Io e Bartolo abbiamo risalito la SS 166 per andare a condividere con la cittadinanza di Roccadaspide di cui facciamo parte un momento di incontro collettivo che il comune in cui viviamo e siamo residenti si ripete ogni anno da più di 20 anni: il concerto di capodanno.
L’appuntamento è per le ore 21:00 e, come spesso non succede, alla 9:15, senza troppi fronzoli e orpelli iniziali si abbassano le luci e il maestro Franco Vigorito fa il suo ingresso sulla scena dell’aula consiliare, alza la bacchetta, fissa negli occhi gli orchestrali e da il via alla serata.
Sono una ventina i componenti dell’orchestra tra tutti Vigorito presenterà il primo violino, Quentin Capozzoli, della Real Orchestra di Napoli proveniente dalla Francia ma originario di Aquara e Valle dell’Angelo.
Il soprano Elena Memoli e il tenore Marco Ferrante completano l’organico che si alternerà nell’interpretazione dei brani e delle musiche in programma.
Sul biglietto che Carmine Mancoletti è incaricato di distribuire all’ingresso è dettagliato l’ordine di esecuzione che prevede:
il Barbiere si Siviglia di G. Rossini, L’inverno di A. Vivaldi, Carmen di G. Bizet, O mio babbino caro di G. Puccini, La Traviata di G. Verdi, E lucean le stelle di G. Puccini, Granada di A. Lara e Intermezzo della Cavalleria rusticana di P. Mascagni.
A completare il programma una breve Antologia della canzone napoletana.
La sala è gremita e i ritardatari devono assistere allo spettacolo in piedi.
I brani si susseguono senza soluzione di continuità e le entrate e le uscite dalla scena della soprano e del tenore sono sottolineate da applausi di apprezzamento che non distraggono il pubblico dal mantenimento della concentrazione.
Al momento giusto, Vigorito chiama sul palco il sindaco Gabriele Iuliano per portare il saluto ai presenti.
Iuliano vola alto richiamando nel suo indirizzo di saluto il discorso del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha invitato gli Italiani a non scoraggiarsi di fronte ai problemi che affliggono la vita economica e sociale dell’Italia e del mondo ma ha mantenere forte lo spirito costruttivo che ha sempre caratterizzato il popolo italiano dal dopo guerra ad oggi.
Lo stesso spirito che ci ha fatto vincere tutte le sfide economiche, politiche e sociali.
Il sindaco augura alla comunità rocchese di saper essere unita e solidale.
Alla fine della serata sono in tanti a fermarsi sul piazzale libero da automobili per approfittare della bella serata che, per quanto fredda, invita a salutare, scambiare pareri, formulare auguri a chi non si ha avuto l’opportunità vedere di persona durante le festività appena trascorse.
Riscendendo verso Fonte, anche noi, che di solito facciamo “fatica” a prendere parte attiva alla vita della comunità di cui facciamo parte a pieno titolo, ci sentiamo soddisfatti di ave potuto godere di buona musica stando in mezzo a persone che fanno parte della nostra esistenza e, per questo sono parte di noi.