“Ho scelto Francesca Sofia Novello, fidanzata di Valentino Rossi, non solo perché è bellissima (ripetuto come un mantra per tre o quattro volte, quasi ossessivamente come se noi spettatori non fossimo dotati del senso della vista) ma – udite, udite – per la sua grande capacità di stare dietro a un grande uomo rimanendo un passo indietro”.
Signori, avete sentito bene: un passo indietro. Italia, 2019. E a nulla valgono gli stridori delle arrampicate sugli specchi di chi spaccia l’infelice intervento di Amadeus come un tentativo di elogiare la discrezione della Novello nel non voler apparire e stare all’ombra del suo uomo. Ogni volta che vi è una polemica, vi è anche la sua contro-lettura; sarebbe arrivata, lo sapevamo.
Ma a conti fatti, l’imbarazzante discorso rimane. Sì, un passo indietro.
Eccolo lì Amadeus, naso aquilino e occhietto spiritato. Il suo ghigno ricorda un po’ quei cartoni che trasmettevano su TeleColore, e la sua parlantina fa pensare a certi venditori di aspirapolvere che ti tengono sul pianerottolo per venti minuti, mentre tu cerchi di pensare alla scusa migliore per defilarti in grande stile. Capitemi, io di solito quando sento il nome Amadeus penso al film su Mozart e all’aria della Regina della Notte, mentre invece qui stiamo parlando del prossimo conduttore di Sanremo. Io però scommetto che un Amadeus lo avete incontrato tutte, anche se forse si chiamava Pasquale, Piergiorgio o Gregorio Magno. Forse Amadeus era quel ragazzo che vi ha detto “non sei tu, sono io” invitandovi a ridimensionarvi perché il vostro “troppo” risultava alquanto ingombrante, o quel tizio che divideva le donne in “belle e stupide” o “bruttine e intelligenti”. Forse l’Amadeus delle vostre vite era quello che vi ha detto che non potete leggere Flaubert e Hugo e allo stesso tempo farvi una foto col rossetto rosso o con le calze velate, perché una coscia non può coesistere con la letteratura. Stiamo scherzando? Se sei una donna “studiata”, devi abdicare dalla tua femminilità. Per diritto divino, hic et nunc. E non esistono repliche. O sei bella, o sei intelligente: adesso scegli! Aut aut. Questi due aggettivi non possono abitare nella stessa frase, lo impedisce la nuova sintassi del signor Amadeus. Se sei bella, devi fare la bella. Devi stare un passo indietro, annuire, sorridere come certe matrioske poggiate sul focolare; e se riesci anche a diventare il perfetto contraltare del tuo uomo, il suo riflesso speculare, ti premiamo anche! Ti portiamo all’Ariston. Per gli Amadeus è molto più facile dividere l’universo femminile in cassetti e scompartimenti e ragionare servendosi di una logica manichea: una donna capace di eccellere negli studi e nella vita non può essere la stessa donna che si fa un selfie con un vestitino corto, perché quello lo fanno solo le ragazze “superficiali che non rispettano il proprio corpo”, e un uomo quelle “leggere” non le vede di buon occhio -salvo poi sbavarci in privato, perché certi peccati sì, ma non pubblicamente! La verità è che una donna capace di indossare un body di pizzo (piacendosi) e poi parlarti dei classici della letteratura latina o norvegese fa più paura di un Demogorgone. Più di una Medusa. Più delle Erinni. Perché distrugge l’ultimo disperato baluardo degli Amadeus disseminati in lungo e in largo, e che forse incontreremo ancora. E allora categorizziamo, va. Se sei bella, io ti apprezzo, evidenzio la tua gradevolezza ma anche il tuo essere remissiva e non minacciosa per il tuo uomo. Di solito questi Amadeus cercano di infiocchettare tutto questo, usando trucchi per depistarci tutte: il trucco segreto è la condivisione dello stato strappalacrime in occasione della violenza sulle donne, per apparire empatici, sensibili e di buon cuore. Quando sentite un “le donne non si pikkiano!!! vanno toccate solo con un fiore!!!!!!”, prenotate un Ryanair e fuggite a Timbuktu. Perché non siamo panda da WWF, non siamo bestiole da mettere in borsa e da accarezzare come il chihuahua di Paris Hilton. Dovremmo ricordarcelo. Per tutte le volte che glielo abbiamo permesso, per tutte le volte che li abbiamo lasciati fare. Per tutte le volte che ci siamo credute felici, con un Amadeus accanto.