Pietro Troccoli è uno dei componenti l’equipaggio di tre patrioti del “Leone si Caprera”, la piccola barca a vela lunga meno di 10 metri con la quale, nel 1869, attraversano l’Oceano Atlantico per venire in Italia da Montevideo e incontrare Giuseppe Garibaldi. All’eroe dei “Due mondi” vogliono consegnare la spada della vittoria con la quale avrebbe dovuto riprendere la sua lotta in Italia e completare Risorgimento e l’unità d’Italia.
Nel 1879 Vincenzo Fondacaro, di Bagnara Calabra, dopo aver lavorato fin dall’età di 17 anni come comandante per la Marina Mercantile inglese, approdò in Uruguay con l’intenzione di vedere se la guerra tra il Chile e il Perù portasse ‘il pregio di esporre la vita’. Rendendosi conto che sarebbe stato un vendersi la pelle per denaro senza nessuna gloria, tornò alla sua vecchia idea di costruire un battello che gli desse la possibilità di celebrare l’orgoglio e le capacità dei marinai italiani messe in dubbio dai membri delle Marine internazionali dopo la battaglia di Lissa.
Le caratteristiche di costruzione e armamento fanno del Leone di Caprera un esemplare unico: si tratta di un’imbarcazione da diporto a vela, del tipo baleniera.
Così descrive l’imbarcazione Vincenzo Fondacaro, il capo della spedizione, sul Diario di bordo : « È costruito in legno di cannella, algarrobo, noce, pino bianco d’America; la coperta è a doghe larghe un pollice e mezzo, alternate fra noce e pino, tutto inchiodato e foderato in rame, ed ornato in bronzo: insomma è fatto artisticamente col disegno di darlo a qualche museo navale d’Italia e non già per uso di mare. All’interno sono presenti due cilindri di rame sigillati, destinati a fungere da ausili al galleggiamento, in caso cedimenti del fasciame. Le dimensioni sono: 9 metri di lunghezza per 2,30 di larghezza, puntale di 110 centimetri circa. L’altezza di costruzione a prua è di circa 160 centimetri».
Si tratta di Un’imbarcazione da primato e a renderla famosa è proprio l’impresa navigatoria della traversata atlantica dall’Uruguay all’Italia nel 1880 effettuata con tre uomini di equipaggio. Si tratta di un vero primato della marineria, per una imbarcazione di quelle dimensioni.
La traversata, iniziata da Montevideo il 3 ottobre 1880, raggiunse prima Las Palmas il 9 gennaio 1881, poi Gibilterra il 23 gennaio, per concludersi a Livorno il 9 giugno 1881.
La goletta fu costruita tra numerose difficoltà, con finanziamenti di immigrati italiani in Uruguay ed Argentina per iniziativa di Vincenzo Fondacaro, originario di Bagnara Calabra (RC), di Orlando Grassoni, di Ancona, e di Pietro Troccoli di Marina di Camerota (SA).
I tre intraprendenti marinai, risolti gli ultimi problemi di approvvigionamento, il 3 ottobre 1880, risoluti e pronti a tutto i tre italiani salparono da Montevideo e, tra la diffidenza e lo scetticismo generali, fecero rotta verso l’Atlantico, lasciandosi alle spalle le onte subite in massima parte dai loro connazionali.
La forgia di quella barca, pensata e costruita per sostenere ogni burrasca, era talmente perfetta da stupire anche i più titolati skipper di oggi.
Durante il viaggio, il comandante Fondacaro condusse esperimenti sull’utilizzo dell’olio per placare le onde del mare in burrasca e arrivò a ritenerlo fattore indispensabile per un’imbarcazione di piccole dimensioni in navigazione d’altura.
Dopo cento giorni passati in mezzo all’Oceano, combattendo il disagio col suono di un’ armonica, il 9 gennaio 1881 i nostri 3 connazionali giunsero atterrarono a Las Palmas, dove ricevettero i primi onori. Fecero poi rotta su Gibilterra e Malaga e il 9 giugno 1881 il Leone di Caprera fece il suo ingresso nel porto di Livorno. La sorprendente traversata atlantica condotta dai tre eroi che avevano navigato con in tasca solo la forza dei loro ideali e il loro coraggio, grazie alla loro caparbietà ebbe così felice compimento e il Leone di Caprera conquistò un grande primato nella nostra marineria nazionale.
Il Comandante Fondacaro e i suoi uomini veleggiarono nell’eterno mistero del Mare speranzosi di raggiungere a Caprera Giuseppe Garibaldi e di essere abbracciati da un’Italia che doveva accoglierli come concittadini e come esempio di valore marinaresco, ma le loro speranze e i loro sogni furono disillusi.
L’Italia di allora, sorda al valore di questa impresa, costrinse i tre, caduti in disgrazia, a riprendere la via dell’emigrazione. Vincenzo Fondacaro, inconsolabile comandante, morì nel 1893 nel ventre del Mare, Orlando Grassoni si spense nel 1901, Pietro Troccoli chiuse i suoi occhi a Montevideo nel 1939, narrando ancora del suo straordinario viaggio.
La piccola baleniera peregrinò via terra in vari luoghi di “ricovero” facendo fatica a trovare una degna collocazione.
Ma l’imbarcazione non sfuggì al destino preconizzatole dal suo comandante e ideatore, infatti la goletta fu ormeggiata nel laghetto della Villa Reale di Monza.
Tutt’oggi è proprietà del Comune di Milano – Museo del Risorgimento – Civiche raccolte storiche – ed è stata esposta, per un certo periodo, nel giardino del Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci.
Il “Leone di Caprera è stata anche temporaneamente ospitata nell’allestimento museale ricavato dalla Grotta di Lentiscelle, all’interno del Comune di Camerota, il paese di origine di Pietro Troccoli.
Dopo il restauro dal 2007 al 2009 ha rappresentato la manifestazione più patriottica nella ricorrenza del 150° anniversario dell’unità d’Italia ai piedi della statua di Giuseppe Garibaldi in Milano. Attualmente è a Milano, al Museo della Scienza e della Tecnica, ma per i concittadini di Pietro Troccoli il Leone di Caprera è un simbolo del paese e da anni chiede che venga riportato a Marina di Camerota.
LA SCHEDA
L’equipaggio che compì la traversata era composto dai tre promotori:
Vincenzo Fondacaro (Bagnara Calabra (RC) 1844 – Oceano Atlantico 1893)
Emigrato in Inghilterra, aveva lavorato su navi mercantili, subendo, nel 1864, un naufragio.
Negli anni successivi iniziò a progettare una traversata dell’oceano. Divenuto nel 1876 capitano della marina mercantile inglese, nel 1880 compì la traversata sul “Leone di Caprera”.
Il 30 maggio 1893 salpò da Buenos Aires per un’altra sfida che si sarebbe rivelata senza ritorno: nel mese di ottobre, infatti, il governo argentino ne annunciava la scomparsa in mare.
• Orlando Grassoni (Ancona, 1844 – Genova, 1901).
Marinaio con il padre, nel 1860 tentò di arruolarsi clandestinamente nelle camicie rosse di Garibaldi.
Navigò in America, Australia ed Asia, subendo diversi naufragi.
Nel 1874 conobbe Vincenzo Fondacaro partecipando, nel 1880, alla traversata dell’Atlantico sul “Leone di Caprera”. Costretto in seguito all’emigrazione, morì a Genova nel 1901.
• Pietro Troccoli (Marina di Camerota (SA) 1852 – Montevideo 1939).
Era emigrato giovanissimo in Uruguay.
Lavorando nei cantieri navali di Montevideo, vi conobbe Fondacaro, con il quale partecipò alla costruzione del “Leone di Caprera”.
Al termine della traversata si recò a Caprera per consegnare a Garibaldi l’album con le firme degli italiani emigrati in Uruguay ed Argentina.
Si stabilì quindi in Uruguay, dove si sposò ed ebbe nove figli.
Morì a Montevideo nel 1939.