni, quanto sia deprecabile un eventuale “arricchimento” dell’Uranio. Perché l’Uranio “impoverito” è più sicuro? Quali insidiosi effetti sortirebbe l’Uranio “ricco”? L’uccisione del generale iraniano Soleimani in seguito all’attacco militare USA, ha provocato la bellicosa intenzione dell’Iran di intensificare la percentuale di Uranio arricchito, attualmente utilizzato quale combustibile dei reattori nucleari, ma che potenzialmente potrebbe essere impiegato per le armi nucleari. Relativamente al nostro territorio ed alle condizioni di sicurezza nazionale, esistono innegabili rischi di azioni terroristiche legate alla presenza di basi militari statunitensi (a Vicenza e Sigonella) e correlate all’appoggio fornito agli americani; il cui esercito ha attuato una operazione priva di qualunque preventivato accordo con la comunità internazionale. Il governo iraniano ha risposto che rinuncerà ad accordi nucleari stipulati nel 2015 – con gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Germania, la Francia, la Cina e la Russia – concernenti la produzione di energia nucleare per esclusivi scopi pacifici di soddisfacimento di fabbisogno energetico; dunque, prospetta il preoccupante sfondo della produzione di armi nucleari. La raccapricciante idea d’uno scontro militare tra iraniani ed americani, qualora si concretizzasse, potrebbe rivelarsi fatale per il futuro destino dell’intera umanità. Il portavoce della Organizzazione Iraniana per l’Energia Atomica, ha prospettato l’evenienza di due incrementi: il superamento del limite normativo (300 chilogrammi) di riserve d’Uranio arricchito; l’incremento del livello di arricchimento, oltrepassando la soglia attuale del 3,67 per cento, innalzandola alla quota del 20 per cento. Quando nel 2015 fu firmata l’intesa, venne stabilito un interscambio: l’annullamento di alcune sanzioni internazionali imposte sulla economia iraniana, a fronte della riduzione, di circa due terzi, del numero di centrifughe iraniane, con l’altrettanto importante integrazione della rinuncia dello Stato asiatico all’arricchimento dell’Uranio; in sostanza, di tali due parametri (centrifughe e arricchimento) indispensabili per la costruzione della bomba nucleare, ne veniva ridotto il livello di pericolosità. L’impalcato dell’accordo, rimasto stabile per tre anni, è crollato nel maggio 2018, quando Donald Trump decise il distacco degli Stati Uniti dall’intesa. Adesso entriamo nello specifico discorso scientifico, illustrando il processo di arricchimento del metallo radioattivo Uranio. Inizialmente, l’Uranio viene estratto da cave o miniere; non esiste nella sua forma naturale, ma è combinato con altre sostanze, questo minerale grezzo contiene solo lo 0,3% di Uranio, che viene separato da altri elementi minerali, ciò che rimane è l’ossido di Uranio. Quest’ultimo composto viene trasformato in un composto gassoso, l’esafluoro di Uranio; onde essere arricchito e trasformato in combustibile, l’esafluoruro di Uranio viene trattato in idonee centrifughe nucleari, ossia il gas è sottoposto a rotazione ad elevate velocità. Accade che gli atomi di Uranio più pesanti (U-238) si concentrano sulla parte superiore della centrifuga, mentre i più leggeri (U-235) si dispongono al centro; in tale zona centrale, il gas recuperato viene inviato ad una nuova centrifuga, che ripete il processo in successione, con tale sequenza risulta aumentato il grado di concentrazione di Uranio. È da tener presente che per alimentare un reattore nucleare impiegato in una centrale nucleare, è necessario un tasso, d’arricchimento dell’Uranio, compreso tra il 3% e il 5%, mentre la costruzione di una bomba atomica richiede che il metallo sia arricchito almeno al 90%. Sono stati sviluppati diversi processi di arricchimento dell’Uranio, tra i quali spiccano la diffusione del gas, il getto centrifugo (su scala industriale) e un processo laser (nella fase di ricerca), tutte caratterizzate dall’aspetto dell’esser tecnologie alquanto sofisticate. In sintesi, il processo di arricchimento prevede la raccolta dell’Uranio naturale – contenente lo 0,7% di U-235 ed il 99,3% di U-238 poi le successive fasi tendono alla rimozione d’una quantità di U-238, per aumentare la concentrazione di U-235. Dopo la prima guerra del Golfo (agosto 1990-febbraio 1991), l’impiego di armi radioattive causò, in quelle zone martoriate, un sensibile aumento del numero dei casi di cancro, di anomalie tiroidee e difetti riscontrati nella nascita dei bambini. Le munizioni all’Uranio vennero utilizzate in grandi quantità durante la guerra in Afghanistan (1979-1989), esistono prove d’un alto livello di avvelenamento radioattivo nei tessuti della popolazione locale. La consistente produzione di armi nucleari avviene in Francia, Cina, Pakistan, Russia, Regno Unito e Stati Uniti. Le prime due centrali nucleari furono edificate nell’URSS e in Gran Bretagna, presentavano l’inconveniente della antieconomicità, pertanto vennero mantenute in esercizio allo scopo di fabbricazione a scopo bellico del Plutonio. Quando Enrico Fermi nel 1942 dimostrò la possibilità d’attuare la reazione a catena, negli Stati Uniti si progettarono reattori per la produzione del Plutonio, indispensabile per la fabbricazione di bombe atomiche.
L’avvento della costruzione di centrali nucleari per utilizzo energetico pacifico si verificò nel 1960, quando, in termini di costo dell’energia elettrica, divennero competitive con le centrali utilizzanti fonti tradizionali quali carbone e petrolio. Intorno agli anni ’80, il 30 % dell’energia elettrica prodotta in Europa, ed il 50% dell’elettricità statunitense, venivano fornite da centrali nucleari. La scienza nucleare, oltre che causare malattie e morte, è in grado di fornire all’uomo straordinari servizi, consentire una estesa ricerca scientifica, curare il cancro mediante radiazioni di Cobalto 60, può essere sfruttata quale sistema propulsore tanto per il naviglio di superficie quanto per i sottomarini, il suo utilizzo implica un minor costo dell’energia elettrica. Una mia rappresentazione degli sconvolgenti, irreversibili effetti prodotti dalle radiazioni nucleari della bomba atomica, completa il presente scritto.