È una splendida giornata d’inverno per fare una passeggiata al mare, al mare di Paestum tra spiaggia e pineta.
Arrivati a mare, all’orizzonte ci accoglie uno splendido mare, turbolento, spumeggiante dai colori intensi tra l’azzurro, il verde e il grigio. Si va verso nord, direzione foce Sele costeggiando un po’ la spiaggia e un po’ la pineta…
Mi ritrovo ancora una volta a fare i conti con il degrado e l’abbandono in cui versa quella che in passato è stata una “splendida pineta”. Gli alberi sembrano reggersi a vicenda in attesa di collassare al suolo. Quanto prima succederà per colpa del vento e della pioggia. Di essa continua a vivere solo la punta dei pini marittimi che lungo la costa hanno fatto la storia. Furono piantati come frangivento per proteggere dalla salsedine le aree della pianura retrostante coltivate.
Per troppi anni, purtroppo, la pineta non ha ricevuto manutenzione e la vicinanza degli alberi, crescendo, ha tolto loro lo spazio vitale che, in mancanza del quale, li sta portando alla morte. Guardando i pini in prima linea di fronte al mare si capisce che, impotenti, si sono arresi e tronchi rinsecchiti rivolti al cielo sembrano chiedere aiuto. I rami secchi sono arrivati fin sulla spiaggia, mentre all’interno della pineta è un continuo calpestare di rami morti, aghi e pigne vuote. Mi faccio portavoce del loro grido di aiuto: “fate qualcosa, ridateci linfa, rimpiazzateci… Sono venti anni che non fate pulizia dei nostri rami secchi, e poi c’è l’incuria dei turisti che ai nostri piedi lasciano di tutto come ruote di automobili, plastica, resti alimentari, scarti di ogni tipo…”
Anche le ultime mareggiate hanno contribuito ad affollare di sporco la costa e grossi alberi sono stati lasciati sulla riva del mare con tutta l’altra spazzatura. Spezziamo, però, una lancia a favore di chi in questo momento governa la città di Capaccio Paestum. Infatti, ad un certo punto abbiamo incontrato un gruppo di operai che stavano liberando la spiaggia e avevano già raccolto rifiuti di ogni genere in sacchi di spazzatura. Per dirla tutta però non basta pulire, raccogliere e risistemare se poi non c’è la volontà diffusa da parte di tutti nel portarsi dietro il sacchetto con i resti di ciò che si è consumato e di non depositarlo lì dove capita. Anche perché oggi vengono a prendere la spazzatura a casa nostra tutti i giorni e allora, basta poco, per dare un segno di civiltà anche noi cittadini.
Arrivati alla foce del fiume Sele i campeggi che lì sono stati autorizzati ad accogliere i turisti ci presentano uno spettacolo stravolgente: tutto ciò che era stato messo a protezione di roulotte e casette di legno non esiste più e il mare, fin dove riuscito a spingersi, ha portato soltanto distruzione. Mi tornano in mente i tempi in cui anche noi facevamo campeggio, tra gli anni 80 e i primi anni degli anni 90. Eravamo al camping Hera Argiva, un campeggio proprio sulla spiaggia, dove i miei figli sono cresciuti e dove ogni anno facevamo vacanza per più di due mesi. Allora tutto era semplice, tutto era natura e non si temeva assolutamente che essa si potesse rivoltare contro. Mi è venuto in mente il bello di quegli alberi che regalavano frescura, protezione e vita: raccoglievamo pinoli, pigne, fiori secchi e i ragazzi amavano correre tra essi, nascondersi, rincorrersi, arrampicarcisi sopra. Adesso non è più così la natura si sta riprendendo tutto ciò che noi abbiamo distrutto, essa non guarda in faccia a nessuno, è forte e potente e non fa sconti. Gli alberi non reggono più lo stress, il mare è stanco di ricevere plastica, le coste sono stufe di vedere costruzioni ovunque ed ecco che succede ciò non dovrebbe succedere. È ora di darsi una mossa, è ora di prendere in mano la situazione e come l’uomo ha distrutto così l’uomo deve porre rimedio. Chi ha la responsabilità di agire intervenga per riqualificare la pineta prima che crolli definitivamente al suolo. Si ridia alla terra lo spazio verde necessario perché è vita e senza di esso non possiamo sopravvivere, piantiamo nuovi alberi, diamo nuova linfa. A foce Sele, dopo esserci fermati a rifocillarci mangiando un panino e bevendo una bibita, ascoltiamo la voce del mare urlante sotto i grossi massi messi a protezione. Torniamo indietro rifacendo il percorso per buona parte in pineta e l’aria che si respira è ricca di essenze aromatiche e quel profumo inebriante, naturale e salutare penetra nelle narici e ci regala benessere.