Che l’ospedale di Agropoli fosse il tallone d’Achille per i deluchiani del cilento, era risaputo. Ma che De Luca in persona temesse le ragioni e gli argomenti del corteo che lo aspettava ad Agropoli tanto da disertare la cerimonia di apertura della nuova caserma della Guardia di Finanza, vuol dire solo una cosa: che la questione è talmente difficile da raccontare, a maggior ragione con l’avvicendarsi delle prossime elezioni regionali, da giustificare tale assenza ad una cerimonia ufficiale nel territorio dove i due sindaci, Adamo Coppola e Franco Alfieri, dei due comuni più importanti del distretto sono di stretta fedeltà deluchiana.
Al corteo non c’erano i black bloc e nemmeno gli anarchici. C’era un gruppo di persone, tra cui i consiglieri di minoranza del comune di Agropoli, che hanno a cuore la salute e la vita di tutti i cittadini e volevano manifestare la propria indignazione al governatore della propria regione. Fosse anche per ragioni politiche, la loro unica colpa, paradossalmente, è stata quella di credere alla lettera ciò che De Luca stesso promise nel maggio del 2017 ad Agropoli in occasione della riapertura del pronto soccorso “Apriremo la struttura, ci sarà un piano ospedaliero territoriale. Cominceremo da Agropoli a organizzare un modello di sanità civile da paese civile”
Una promessa che ha avuto 3 anni di tempo per essere mantenuta dal governatore. Nel frattempo i disagi per la chiusura dell’ospedale erano all’ordine del giorno, il disservizio, a pioggia, colpiva tutti cittadini e i decessi legati alla logistica del trasporto per i casi più gravi, aumentavano sempre di più. Forse in mezzo a quel gruppo di persone c’era qualcuno che ha toccato con mano cosa vuol dire avere un ospedale chiuso a due passi dalla propria casa. E magari c’era persino qualcuno che a De Luca lo ha anche votato. Per questo le posizioni dei sindaci di Capaccio Paestum e di Agropoli stonano tanto, forse troppo. Franco Alfieri dichiara ai microfoni di Cilento Channel “Siamo circondati da un frastuono di persone che stanno facendo del male alla comunità. Fanno male alla città e la fanno apparire per quella che non è. Oggi hanno rovinato una bella giornata. Per colpa di persone che nulla hanno a che fare con il popolo, non è stato possibile celebrare questo momento con tutte le autorità istituzionali. Il popolo sceglie quando si vota”
Al corteo, seppur le ragioni riguardassero molti comuni del distretto, poche personalità politiche vi hanno partecipato. Anche tra chi c’aveva la rara occasione di sventolare una valida ragione di dissenso alla classe dirigente locale. Ma ai presenti va riconosciuto il coraggio di chi ha agito nell’interesse di tutti per dar voce ad un popolo che comunque c’è e che decide in autonomia quando e perché scendere in piazza ripudiando e ribaltando ciò che Rousseau pensava del popolo inglese “Il popolo ritiene di esser libero: si sbaglia di molto; lo è soltanto durante l’elezione dei membri del parlamento. Appena questi sono eletti, esso è schiavo, non è nulla. Nei brevi momenti della sua libertà, l’uso che ne fa giustifica davvero che esso è perda”